Ho resistito anche troppo, ma dopo i recenti messaggi ricevuti non solo da amici ma anche da perfetti sconosciuti, sarebbe ora di mettere alcune cose in chiaro.
Di recente si è parlato dell’attività della Corte Costituzionale turca in merito al reato di abuso suoi minori che secondo alcuni quotidiani sarebbe stata abolito dando via libera ai pedofili. Ne avevo scritto un articolo del 21 luglio 2016 ricco di fonti e con le dichiarazioni dei protagonisti. Ecco il post nella mia pagina Facebook del 21 luglio 2016 alle ore 12:00:
Il 21 luglio 2016 alle ore 14:48, nella totale incapacità di verifica delle informazioni che circolarono in quel periodo, nella pagina Facebook di Bufale.net (dove collaboravo fino a marzo 2016) viene condiviso un mio vecchio articolo del 10 gennaio 2016 dal titolo “DISINFORMAZIONE Choc in Turchia, governo approva la pedofilia“. Il tema di quell’articolo non riguarda affatto quello recente della Corte Costituzionale, ma secondo l’admin della pagina sarebbe soltanto tornata a circolare:
“A volte ritornano” un bel niente! Sono due storie completamente diverse, quella del 10 gennaio riguardava un commento all’interno del sito del Consiglio governativo per gli affari religiosi turco, tra le altre cose criticato dallo stesso ed etichettato come irragionevole, immorale e che non poteva essere attribuito al Consiglio e alla sua Presidenza.
Quanti utenti hanno contattato Bufale.net chiedendo spiegazioni su quanto stava accadendo in Turchia in quei giorni? A quanti è stata data la risposta con questo articolo vecchio e che non lo riguardava minimamente?
Il risultato? Siccome era un mio vecchio articolo mi sono arrivate segnalazioni e critiche sostenendo che avevo sbagliato. Come avrei sbagliato? Con quell’articolo del 10 gennaio.
Ecco una chat di esempio dove l’utente di nome Mario si rivolgeva a me per quanto riguarda il vecchio articolo su Bufale.net:
Ecco il commento a cui si riferisce Mario, dove il team di Bufale.net continuava a commentare divertito per il fatto che l’articolo di Repubblica fosse stato rimosso (di certo non per il mio vecchio articolo):
L’avevano letto l’articolo di Repubblica? Si, quello rimosso! Eccolo nel caso volessero “verificare”:
La Turchia sopravvissuta al golpe precipita nel passato, e i primi a fare le spese della scomparsa della parte liberale del Paese sono i minori e le donne. Tra i “colpi di testa” del regime di Erdogan, l’annullamento per mano della Corte costituzionale turca, di una norma che prevedeva il reato di pedofilia per gli atti sessuali compiuti con minori di 15 anni. Una decisione che ha destato la preoccupazione di associazioni umanitarie e osservatori internazionali perché, di fatto, rischia di costituire una amnistia per le nozze che coinvolgono le “spose bambine”, già oggi circa 3,5 milioni in Turchia, che in questo modo sarebbero considerate alla stregua di abusi sessuali ordinari. Le associazioni per i diritti dei minori hanno annunciano di voler ricorrere davanti alla Corte europea per i diritti umani, prima che la normativa entri in vigore, a gennaio 2017.
Anche l’utente nel suo commento all’articolo parlava di Corte Costituzionale turca, come accidenti gli è sfuggita sta cosa al team di Bufale.net? Siamo seri? Lo vogliamo capire che sono due storie totalmente diverse? Che razza di verifica è questa? Se dovete usare i miei vecchi articoli su Bufale.net fatelo in maniera decente senza darmi problemi.
Oggi ho ricevuto delle segnalazioni e messaggi privati in lingua turca (nell’esempio sotto da una persona che avrebbe studiato in Italia presso La Sapienza di Roma, secondo le informazioni del suo profilo che ho opportunamente salvato) dove mi attaccano e mi insultano per l’articolo del 10 gennaio 2016:
Dopo avergli risposto mi ha bloccato in tempo zero (appena pubblicato ho aperto un altro suo post e risultavo bloccato, ma ho salvato ogni cosa):
Chissà quanta gente si sarà “informata” sui recenti casi turchi attraverso la condivisione di Bufale.net nella sua pagina Facebook… meno male che “#ioverifico“, davvero hanno 70 collaboratori come hanno dichiarato in un noto quotidiano? Ci credo veramente poco a questo punto. Avessero fatto come i colleghi di Butac che della notizia, quella realmente diffusa in quei giorni, ne hanno parlato il 23 luglio dopo aver opportunamente verificato citando anche il mio articolo. Il mio articolo venne citato anche da Giornalettismo lo stesso giorno e successivamente da Valigia Blu.
Come se non bastasse, di recente avevo scritto un articolo sulla bufala della carta per i migranti con 37 euro al giorno pubblicandolo nella mia pagina il 25 luglio alle ore 15:55, mentre alle 16:16 pubblicano nella loro pagina un articolo simile ma sostenendo quanto segue:
La notizia è una BUFALA, in rete non si trova nessun riscontro ufficiale a questa “fantomatica” card, salvo che qualche riferimento alla vecchia social card:
Si tratta della Social card inserita nella legge di stabilità approvata alla fine del 2013. Non ha niente a che vedere con quello scritto da Mafia Capitale.
Al notare questo errore modifico il mio post in pagina citando il fatto che non si tratta della Social Card (“come qualcuno ha avuto il coraggio di azzardare…”verificando”“):
Alle 16:38, dopo la modifica del mio post, loro cambiano il contenuto dell’articolo cercando di correggere il tiro sulla Social Card:
La notizia è una BUFALA, in rete non si trova nessun riscontro ufficiale a questa “fantomatica” card, salvo che qualche riferimento/somiglianza con la vecchia social card inserita nella legge di stabilità e approvata alla fine del 2013. Non ha niente a che vedere con quello scritto da Mafia Capitale.
Per amor di completezza, abbiamo anche piluccato il sito openparlamento, che riporta, tra le altre cose, tutti i disegni di legge posti all’attenzione delle due camere: ebbene, non abbiamo trovato alcuna traccia di simili proposte
Per quanto concerne la Social Card da noi citata, vale 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi con 80 euro (40 euro x 2 = 80 euro) sulla base degli stanziamenti via via disponibili. Con essa, si possono anche avere sconti nei negozi convenzionati che sostengono il programma Carta Acquisti, ed è concessa agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai tre anni (in questo caso il Titolare della Carta è il genitore) che siano in possesso di particolari requisiti. Per maggiori informazioni, potete consultare il sito del Ministro dell’Economia e delle Finanza e il sito delle Poste Italiane.
Resta ancora un mistero il collegamento con la Social Card che è di 40 euro al mese mentre la bufala parla di 37 euro al giorno. Tuttavia, andando avanti nel tempo, il 26 luglio alle ore 8:37 pubblicano un commento al loro post con la seguente “difesa”:
Qualcuno ci segnala che “sbagliate non è la social card”, ma leggete bene l’articolo 🙂. ATTENZIONE Non diciamo che E’ la social card, ma solo che in rete si trova qualche somiglianza/riferimento ad essa 🙂 e che di questa “carta” non esiste traccia. Leggete sempre bene gli articoli cosi evitate questi errori :).
Fatemi capire: “leggete sempre bene gli articoli così evitate questi errori”? L’errore è degli utenti che non leggono? Non avevano detto che era la social card? Almeno ammettano il loro errore di fronte agli utenti, non c’è niente di male! Ho lavorato per anni a dare credibilità a quel sito e a quella pagina e qualche utente (purtroppo) si affida a loro ciecamente. Stanno facendo come i quotidiani che quando sbagliano modificano il testo facendo finta di niente, una pratica che per anni ho contestato.
Ribadisco ancora una volta: da marzo 2016 non faccio parte dello Staff di Bufale.net, non è e non era un sito di mia proprietà, qualsiasi pubblicazione successiva alla mia uscita non ha nulla a che fare con me ed esigo di non essere associato ai loro errori (come già avvenuto in questi mesi).
Ai colleghi debunker (gli altri): capisco che possiate pensare al fatto che i bufalari e complottisti potrebbero avere appiglio ad attaccare la comunità dei debunker con questi fatti portati alla luce, ma o si svegliano loro stando più attenti senza andare alla ricerca della notizia da far visitare per ottenere visite e condivisioni oppure è meglio prenderne le dovute distanze.
AGGIORNAMENTO 28 luglio ore 13:35
Quando me lo hanno segnalato non ci volevo credere, ma ecco il loro post di risposta:
Alcune info utili per capire:
– quando un articolo è nuovo oppure è un REPOST di un vecchio articolo in casi particolari
– quando un articolo viene aggiornato online e perchè (il web evolve e non scriviamo su blocchi di granito, ad ogni news/aggiornamento cerchiamo di migliorare).
Inoltre abbiamo tutti un lavoro/vita non siamo una testata e quindi è come se ci parlate al bar davanti ad un caffè.
Ho letto l’articolo “Istruzioni per l’uso” ed è in pratica una confessione di come lavorano dopo la mia uscita.
Ecco la scusa per la condivisione dell’articolo sulla Turchia:
La prima cosa da considerare è che non tutto quello che viene messo sulla pagina facebook è un ARTICOLO NUOVO, ma può essere la riproposizione di un vecchio articolo qualora ci si trovi di fronte a due casi particolari:
Un elevato numero di richieste oppure un elevato numero di visite ad un articolo vecchio, di cui siamo a conoscenza grazie a Google Analytics.
Un elevato numero di richieste oppure un elevato numero di visite. Quale è stato il motivo? Le visite al sito! Infatti ecco la loro spiegazione:
Questo strumento ci permette di sapere quante persone stanno visitando il sito internet e che pagina stanno visualizzando. Ad esempio, nel caso che stiamo analizzando, abbiamo notato che a partire dal 19 di luglio c’era stato un incremento, in continua salita fino al 21 luglio, delle visite all’articolo “DISINFORMAZIONE Choc in Turchia, governo approva la pedofilia”:
Quindi basta Google Analytics per pensare ad una nuova diffusione del caso in esame? Perché non controllare come mai è stato ricercato l’articolo? Bastavano due brevissime ricerche su Google, pochi secondi veramente e avrebbero trovato tutto. Ecco la ricerca web sul 19 luglio:
Veniamo alla ricerca temporale dal 20 al 21 luglio, quando hanno ricondiviso l’articolo:
Bastava poco per comprendere che il tema di quell’articolo era completamente diverso da quello attuale, ma a loro basta vedere Google Analytics. Sempre e comunque #ioverifico?
Farsi due domande sul fatto che veniva segnalato un articolo di Repubblica, quello cancellato? Ecco cosa scrivono:
Precisazione: il commento “Magia?” che è stato inserito non era volto a deridere l’utente che ci ha posto una domanda (come qualcuno afferma), ma proprio perchè in quel momento non apriva l’articolo di Repubblica (come da screen in cui avevo commentato).
Nel mio articolo non ho affermato da nessuna parte che hanno deriso un utente, ma soltanto “commentare divertito”. Son due cose diverse. Resta comunque il fatto che l’utente che aveva posto all’attenzione di Bufale quell’articolo doveva far scattare minimamente in testa la voglia di scoprire di cosa parlava, se era la stessa storia dell’articolo poi condiviso. Niente da fare, nemmeno in quel commento Disqus lasciato nell’articolo con tanto di copia incolla, niente da fare veramente. Sempre e comunque #ioverifico?
Passiamo ora alle scuse tirate in ballo per l’articolo sulla “carta di credito ai migranti” e la balla della “social card”. Mostrano messaggi di richieste di verifica (che ricevo anche io in pagina e in privato) per giustificare l’articolo, e va benissimo. Certo, son arrivati dopo di me nella pubblicazione ed è innegabile, tuttavia ammettono un errore che si contesta anche ai quotidiani online:
In questo caso si trattava di una bufala abbastanza semplice, in quanto mancava qualsiasi fonte su questa “card”, e quindi si è proceduto a una prima pubblicazione per bloccare il numero di richieste (notate il virgolettato nella parte finale).
Ecco che quindi possiamo ricercare maggiori dettagli e informazioni, aggiornando il testo online (sì, non è la pratica migliore, ma come sempre non siamo professionisti e lo facciamo nei ritagli di tempo), e cominciano gli aggiornamenti, anche con qualche errore, essendo fatto online (come ad esempio che sparisce il virgolettato):
Insomma, hanno ammesso di fare come fanno certi siti e testate: scrivono l’articolo per uscire (loro dicono “placare le richieste”, ma quando c’ero io si pubblicava quando l’articolo era ok e sicuro, il loro gestore lo sa benissimo per quante volte gli davo contro pur di seguire questa regola), ma se c’è qualcosa di sbagliato modificano (loro dicono “aggiornano”, ma una cosa è aggiornare e l’altra è modificare l’intero articolo, punti di vista evidentemente).
Dalla fretta avevano citato pure “Mafia Capitale” linkando però “Il Notiziario 24“, tuttavia in nessuno dei due c’è un riferimento alla Social Card. Come diamine sia venuto in mente di parlarne rimane un mistero, ma loro sostengono che vi sia un riferimento. Ormai poco cambia, l’articolo è online da giorni e con le spiegazioni inutili sulla Social Card e senza spiegare neppure da dove proviene la bufala (dalla Francia, come ho scritto io nel mio articolo).
Dicono che non sono professionisti e che lo fanno nei ritagli di tempo, così come nel post Facebook dicono che non sono una testata. Per carità, va anche bene, però in un articolo su di loro pubblicato da Il Fatto Quotidiano il 27 giugno c’è scritto:
Con oltre 100mila follower su Twitter Bufale.net è una redazione. Claudio Michelizza, Fabio Milella e Valerio Mariani lavorano con altri 70 collaboratori, ognuno ha la propria specializzazione, spesso connessa alla professione che svolge. Contano di trasformare presto il sito in un giornale e, intanto stanno realizzando nuovi strumenti per aiutare gli utenti del web a […]
Con “70 collaboratori” non hanno controllato la notizia riguardante la Turchia, affidandosi a Google Analytics, mentre sulla carta dei migranti hanno tirato in ballo la Social Card non si sa da dove e hanno insistito senza verificare nemmeno da dove proveniva la bufala (dalla Francia). Lo avete detto voi: “è come se ci parlate al bar davanti ad un caffè“.
Vi chiedo ancora per cortesia: ho lavorato 2 anni li dentro tirando su sito e pagina con il mio contributo, cercate di non cadere ancora in queste situazioni che personalmente, lo ripeto, sono stufo.
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