Conosciamo tutti l’attuale legge elettorale Calderoli, più tristemente conosciuta come “Porcellum“, già dichiarata incostituzionale nel 2014. Priva di preferenze, l’ordine degli eletti spettava alle segreterie di partito attraverso l’ordine delle liste, un sistema ben noto e collaudato.
La candidatura dei leader di spicco come capolista o nelle prime posizioni assicurava loro l’elezione. Come in una specie di tetris elettorale, i leader eletti decidevano la circoscrizione di elezione e chi, di conseguenza, veniva eletto e chi escluso. Capitava, quindi, che un Silvio Berlusconi veniva “eletto” in Molise, mentre è ben noto che lui vive e opera in Lombardia.
Il Movimento 5 Stelle evitò in qualche modo questo sistema politico-strategico. Parliamo delle “Parlamentarie“, dove venne data la possibilità agli iscritti del Movimento la scelta dei propri candidati circoscrizione per circoscrizione, senza nessuna decisione dall’altro per i capolista e i successivi in ordine.
Grazie alle Parlamentarie, gli iscritti della Regione Friuli Venezia Giulia scelsero i loro rappresentanti.
Alla Camera dei Deputati:
- Walter Rizzetto
- Aris Prodani
- Anthony Santelia
- Daniele Deiuri
- Alan Bassi
- Cristian Bacci
- Emanuele Romano
- Massimiliano Kovacic
- Brian Harland
- Simone Harland
- Paolo Romano
- Daniele Peschier
- Luca Fabbroni
Al Senato:
- Battista Lorenzo
- Verardo Rinaldo
- Nardini Battista
- De anna Gaddo
- Danieli Alessandro
- Pitacco Tommaso
Candidati scelti dal basso, potremmo dire “meraviglioso”, in contrapposizione con le metodologie delle segreterie di partito. Qualcuno, in passato, citava un paragone simile a “dipendenti”. Si, i “dipendenti dei cittadini“.
Successivamente, con le elezioni 2013, si passo all’applicazione della legge elettorale “Porcellum”. Costretti a votare i partiti o movimenti e non i candidati, in Friuli Venezia Giulia ben 196218 votarono Movimento 5 Stelle alla Camera e 171429 al Senato.
Gli iscritti del Movimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia, attraverso i loro voti alle Parlamentarie, scelsero al Senato Lorenzo Battista, ma questo venne espulso dal Movimento 5 Stelle, andò al gruppo misto e successivamente per al gruppo Per le autonomie. Di fatto, i 171429 voti del Friuli Venezia Giulia per il Movimento 5 Stelle sono stati letteralmente stracciati e buttati al vento.
Lorenzo Battista doveva dimettersi dalla carica di Senatore e lasciare il posto al primo dei non eletti. La sua candidatura era merito delle Parlamentarie, merito dei voti degli iscritti per portare avanti il progetto Movimento 5 Stelle. Il Senato, dal 9 gennaio 2014, non ha più rappresentanti scelti dal basso del Movimento 5 Stelle.
Già lo scorso marzo 2014 i “cittadini” scelti dal basso eletti in Friuli Venezia Giulia cercarono di difendere la scelta del collega senatore. A nulla servì l’assemblea regionale del Movimento 5 Stelle, dove venne votata una mozione di sfiducia nei confronti di Lorenzo Battista e la richiesta di dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica. Ormai l’idea delle Parlamentarie e delle decisioni dal basso non facevano più parte dell’ancora senatore Battista.
Una difesa, quella fatta da Walter Rizzetto e Aris Prodani lo scorso marzo, che ad oggi non sorprenderebbe nessuno. Scelti dal basso, hanno lasciato il Movimento 5 Stelle e rimangono tutt’ora in Parlamento, rendendo orfani di fatto i 196218 elettori del Friuli Venezia Giulia.
Scelti dal basso, ma ad oggi diventati indipendenti dal voto delle Parlamentarie e indipendenti dai cittadini che hanno votato Movimento 5 Stelle permettendo loro di essere eletti.
Anche Razzi e Scilipoti erano stati eletti grazie al Porcellum e grazie alle liste bloccate dell’Italia dei Valori per poi passare altrove, violando il mandato parlamentare dato dai votanti dell’Italia dei Valori nelle circoscrizioni di elezione. Un paragone che pesa? Walter Rizzetto, come riportato dal Messaggero, si rifiuta di essere paragonato ai tali personaggi, e si difende sostenendo di non essere un venduto.
Definire Rizzetto e Prodani dei venduti? No, questo no, ma paragonarli a Razzi e Scilipoti si può solo per il fatto che hanno lasciato il gruppo di elezione e hanno violato il mandato parlamentare dato dai votanti del Movimento 5 Stelle nelle circoscrizioni di elezione (196218 elettori del Friuli Venezia Giulia).
«Io non sono nè Razzi, nè Scilipoti – dice -. Non mi sono venduto. Se chi lo sostiene non porta subito le prove, lo querelo. Non ho bisogno della politica per mangiare. Prima di essere eletto avevo un lavoro che mi consentiva guadagni ben superiori a quelli di un deputato».
A differenza di Razzi, il quale dichiarò che voleva “salvare la sua paga“, Walter Rizzetto ha dichiarato al Messaggero Veneto di non avere bisogno della politica per mangiare e che prima di essere eletto aveva un lavoro che gli consentiva guadagni ben superiori a quelli di un deputato. Potrebbe anche tornare a lavorare e lasciare il ruolo da deputato, gli conviene, e converrebbe così anche a quei 196218 votanti rimasti orfani da un loro rappresentante.
Questi casi dimostrano, di fatto, come la democrazia dal basso del Movimento 5 Stelle non funzioni veramente. È inutile fare delle Parlamentarie per scegliere i rappresentanti e poi non poterli cacciare perché non ritenuti più degni di rappresentarli.
Ricordate il “Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento“? Tale testo cita: “I parlamentari dovranno mantenere una relazione con gli iscritti tramite il recepimento delle loro proposte durante l’arco della legislatura“. Ora gli iscritti del Movimento 5 Stelle in Friuli Venezia Giulia non hanno alcun riferimento in Parlamento. Chissà se faranno mai un’assemblea regionale per votare la loro sfiducia e chiedere le loro dimissioni dalla Camera dei Deputati.
Potrebbero anche difendersi citando l’articolo 67 della Costituzione italiana (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“), ma ciò dimostrebbe ulteriormente che la democrazia dal basso in cui loro credevano, o credono ancora, non è fattibile in un Paese come l’Italia.
Questo discorso vale per tutti, che siano parlamentari del Movimento 5 Stelle o di altre formazioni politiche. I cittadini italiani nel 2013 hanno votato i partiti o movimenti e non i singoli candidati.
Buon lavoro, deputati.