Sta circolando l’ennesima Catena di Sant’Antonio, questa volta legata alle truffe
Prestate A T T E N Z I O N E … alcune persone rumene, con profili falsi, stanno mandando in privato dei videomontaggi che vi ritraggono il viso con il corpo nudo non appartenente al vostro (il viso SI il vostro corpo no) chiedendo poi soldi affinché non venga postato addirittura anche su youtube. Non vi lasciate intimorire avvisate subito la polizia postale. Fate copia e incolla
Poi c’è la variante sul finale, ma non ne cambia la sostanza:
Scusate amici Prestate A T T E N Z I O N E … alcune persone rumene, con profili falsi, stanno mandando in privato dei videomontaggi che vi ritraggono il viso con il corpo nudo non appartenente al vostro (il viso SI il vostro corpo no) chiedendo poi soldi affinché non venga postato addirittura anche su youtube. Non vi lasciate intimorire avvisate subito la polizia postale. Fate copia e incolla. 🙁 🙁 🙁 NON SANNO PIU’ COME ROMPERE LE SCATOLE… Grazie segnalate subito a facebook il link senza aprire il file …
Seppur l’invito a non lasciarsi intimorire e avvisare la Polizia Postale sia una pratica corretta da svolgere, il restante è un classico dei messaggi virali in salsa “lo straniero cattivo” (purché sia di una nazionalità di quelle “antipatiche” ai più, soprattutto se poi qualche genio confonde Rom con Rumeni). Certi temi vanno trattati con molta attenzione, della serie “con le pinze” (soprattutto se in mezzo c’è del sexting).
Il Sexting
Si tratta di un neologismo, formato dalle parole inglesi “sex” e “texting” (“inviare messaggi”), usato per indicare l’invio di messaggi, immagini e video di atti sessuali tramite i diversi sistemi di comunicazione digitale. In merito ai tentativi di truffa che sfruttano questa pratica, la Polizia Postale compie una continua campagna educativa attraverso la propria pagina Facebook “Una vita da Social”:
#Occhioallatruffa #sexting e ricatto #redlightblackmail
Ancora truffe #Hot via #web. #Poliziapostale, alle prese con nuovi casi. Il modus operandi è sempre lo stesso: i truffatori creano un profilo #social fasullo, poi chiedono l’amicizia alla potenziale vittima e, già dopo i primi contatti, la convincono ad attivare la webcam e a mostrare le parti intime.
Infine, contattano nuovamente il malcapitato per chiedere denaro in cambio della non diffusione del materiale.
«L’amicizia va concessa solo a chi si conosce nella vita reale. Foto o video, una volta condivisi sui #socialnetwork, non sono più controllabili». In caso di bisogno contatattaci immediatamente #poliziadistato #essercisempre dalla parte dei più deboli e indifesi.
Ricordiamo l’episodio tragicomico di Salvo Mandarà:
Questi cattivi stranieri
Entrano in una chat un italiano, una rumena e una francese. Sembra l’inizio di una pessima barzelletta, ma al primo at-tira parecchio.
Casi relativi a videomontaggi, sfruttando i volti delle vittime di turno, non sono nuovi. Nel 2015 il consigliere regionale perugino del Partito Democratico, Attilio Solinas, denunciò un caso in cui fu lui stesso vittima. Non è un caso di sexting, ma i delinquenti erano della Costa d’Avorio:
La richiesta di amicizia su Facebook, una telefonata via Skype per ‘catturare’ il volto della vittima da inserire in un video porno e il ricatto è servito: è l’incubo che ha vissuto il noto primario di Perugia e consigliere regionale del Partito democratico Attilio Solinas che non solo non ha ceduto al ricatto denunciando la gang criminale operante in Costa d’Avorio, ma ha svelato la propria disavventura al quotidiano Repubblica affinché possano essere informate quante più persone possibili, specie gli internauti che usano i social network. Per 72 ore Solinas è stato sotto la minaccia di vedersi pubblicare sui profili dei suoi amici il video e le foto taroccate: dei falsi certo, capaci però di distruggere la reputazione di una persona.
Le modalità della truffa non sono nuove, anzi, sono sempre le stesse, basate su due livelli: quello in cui la vittima, presa confidenza con la nuova “amica”, si spoglia senza sapere che la chat è videoregistrata; e quello in cui una semplice videotelefonata – se la ricattatrice intuisce che l’interlocutore non è tipo da lasciarsi andare – basta a immortalarne il volto da ‘montare’ poi su foto e video porno. “Mesi fa – racconta il dottor Solinas a Tuttoggi.info – ho accettato la richiesta di amicizia di una donna molto bella che non conoscevo, e così abbiamo cominciato a chattare, specie di consigli medici visto che le avevo detto la mia professioni. Un giorno mi ha cercato su skype e abbiamo video chattato per meno di due minuti. Poi non l‘ho più sentita. Fino ad una domenica di agosto scorso quando è arrivato il ricatto: “Paga 2.500 euro subito o i tuoi amici di Fb vedranno questo”, allegato c’era una foto e un link privato a Youtube perché lo vedessi solo io. Mi hanno dato 12 ore per pagare tramite un Money transfer; a quel punto ho chiamato la Polizia postale e scritto a Youtube di bloccare il video. Proprio perché non avevo nulla da temere non ho pagato e li ho denunciati. Il problema è stato che nel giro di poche ore avevano aperto un profilo fake col mio nome, una foto taroccata, immagini di bimbi e finti titoli di giornale con riportato ‘scandalo al consiglio regionale’, ‘pedofilo italiano’”.
È recente il post Facebook della Polizia Postale in merito ad un caso di ricatto sessuale ad opera di ragazze francesi:
#RICATTISESSUALI:Nonostante gli appelli continui che circolano da almeno un paio d’anni sui ricatti sessuali provenienti da Facebook, alcune persone sono cadute nelle rete proprio negli ultimi giorni. A finire in trappola, nel Biellese, due uomini contattati da avvenenti ragazze francesi, che sul proprio profilo personale si mostrano carine e soprattutto disponibili. Tutto parte da una semplice richiesta d’amicizia. Se si accetta la ragazza inizia a chiedere qualche informazione al malcapitato di turno per poi avviare una conversazione sempre più esplicita fino a chiedere di iniziare un dialogo attraverso la webcam. L’uomo, convinto dalle foto della ragazza (false) si mostra in video piuttosto espliciti. Peccato che le immagini vengano poi utilizzate per un ricatto economico, pena la diffusione di esse ad amici e conoscenti. Anche perchè la rete è piena di luoghi dove piazzare un filmato compromettente.Una truffa che gioca sui grandi numeri perché probabilmente i tentativi, almeno in Italia, sono centinaia ogni giorno. Come difendersi? Intanto evitare di accettare amicizie su Facebook di persone sconosciute con profili internazionali e scarni di informazioni. Di solito, poi, le conversazioni testuali via chat sono scritte in un italiano arrancato. Non cedere in alcun modo al ricatto, ma denunciare il caso. Se intendete approfondire adottate dei sistemi di registrazione audio e video, catturate più volte la schermata e, al presentarsi della richiesta di denaro, iniziate a pubblicare sul vostro profilo gli screenshot per dimostrare la vostra serietà.
Ancora una volta il 18 settembre, 5 giorni dopo il post sopra riportato:
#OCCHIOALLETRUFFE:E’ capitato a tutti. Su Facebook arriva la richiesta di amicizia di una bella sconosciuta, senza alcun contatto in comune, che si propone per una bella chiacchierata. Il maschio di turno, incredulo che tanta fortuna sia capitata proprio a lui, che come foto profilo ha una moka o un trattore, accetta tutto contento.
“Mi chiamo Anastasia, non parlo bene italiano, voglio fare amicizia”. Dopo la chat su Facebook, Anastasia propone di fare una videochiamata su Skype: e scatta la truffa. sono tantissimi gli uomini che si fanno adescare in questa maniera. La chiamata Skype diventa in fretta una pornochat con tanto di masturbazione finale, ma il poverino che si trova di fronte ad Anastasia, o a Stephanie, o a Julia, non sa di essere registrato. E, appena buttato via il fazzoletto, vai col ricatto. La dolce Anastasia mette sul piatto un’offerta allettantissima: se non le si fa un bonifico, il video finisce su YouTube.L’ ultima vittima è un sessantenne di Vercelli che ha deciso di non pagare e il video hard è finito in rete. Medesima sorte di un biellese trentenne che, dopo essersi rifiutato di pagare 5 mila euro alla sua Anastasia, è diventato un cliccatissimo di Youtube.Ma anche i più giovani, che dovrebbero conoscere tutti i trucchi del web, cascano davanti alla Circe virtuale: racconta uno studente milanese che: “Sono stato uno stupido, mi ero illuso che quella ragazza fosse davvero interessata a me. Mi ha chiesto mille euro, poi è scesa a 700. Ma non ho pagato e non ho più risposto ai suoi messaggi. Per fortuna è sparita com’era venuta”.”Versare i soldi non è la soluzione del problema, ma semplicemente l’ inizio di una lunga catena di estorsioni”,
Tra le altre cose, è di oggi un post Facebook della Polizia Postale in merito ai ricatti sessuali, ma i colpevoli sono tutt’altro che un gruppo di rumeni brutti e cattivi:
#Buongiorno ai ritardatari
Storia brutta e triste risultato di devianza e di una società che corre troppo.
#Grooming e poi ricatto a luci rosse.
NON cadere nella trappola. se sei in difficoltà
#Noicisiamo
#chiamatecisempre #essercisempre
A parlarne è il Corriere Romagna in un articolo del 24 settembre, gli episodi sarebbero avvenuti addirittura nel 2014:
FORLÌ. Mandavano foto in pose provocanti e senza abiti a persone che agganciavano per strada o in luoghi pubblici, poi le ricattavano. Otto ragazzi, cinque femmine e tre maschi, sono stati denunciati per estorsione e tentata estorsione e ora il Gup del Tribunale dei minori dovrà decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio proposta dalla Procura.
Le “vittime” dell’estorsione sarebbero cinque, che ora dovranno essere sottoposte a procedimento per quelle immagini trovate nei loro telefonino, facendo configurare il possesso di materiale pedopornografico. Tra le persone entrate in contatto con la baby gang due quelle che avrebbero acconsentito al ricatto e avrebbero pagato con ricariche telefoniche da 25-30 euro, anche se le prime richieste degli estorsori in erba erano di 500 euro per non far passare dei guai con una denuncia.
Una vicenda squallida soprattutto per l’età dei protagonisti che nel 2014, quando è scattata la denuncia di una dei ricattati, avevano tra i 15 e i 17 anni. Solo due hanno ora raggiunto la maggiore età. Tutti studenti di istituti forlivesi: la loro tecnica era quella di agganciare con varie scuse alcuni uomini e ragazzi poco più grandi di loro per strada, poi una volta avuto il loro numero di telefonino, mandavano loro foto in cui erano riprese o ripresi in atteggiamenti equivoci, per poi ricattare il malcapitato: «Dacci 500 euro oppure ti denunciamo». Poi spesso i giovani si accontentavano di ricariche per i propri cellulari. Qualcuno per paura ha ceduto alla richiesta, mentre un ragazzo 26enne, invece, ha sporto denuncia alla Polizia Postale. E’ partita un’indagine che ha portato all’identificazione degli otto minorenni (cinque ragazze e tre ragazzi) che sono stati denunciati alla Procura dei minori. Il pm Alessandra Serra ha chiesto per loro il rinvio a giudizio, nell’udienza fissata per il prossimo 29 settembre davanti al Gup Luigi Martello si dovrà fare chiarezza sul caso. Tre parti lese sono tutelate dall’avvocato Giovanni Principato, mentre i minorenni sono difesi dagli avvocati Alberto Bricchi, Annalisa Chiodoni, Federico Bosi, Nicoletta Garibaldo e Salvatore Rucci.
Di delinquenti ce ne stanno, in ogni parte del mondo (non ne sono vittime soltanto gli italiani), ma bisognerebbe tenere a freno l’amico mutandero.
OFF TOPIC
Risulta triste trovare notizie di qualche anno fa, effettuando una semplice ricerca “ricatti sessuali rumeni“, come quella diffusa da Ragusa24.it in merito al volantino della Polizia Postale rivolto alle ragazze rumene:
Mentre in un affollato incontro in Prefettura a Ragusa, si è discutere della grave situazione – di sfruttamento e abuso – registrata nelle campagne iblee (un fenomeno portato alla ribalta nazionale da un reportage giornalistico, ma denunciato da tempo da associazioni e sindacati), sul territorio stanno da tempo circolando questi volantini della Polizia del Commissariato di Vittoria.
Sono un invito alle donne straniere – ecco perché uno è scritto in lingua rumena – a non accettare di sottostare a ricatti di qualsiasi tipo, men che meno quelli di natura sessuale.
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