Papa Francesco vieta di denunciare i preti pedofili? Errate interpretazioni e bufale “satiriche”

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Il 31 agosto 2016 la pagina Facebook “Preti pedofili“, il 31 agosto 2016, condivide un articolo che mi è familiare, dal titolo “Pedofilia nel clero, Bergoglio ha reso illegale la denuncia dei crimini“.

Premessa per i fanatici anticlericali: in questo articolo non si difendono i pedofili, evitate l’analfabetismo funzionale.

La condivisione ha origine da quella della pagina Facebook “Rete L’Abuso Onlus“, di appena un’ora prima:

Le due condivisioni. Quella ha destra riporta, per ironia della sorte, 666 condivisioni - (nell'immagine a destra ho censurato il nome di una mia amicizia su Facebook che l'aveva condivisa e c'era cascata, a cui tirerò le orecchie)
Le due condivisioni. Quella ha destra riporta, per ironia della sorte, 666 condivisioni – (nell’immagine a destra ho censurato il nome di una mia amicizia su Facebook che l’aveva condivisa, a cui tirerò le orecchie)

L’articolo in questione venne condiviso dalla pagina “Rete L’Abuso Onlus” già in passato: il 4 maggio 2016, il primo aprile 2014 (puzza di pesce, ve lo assicuro) e il 30 agosto 2013 (due volte).

Pubblicato il 31 agosto 2013 dal sito Retelabuso.org, in verità non è “farina del loro sacco“. Si tratta di un copia incolla dall’articolo pubblicato dal sito Cronachelaiche.globalist.it il 30 agosto 2013 (il giorno prima), arricchito in seguito da Retelabuso.org con altri particolari (qui la prima versione dell’articolo, salvato su Web.archive) della fonte vera e propria, un sito americano.

Curiosi i link riportati nel sito di “Cronache Laiche” e non riportati sul sito Retelabuso, ma ve ne parlerò in seguito. Riporto, nel frattempo, l’articolo originale del 30 agosto 2013:

Lo strano caso della norma vaticana che inasprisce le pene per i preti pedofili. Potrebbe impedire agli appartenenti al clero di denunciare i presunti abusi.

Quando papa Francesco ha aggiornato il sistema legale vaticano criminalizzando la fuga di informazioni riservate e al contempo formalizzando una nuova norma contro i crimini sessuali, qualche perplesso sopracciglio si è sollevato. Dopo che la norma è stata resa pubblica, uno sguardo attento scorge che il papa ha di fatto reso illegale la denuncia di crimini sessuali sui minori.
Secondo le nuove normative, rivelare o ricevere informazioni vaticane riservate è ora perseguibile con una pena fino a due anni di carcere, mentre i nuovi abusi sessuali nei confronti dei minori sono punibili con 12 anni di prigione. Ma poiché tutti i crimini sessuali sono informazioni riservate in virtù del De delictis gravioribus emanato nel 2001 dall’allora cardinale Joseph Ratinger (che in estrema sintesi impone il segreto pontificio sui delitti che violano il VI Comandamento e di fornire le notizie di reato solo alla Congregazione per la dottrina della fede, ndr), potrebbe non esserci più una via legale per denunciare al di fuori del Vaticano gli abusi compiuti dagli appartenenti al clero. Sulla scia dello scandalo deflagrato nel 2012 a causa della “fuga di notizie riservate”, che ha portato in carcere il maggiordomo del papa Paolo Gabriele, le nuove norme saranno applicate anche agli organi della Santa Sede e di fronte a quello che a tutti gli effetti sembra un grossolano scivolone, il segretario per gli Affari esteri vaticano, monsignor Dominique Mambert, avverte i possibili scettici all’interno del Vaticano che anche loro «sono soggetti all’occhio più potente di tutti: quello di Dio». Ma questa, forse, è solo una battuta.

Justin Dodd
Sintesi dell’articolo pubblicato su Newslo, traduzione di Belinda Malaspina

L’articolo sarebbe di Justin Dood, che non lavora per “Cronache Laiche”, ma per il sito Newslo che non è affatto un sito affidabile. Di questa storia me ne occupai già a maggio dopo che un mio amico mi taggò in una discussione Facebook, ma siccome non potevo rispondere direttamente (non essendo amico della persona che aveva pubblicato il post) avevo dato qualche indicazione via chat (chiedo scusa per il “boiata“):

messaggi-maggio-simone-david-papa-bergoglio-pedofilia

David: “Parere sulla notizia dove mi hai menzionato
Boiata
Si, è del 2013, ma si fa confusione”

Simone: “Grazie, immaginavo e speravo”

David: “Non è illegale
si fa riferimento ad una comunicazione del 2001
“Ad exsequendam ecclesiasticam legem”
che parla di riservatezza
ma nel senso di competenza
mi spiego in 2 righe semplici:
un certo tipo di delitti sono competenza di un apposito ente ecclesiastico
in questo caso la Congregazione per la Dottrina della Fede
tra i reati contestati c’è appunto il reato di abusi sui minori
ma non si parla di “vietato parlarne” o “vietato denunciarli””

Simone: “Eh infatti immaginavo fosse la solita notizia travisata”

David: “un’errata interpretazione della lettera”

Simone: “Come sempre sei d’aiuto
Grazie”

David: “di nulla
Anzi
Spetta un attimo che ora rido
“Articolo originale su Newslo, traduzione di Belinda Malaspina””

Simone: * emoticon con faccina depressa *

David: “”Newslo is the first hybrid News/Satire platform on the web. Readers come to us for a unique brand of entertainment and information that is enhanced by features like our fact-button, which allows readers to find what is fact and what is satire.
Newslo’s “No Need to Satirize” brings you completely factual stories that are so ridiculous, they don’t need our trademark touch. Whenever you see #NNTS, you’re reading COMPLETELY real news that only seems too absurd to be true.”

Simone: “No va beh”

David: “Avevo infatti cercato riscontri sulle dichiarazioni del Monsignor Dominique Mamberti
non ne trovavo
quella è la traduzione di un sito in inglese che… non mi sembra molto attendibile”

Simone: “Direi di no…”

Infatti il sito Newslo si dichiara come un “ibrido tra news e satira“, ma personalmente la satira in tutto ciò non la vedo affatto (soprattutto se crea disinformazione su un tema molto serio). Ecco quanto riportato dalla pagina “About us” del sito stesso:

abous-us-newslo

JUST ENOUGH NEWS… Newslo is the first hybrid News/Satire platform on the web. Readers come to us for a unique brand of entertainment and information that is enhanced by features like our fact-button, which allows readers to find what is fact and what is satire.

Newslo’s “No Need to Satirize” brings you completely factual stories that are so ridiculous, they don’t need our trademark touch. Whenever you see #NNTS, you’re reading COMPLETELY real news that only seems too absurd to be true.

Per spiegarvi cosa intendono per “ibrido” tra news e satira, basta cliccare il bottone “show facts” per leggere quelle che sarebbero le vere informazioni, mentre tutto il resto è inventato (come appunto le dichiarazioni del Monsignor Dominique Mamberti.

Il bottone, che definirei "anti utonto", e le parti che vengono evidenziate una volta cliccato
Il bottone, che definirei “anti utonto”, e le parti che vengono evidenziate una volta cliccato

L’articolo originale su Newslo, dal titolo “Pope Criminalizes the Reporting of Sex Crimes“, non riporta i due link presenti nella traduzione di “Cronache Laiche”. Il primo rimanda all’articolo del 12 luglio 2013 di Avvenire.it, dal titolo “Minori e corruzione, più severità” (più severità, un po’ in contrasto con il resto della storia tradotta), mentre il secondo all’articolo del 26 marzo 2010 del blog “Il Magistero di Benedetto XVI”, dal titolo “Traduzione ufficiale in italiano dell’epistola ‘De delictis gravioribus’ della Congregazione per la dottrina della fede“.

Ecco quanto riportato dall’articolo di Avvenire.it:

Ad esempio è stato introdotto il delitto di tortura e ha ricevuto definizione la categoria dei delitti contro i minori (tra i quali sono da segnalare: la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno; la pedopornografia; la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori). «Questi erano reati anche prima ma ora sono stati meglio specificati. C’è la pedopornografia, per esempio, che non poteva esserci nel codice del 1889». Sempre in attuazione di convenzioni internazionali sono stati introdotti delitti come il genocidio e l’apartheid ed è stato rivisto anche il titolo dei delitti contro la pubblica amministrazione. In sostanza, come scrive Papa Francesco nel motu proprio poiché «il bene comune è sempre più minacciato dalla criminalità trasnazionale e organizzata», è necessario adottare «strumenti idonei» e favorire «la cooperazione giudiziaria internazionale», per contrastare «le attività criminose che minacciano la dignità umana, il bene comune e la pace». Ciò che appunto costituisce la ratio delle nuove norme.

La critica riguarda che cosa? Che secondo il “De delictis gravioribus” emanato nel 2001 “potrebbe non esserci più una via legale per denunciare al di fuori del Vaticano gli abusi compiuti dagli appartenenti al clero“. Come spiegato in chat al mio amico Simone, nel “De delictis graviobus” non si parla di divieti o di ostali alla denuncia, bensì di competenze:

Per l’applicazione della legge ecclesiastica, che all’articolo 52 della Costituzione apostolica sulla curia romana dice: “[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all’occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio” (1), era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede: questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l’esame delle dottrine, ratificate e confermate dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, con gli articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica (2).

[…]

Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i padri della Congregazione per la dottrina della fede l’hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al Sommo Pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell’infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico. Tutte queste cose sono state dal Sommo Pontefice approvate, confermate e promulgate con la lettera apostolica data in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.

I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, sono:

– I delitti contro la santità dell’augustissimo sacramento e sacrificio dell’eucaristia, cioè:

1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate (4);

 

[…]– Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.

Al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione.

Ogni volta che l’ordinario o il gerarca avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolto un’indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all’ordinario o al gerarca, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale.

Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione.

Si deve notare che l’azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni (11). La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune (12); ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.

Insomma, per i delitti gravi come la pedofilia se ne occupa un ente specifico, inoltre in merito alla prescrizione si precisa che i dieci anni previsti non vengono conteggiati dal momento dell’accaduto, bensì a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima (quindi se la vittima ha subito un abuso a 14 anni, la prescrizione del reato arriverà quando lui ne avrà 28). Altro che divieto.

Non solo, Papa Francesco nel 2013 aveva riformato il codice penale vaticano, come riportato nell’articolo di Panorama del 25 settembre 2014:

La dichiarazione di guerra Papa Francesco l’aveva pronunciata il 7 luglio scorso, celebrando la Messa per un gruppo di vittime di sacerdoti pedofili: «Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali; e mi impegno a non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Per tutti noi vale il consiglio che Gesù dà a coloro che danno scandalo, la macina da molino e il mare».

Per mettere in atto il suo piano Bergoglio ha predisposto anche gli strumenti necessari: l’11 luglio 2013, poche settimane dopo essere stato eletto, Papa Francesco ha promulgato una profonda riforma del codice penale e del codice di procedura penale in vigore in Vaticano (che recepisce i codici italiani del 1929). In particolare ha modificato inasprito le pene per abusi sessuali (da 8 a 20 anni di reclusione) e stabilito che i cittadini vaticani o i diplomatici della Santa Sede possono essere processati dinanzi al tribunale penale del Vaticano anche quando compiono reati all’estero.

Il caso si collega all’ex nunzio polacco Jozef Wesolowski, che “girava indisturbato” per Roma mentre si attendeva un ordine d’arresto internazionale (da Santo Dominigo, dove aveva commesso gli abusi sessuali contestai, o dalla Polonia). In seguito alla riforma di Papa Francesco, Wesolowski venne arrestato e finalmente condannato nel 2014, colpevolezza riconosciuta proprio dall’ente competente (o se preferite, a cui è “riservato” il giudizio per i reati gravi tra i quali la pedofilia) sopra citato: la Congregazione della dottrina della fede.

Wesolowski è morto nel 2015, da condannato.

Un ultima curiosità: la traduzione dell’articolo di Newslo è di Belinda Malaspina, che dalla sua pagina Facebook leggiamo:

 

belinda-malaspina

Irriverente giornalista satirica al confine tra sogno e realtà, ama le arti, i viaggi della mente, l’erotismo. Il suo motto è: vivi e lascia vivere.

Cari lettori, questa è una “combo” mica da poco.

Un’ultima nota: l’associazione Rete L’Abuso Onlus viene citata dal sito ITCCS di cui avevo parlato in un precedente articolo.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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Regolamento in vigore dal 5 settembre 2016 - Aggiornato 26 agosto 2017.