In un precedente articolo avevo parlato della bufala “La figlia della ex ministra Fornero in pensione a 39 anni” che, una volta condivisa nella mia pagina Facebook, un utente ha commentato così:
A proposito di pensioni a 39 anni, cosa ne dite di Claudia lombardo, ex consigliere regionale della sardegna, 41 anni e vitalizio da 5190 euro al mese? Questa non è una bufala, però. …
Gli rispondo volentieri.
Che cos’è il vitalizio? Che differenza c’è con la pensione?
Una prima differenza con le pensioni è relativa al fatto che non vengono gestite affatto all’Inps come avviene per tutti gli altri lavoratori, bensì dalle istituzioni in cui sono state maturate (parlamento o consigli regionali).
Inizialmente erano nati con uno scopo nobile: un parlamentare, una volta eletto, doveva lasciare il proprio lavoro e una volta non rieletto poteva avere una sorta di “cuscinetto”, anche nel caso dovesse votare un provvedimento che andasse contro i propri interessi e contro i suoi datori di lavoro (immaginate un operaio eletto che vota una legge che “danneggia” l’azienda per cui lavora, secondo voi potrebbe essere ben visto dal suo datore una volta tornato in fabbrica?).
Con l’andare avanti nel tempo si è trasformato in un privilegio/spreco e argomento intramontabile dell’anti-politica, ma proprio quest’ultima non riporta completamente e correttamente quando viene percepita. Infatti parlano di “baby pensionati” o “pensionati a 41 anni”, ma di fatto è sbagliato.
Il vero scandalo riguarda l’importo del vitalizio, questione che viene spiegata, in maniera molto semplice, dall’articolo di Panorama del 2 novembre 2015:
Fino al 2011, infatti, deputati e senatori potevano ricevere una rendita dopo aver svolto appena un mandato e dopo aver compiuto il 65esimo anno di età. La soglia anagrafica per avere il vitalizio scendeva progressivamente fino a 60 anni per ogni anno di permanenza in Parlamento superiore al quinto. Il privilegio non stava però tanto nei requisiti di età, quanto piuttosto nell’importo dell’assegno. Versando contributi per appena l’8,6% dell’indennità ricevuta, corrispondenti a circa mille euro al mese , i deputati e i senatori percepivano dopo 5 anni un vitalizio di oltre 3.108 euro lordi. Secondo i calcoli effettuati tempo fa da Emilio Rocca, economista dell’Istituto Bruno Leoni, le rendite incassate dai vecchi deputati e senatori italiani oggi superano di oltre il 500% gli accantonamenti contributivi effettuati. Il tutto, mentre le pensioni dei parlamentari esteri sono assai meno generose: in Francia, per esempio, i vitalizi dipendono dai contributi versati e ammontano in media a 2.700 euro al mese circa (ma c’è anche chi percepisce molto meno).
I vitalizi sono previsti dall’articolo 69 della Costituzione italiana, ma come potete ben comprendere dal testo di Panorama sopra riportato, possono essere disciplinati dalle stesse istituzioni, parlamento o consigli regionali, tramite apposite leggi interne che ne determinano le condizioni per percepirlo.
Il caso sardo
In merito al commento di Pier Paolo, facciamo l’esempio della Regione Sardegna e la legge interna che determina i vitalizi dei propri consiglieri. Ecco quanto riportato nell’articolo 3 del “Regolamento della cassa di previdenza per i consiglieri regionali” (PDF) relativa alla XII legislatura:
Articolo 3
(Requisiti per conseguire l’assegno vitalizio)1. L’assegno vitalizio spetta ai consiglieri cessati dal mandato che abbiano compiuto sessant’anni di età e abbiano corrisposto i contributi per un periodo di almeno cinque anni di mandato.
2. Per ogni anno di mandato consiliare o di contribuzione oltre il quinto, l’età richiesta per il conseguimento del diritto all’assegno vitalizio è diminuita di un anno, con il limite all’età di cinquant’anni.
3. Per i consiglieri cessati dal mandato che abbiano corrisposto i relativi contributi per un periodo non inferiore ai vent’anni o a quattro legislature, la decorrenza del diritto all’assegno vitalizio è anticipata con deliberazione del Comitato amministrativo.
Ricapitolando, i consiglieri regionali sardi devono versare i contributi per almeno 5 anni e compiere almeno 60 anni di età per poter ritirare l’assegno, ma nel caso essi abbiano versato i contributi per almeno 20 anni, o per un periodo pari a quattro legislature, l’assegno può essere dato prima del compimento dei 60 anni con deliberazione del Comitato amministrativo della Regione Sardegna.
Il caso della consigliera Claudia Lombardo combacia con il comma 3 dell’articolo 3 del regolamento sardo, infatti risulta che abbia fatto parte del Consiglio regionale sardo fin dal 1994 e abbia raggiunto i 20 anni previsti nel 2014. C’è da dire che nel 2011 ci fu una riforma relativa ai vitalizi sardi, ma non era retroattiva e non la colpiva:
Dalla prossima legislatura i consiglieri regionali della Sardegna (sia quelli che saranno eletti sia quelli non rieletti) non percepiranno più l’assegno vitalizio per il quale veniva accantonato il 15% dell’indennità lorda (1.404,44 euro al mese). Lo ha deciso, con una delibera che modifica il Regolamento consiliare, l’Ufficio di presidenza del Consiglio, presieduto da Claudia Lombardo.
Condivido il ragionamento del collega di Butac:
Io concordo con la polemica su pensioni e stipendi d’oro, sono pienamente d’accordo che si sia superato il limite della decenza da tempo in Italia. Ma lo hanno superato tutti, che siano a destra a sinistra o al centro. TUTTI! Sfruttare una cosa causata da norme scritte negli anni ’80 (quando la Lombardo era ancora al liceo) per attaccare qualcuno oggi, nel 2014, è quanto meno assurdo (e l’han fatto in tantissimi). Dimostra la pochezza d’argomenti veri su cui si ha voglia (o si può) discutere, dimostra quanto il nostro paese sia in mano ad idioti a cui di noi non gliene importa un fico secco. Se i giornalisti fossero veri giornalisti avrebbero spiegato e fatto chiarezza.
A 27 anni per Nicole Minetti?
Bisogna tenere conto di ogni regolamento regionale, se parliamo dei consiglieri. Infatti c’è anche il caso di Nicole Minetti che a 27 anni aveva “rinunciato” al vitalizio, ma avrebbe usufruito di una possibilità prevista dalla Regione Lombardia per incassare direttamente i contributi:
Fino alla scorsa legislatura funzionava così (per gli eletti in carica i vitalizi sono stati cancellati): il consigliere (o l’assessore) che terminava il mandato sui banchi del Pirellone aveva davanti a sé due possibilità: aspettare i 60 anni d’età (ora portati a 66) per percepire la pensione (nel frattempo robustamente rivalutata rispetto ai contributi versati) oppure passare alla cassa subito, chiedendo la restituzione di quanto versato.
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