Quando parliamo di elezioni americane parliamo soprattutto di Internet e di Marketing virale, un’evoluzione del “passaparola” che ha in se la capacità di trasmettere un messaggio ad un numero elevato di utenti finali.
La caratteristica principale del Marketing virale è l’originalità, che stimola la diffusione del messaggio. L’elettore, attraverso il “passaparola” caratteristico delle reti sociali (come Facebook e Twitter), si trasforma inconsapevolmente in “attivista”: riceve il messaggio, ne rimane colpito dal suo contenuto e dalla sua originalità, lo diffonde attraverso il suo profilo, creando un effetto a catena, e rimane in attesa, curioso, di un prossimo messaggio che lo sorprenda di nuovo.
Con Barack Obama la ricerca del consenso elettorale non avviene solo attraverso la semplice comunicazione di un programma elettorale, bensì sull’utilizzo di una strategia comunicazione già in uso dai grandi brand come la Nike o Adidas: comunicare con il cliente attraverso emozioni.
Non ho dubbi che i video virali abbiano dato man forte alla rielezione di Obama alla presidenza americana. Citerei quello pubblicato a luglio 2012, dove si accusa Romney, ex imprenditore, di aver fatto perdere il lavoro a cittadini americani per spostare la produzione in Messico, Cina e India, di aver avuto un conto di milioni di dollari in Svizzera e di aver usufruito di paradisi fiscali (Bermuda e Isole Cayman) per cercar riparo dall’Internal Revenue Service (l’agenzia esattoriale del governo federale degli Stati Uniti).
I video che richiamano la trasparenza non mancano, lo Staff di Obama sforna svariati video virali che riportano scomode verità legale a Romney.
Uno dei video più pesanti e negativi per la campagna elettorale di Romney è stato sicuramente quello dove il candidato repubblicano è stato filmato, a sua insaputa, durante una raccolta di firme, dove dichiara di non preoccuparsi di quel 47% dei cittadini americani che “dipendono dal governo per sopravvivere e che pensano di aver diritto all’assistenza sanitaria, al cibo e alla casa”.
Certi video mi ricordano quelli che realizzavo quando lavoravo a Milano e avevo come cliente l’Italia dei Valori – Di Pietro. Certo, la qualità non è quella dei colleghi americani, ma del resto dovevo creare video virali in giornata e, quindi, in velocità. Nonostante tutto i video risultavano tra i più visti nella categoria “Notizie e politica” di Youtube. Piccole soddisfazioni, peccato che nelle classifiche generali preferivano vedere video di Sgarbi che urla o legati al Gossip.
La comunicazione di Obama si è dimostrata vincente anche grazie al contesto storico-culturale appartenente al popolo americano da diversi anni, dove l’uso dei social media Facebook e Twitter era consolidato da diversi anni, al contrario del contesto italiano. Sono certo, però, che le prossime elezioni politiche italiane potrebbero essere caratterizzate da un uso massiccio del Web 2.0. Le elezioni siciliane e il Movimento 5 Stelle sono, in qualche modo, il risultato di un utilizzo costante della comunicazione online.
Riporto di seguito alcuni dei video virali che ho realizzato quando lavoravo a Milano.
Tra i tanti, il seguente è uno di quelli che preferisco: la “tragica storia” di un sondaggio online per chiedere agli utenti l’approvazione per un giorno dedicato a Berlusconi, risultato fallimentare ed infine censurato. Ho avuto parecchia fortuna nel realizzare questo video, salvando gli screen del sito prima e dopo la cancellazione del sondaggio. Mi ero proprio divertito.