Pietà, è mai possibile che gente creda a priori le “informazioni” fornite da un sito che si fa chiamare Tgc0m24.wordpress.com con lo zero al posto della “o”? Ebbene, non soltanto questo basta per comprendere la credibilità dello stesso, ma se leggete che l’articolo è firmato Ermes Maiolica dovreste aver capito tutto: bufala!
Ecco l’articolo pubblicato il 4 agosto 2016 dal titolo “Luca Barbareschi è morto per overdose di droga”, il quale ha superato le 1400 condivisioni Facebook:
Di Ermes Maiolica
Luca Giorgio Barbareschi (Montevideo, 28 luglio 1956, Roma 4 agosto 2016) è stato un attore e regista italiano. In televisione, come intrattenitore, ha partecipato a circa ottanta sceneggiati e a venti varietà, protagonista assoluto della beat generation. È morto alle 20:30 del 4 agosto Luca Barbareschi per una presunta overdose di droga mentre si trovava ad un party nella residenza Romana di Billie Joe Armstrong, cantante della punk band Green Day. a breve gli aggiornamenti. condoglianze da tutta la redazione.
Luca Barbareschi non è morto, altrimenti avremmo le varie testate giornalistiche e Facebook intasati dalla notizia (si, riscontri zero). Da notare, inoltre, che l’articolo sarebbe stato pubblicato ben prima dell’orario della falsa morte. Ecco il codice del sito con l’orario di pubblicazione:
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<meta property=”article:modified_time” content=”2016-08-04T20:24:33+00:00″ />
Inoltre il burlone di Ermes Maiolica lo ha condiviso nel suo profilo Facebook alle 20:17:
La bufala nasce probabilmente da articoli come quello de Il Fatto Quotidiano del 31 luglio dove lo stesso Barbareschi racconta del suo passato:
Lei con Casanova sta producendo Brutti e Cattivi di Cosimo Gomez con Santamaria e D’Amore e The start up, per la regia di D’Alatri. La sua ultima è del 2013, Something Good.
Something good avrebbe dovuto essere a Venezia, ma venne rifiutato. La lettera protocollata di Barbera su carta intestata della Biennale la conservo ancora. Legga: “Il tuo film è rimasto in una short list di film preferiti… Poi, scelte drastiche si sono imposte, e non facili. Sia il numero limitato di posti a disposizione, sia per la stima – e, in qualche caso – l’amicizia nei confronti degli autori”. L’amicizia. Capisce? Alzai il telefono e chiamai Barbera: “Portatore sano di forfora – urlai –, quando te ti facevi le seghe a Torino, io chiavavo Naomi Campbell, pippavo con Lou Reed a Kansas City, aravo con il cazzo il mondo e guadagnavo miliardi, hai capito? Non voglio essere amico tuo, testa di cazzo”.
“Pippava”.
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