Non c’è solo lo scivolone di Gian Antonio Stella, a ruota molti siti e testate giornalistiche hanno pubblicato articoli che già i titoli lasciano a desiderare (ricordate che molti utenti leggono a malapena e soltanto il titolo):
- Punito Riboni: denunciò “gare a chi usa aghi più grossi” in ospedale (Il Giornale);
- Gare tra infermieri alla flebo più grossa: sospeso il medico che denunciò tutto (Corriere Adriatico);
- Primario sospeso, l’Ulss: atto dovuto Riboni: «La mia carriera infangata» (Il Gazzettino);
- Vicenza, gare tra gli infermieri a chi infila l’ago più grosso. Sospeso medico che denunciò (Rainews);
- Gare tra infermieri alla flebo più grossa: sospeso il medico che denunciò tutto (Leggo);
- Vicenza, gare tra infermieri in pronto soccorso: “punito” con una sospensione solo il primario che denunciò (Tgcom24);
- Vincenzo Riboni, primario di Vicenza, sospeso per aver denunciato la “gara degli aghi” nata su Whatsapp (Huffingtonpost);
- Gare degli aghi in chat al pronto soccorso Primario sospeso per dieci giorni (Corriere del Veneto).
Al leggere i titoli sembra che questi cattivi infermieri abbiano giocato sulla pelle dei pazienti, causando loro enormi sofferenze, mentre il medico eroe che li avrebbe denunciati sia stato punito anziché ringraziato. Peccato che la storia è ben diversa, come infatti riporta l’ultima delle testate sopra citate, il Corriere del Veneto:
Dopo il procedimento disciplinare su sei infermieri e due medici (concluso con sei archiviazioni e due richiami per uso improprio del telefono aziendale) il sindacato degli infermieri Nursind aveva denunciato il primario ai vertici Usl e in procura. Secondo Bottega, che accusa Riboni , la vicenda è «inesistente e trarrebbe origine da un verbale falsificato»: lo stesso sindacato nella difesa degli infermieri aveva presentato una registrazione audio dell’incontro avvenuto fra il primario e il personale, prima della denuncia, per dimostrare la discordanza delle versioni. A quel punto anche nei confronti del primario fra giugno e luglio era iniziato un procedimento interno. La verifica si è conclusa nei giorni scorsi con la sospensione dal lavoro del primario, senza stipendio, per dieci giorni. La sanzione verrà applicata nelle prossime settimane. Ma Riboni non ha intenzione di accettarla: Coghetto, avvocato del foro di Venezia, ha depositato in sede civile al tribunale di Vicenza un ricorso contro la sospensione dal lavoro. Sul tema del provvedimento e della linea di difesa, invece, l’avvocato non entra nel merito.
Si parla di un verbale falsificato, come spiega anche Quotidianosanita.it (che il primo maggio pubblicò i verbali dell’Asl):
Gli accusati respingono l’accusa e confermano l’inesistenza della gara: nessuno l’ha posta in essere e il contenuto delle conversazioni non corrisponde neanche lontanamente alle prestazioni eseguite quel giorno al pronto soccorso. Il primario, che evidentemente partiva da una posizione preconcetta, capendo che non avrebbe avuto alcun ascolto da parte dei vertici aziendali redige un verbale – a sua firma – in cui informa l’azienda della gara e della confessione dei professionisti.
Qualche partecipante alla riunione, però, aveva registrato il tutto. Dall’audio si scopre che il verbale non era veritiero – quindi sosteneva il falso – e questo ha portato alla archiviazione da parte dell’ufficio disciplinare per cinque infermieri e un medico e alla sanzione per l’utilizzo del cellulare in servizio per le due persone che quella mattina erano presenti al lavoro.
La gara quindi non c’è stata, nessun paziente ha avuto prestazioni diverse da quelle che doveva ottenere e il caso degli “Amici di Maria” è, a pieno titolo, ascrivibile al caso delle bufale mediatiche.
Sempre il primo maggio 2016, Quotidianosanita.it aveva già spiegato i fatti:
Le persone non solo non hanno ammesso l’esistenza della gara ma hanno ribadito la totale inesistenza della stessa e hanno parlato del carattere goliardico del contenuto della chat. Il tutto testimoniato dalla registrazione audio della riunione stessa il cui contenuto è stato “verificato” dall’ascolto della registrazione audio da parte dello stesso ufficio competente per le sanzioni disciplinari.
In sintesi è cominciato un procedimento disciplinare, dietro la segnalazione del direttore del pronto soccorso, che riportava in modo alterato i contenuti della riunione. In altre parole è cominciato un procedimento disciplinare sulla base di un verbale che non rappresentava la reale ricostruzione dei fatti. Il tutto scritto in modo inequivocabile sulla stessa motivazione dei procedimenti disciplinari.
La storia non è recente, parliamo di un fatto inizialmente avvenuto il 3 dicembre 2015 con quella famosa chat di Whatsapp, data riportata nell’atto di archiviazione nei confronti di una delle infermiere coinvolte:
Dato che l’interessata, a corredo della memoria difensiva, ha prodotto all’Ufficio disciplinare la trascrizione integrale dei colloqui intervenuti tra il Direttore dell’UOC di Pronto Soccorso e i collaboratori da lui convocati all’incontro dell’11 gennaio 2016, che hanno formato oggetto di registrazione audio ad opera di alcuni di detti collaboratori e ad insaputa del Direttore stesso: tale trascrizione, la cui fedeltà è stata verificata dall’Ufficio disciplinare tramite l’ascolto diretto della registrazione fonografica delle dichiarazioni rese dagli interessati, evidenzia come nessuno dei presenti abbia ammesso di aver ideato e poi realizzato una gara a punti avente oggetto l’utilizzo di aghi e cannule per prelievi e infusioni da effettuarsi su pazienti del Pronto Soccorso e come gli operatori coinvolti nella comunicazione su Whatsapp avvenuta il 03.12.2015 abbiano giustificato il tenore dei messaggi scritti descrivendo questi ultimi come uno scambio di battute scherzose riferite ai contenuti della conversazione della sera prima in ordine alle capacità/incapacità dei medici e degli infermieri di Pronto Soccorso di reperire accessi venosi (v. dichiarazioni ****** della sig.ra *** , sig. ****);
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