Il Giornale, quotidiano di famiglia Berlusconi (critico a priori nei confronti del nuovo governo), non ha perso l’occasione per puntare il dito sul nuovo esecutivo firmato Monti puntando il dito su quelli che dovrebbero essere gli stipendi dei neo ministri (link dell’articolo).
L’accusa porta in banco una legge, firmata “guarda caso” dal governo Prodi, che aumenterebbe gli stipendi dei ministri tecnici, superiori a quelli dei ministri politici:
Grazie a una legge del 1997 firmata dal Professor Prodi, i nuovi titolari dei dicasteri – in cambio della mancata indennità parlamentare – metteranno in saccoccia 132mila euro lordi annui. Insomma, come spiega lo stesso Bechis, “il governo tecnico snello costerà 4,8 milioni di stipendi”, mentre “il governo uscente costava 2,9 milioni”. Se questo è l’inizio non siamo certo messi male.
Scandalo! Tuttavia c’è qualcosa che non mi quadra.
La legge citata da Il Giornale risale al 1997, ma leggendo un articolo del 2004 del Corriere della Sera vengo a scoprire che lo stipendio dei ministri tecnici era stato ridotto di circa 4000 euro mensili (link dell’articolo). Ecco cosa riporta l’articolo del Corriere della Sera:
Quasi mezzo stipendio in meno. E dicono pure che i ministri tecnici sono dei privilegiati perché hanno gli onori e non pagano lo scotto delle urne. Spiegatelo a Pietro Lunardi, Girolamo Sirchia o Letizia Moratti, che da mesi non riceverebbero più i 4 mila euro «variabili» della loro indennità mensile, equiparata per legge a quella dei parlamentari eletti ma, nel loro caso, ferma a 5.522,30 euro netti.
Un’operazione lodevole, avviata o dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco (in sostituzione di Tremonti) o da quello della Funzione Pubblica Luigi Mazzella, entrambi ministri tecnici del precedente governo Berlusconi.
Mettiamo, comunque, il caso che Il Giornale avesse ragione e che le spese del nuovo esecutivo siano il doppio di quelle del governo uscente. E’ troppo facile, e prematuro, puntare il dito su un governo che ha appena giurato sulla Costituzione e che per abbattere i costi della politica, come promesso da Monti, dovrebbe far passare una legge attraverso i due rami del Parlamento e farla approvare. C’è stato il tempo? No. E’ come dire ad un bambino appena nato di leggerci senza errori la Divina Commedia di Dante.
Vorrei fare, però, un ultimo commento su quanto scrive Il Giornale:
Come se non bastasse l’ingresso in politica dell’economista della Bocconi garantirà a 350 parlamentari di prima nomina e ad altri 264 veterani un vitalizio mica da ridere. I primi raggiungeranno la cifra di 2.412 euro al mese al compimento del 65esimo anno di età con un costo aggiuntivo per le casse dello Stato di oltre 172 milioni di euro. Grazie a SuperMario i parlamentari eletti nel 2006 e rinominati due anni dopo, invece, andranno invece in pensione a 60 anni con 4.202 euro al mese. Una spesa di oltre 465 milioni di euro.
Questa mi sembra proprio una grossa presa in giro da parte di Il Giornale, che la definisce “una grande abbuffata“. Se fosse rimasto Berlusconi, e fosse durato fino al 2013, sarebbe accaduta la stessa cosa. Ora però la colpa la devono dare a Monti, che ha appena iniziato a governare, e non su chi per anni ha governato il Paese e non ha fatto alcuna riforma per tagliare certi privilegi.
Se vogliamo dirla tutta, Il Giornale dovrebbe puntare il dito su un altro tema: quello dei rimborsi ai ministri e sottosegretari approvati dalla circolare numero 150 del l’11 ottobre 2011 diramata dal Ministero dell’Economia. Lo riporta, invece, Il Fatto Quotidiano (Link dell’articolo):
Il decreto legge 78 del 2010, che conteneva misure di “stabilizzazione finanziaria”, prevedeva che dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 le retribuzioni dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni superiori a 90.000 euro lordi annui fossero ridotti del 5 per cento per la parte oltre il “tetto”, e del 10 per cento per la parte superiore ai 150 mila euro.
La riduzione è quindi entrata in vigore e ha pesato sugli stipendi degli statali dall’inizio dell’anno a oggi, ministri, viceministri e sottosegretari compresi. Ma ora, rivela Italia Oggi, la circolare numero 150 del l’11 ottobre 2011, diramata dalla direzione centrale dei sistemi informativi e dell’innovazione del Ministero dell’economia, spiega che chi siede al governo “ricopre una carica politica e non è titolare di un rapporto di lavoro dipendente”. Quindi a ministri e sottosegretari va restituito tutto quello che il fisco ha trattenuto quest’anno. Il rimborso arriverà a stretto giro di posta: “Sulla mensilità di novembre 2011”, promette la circolare, “si darà corso al rimborso di quanto trattenuto”.
Per quanto riguarda il tema “Costi della politica”, spero vivamente che Monti mantenga la parola sui tagli ai privilegi della politica. Questo governo tecnico dovrà lavorare duramente e seriamente se vorrà dimostrare di fare meglio dell’attuale classe politica e ripresentarsi nel 2013.