Strano, ma vero! Ne parla Il Sole 24 Ore in un articolo del 12 ottobre 2016 dal titolo “Londra distingue studenti italiani da napoletani e siciliani“:
LONDRA – Italiano-italiano, italiano-napoletano, o italiano-siciliano? O più semplicemente la Brexit dà al cervello? È toccato all’ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, mandare una nota verbale alle autorità britanniche per far correggere la strabiliante definizione etnico-linguistica che alcune scuole di Inghilterra e Galles hanno introdotto nei loro moduli on line per categorizzare, se così si può dire, l’origine degli aspiranti studenti. Moduli che in uno sbalzo di creatività s’inventano italiani-napoletani e italiani-siciliani.
Interviene l’ambasciatore italiano:
«Si tratta di iniziative locali – ha dichiarato l’ambasciatore Terracciano all’Ansa – per l’eventuale, inesistente esigenza di sostegno linguistico…ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno soprattutto quando diventano, involontariamente, discriminatorie e offensive per i meridionali».
Il Corriere della Sera si diverte così:
La spiegazione non va ricercata in volontà persecutorie contro gli italiani che sono trattati benissimo e apprezzati moltissimo. Più semplicemente, forse, è solo scarsa o nulla conoscenza della storia da parte di chi rivendica il suo glorioso passato imperiale. E visto che siamo nella patria della ironia sottile e cattiva, l’ambasciata ha preferito ricorrere all’arma che piace tanto ai britannici. Nella nota a verbale inviata al Foreign Office , sempre maestri e professori, la nostra Ambasciata coglie l’occasione per ricordare «che l’Italia è diventata un paese unificato il 17 marzo 1861». Insomma, discriminazione per ignoranza. Qualcuno qui a Londra e dintorni è rimasto fermo all’Ottocento.
Da Il Messaggero apprendiamo le “motivazioni”:
IL RICERCATORE
«Anche a me è capitata la stessa cosa – testimonia Matteo Cadeddu, giovane fisico ora all’Istituto nazionale di astrofisica di Cagliari-, addirittura, dopo che mi avevano chiesto se ero sardo mi hanno pure domandato se mi sentissi più tedesco che italiano e, a dire il vero, la cosa un po’ mi ha infastidito. Mi hanno poi spiegato che è una forma di sondaggio voluto proprio per evitare che vi siano discriminazioni. Le istituzioni inglesi sono obbligate a farlo e i dati vengono utilizzati da un ente esterno che verifica che statisticamente non sia stato rifiutato nessuno per la sua etnia, mah sarà…».
In attesa di saperne di più, Michele La Motta, il docente italiano da 25 anni a Cambridge, sta facendo una sua personale ricerca. Vuole sapere dai suoi amici spagnoli se anche loro sono stati divisi tra galleghi, baschi e catalani.
Si parla, appunto, di lingue (anche se rimane discutibile). Ecco quanto riportato nel sito istituzionale Bradford.gov.uk nella sezione scuole alla voce “Ethnicity and first language codes“:
Tuttavia non è una novità, nulla a che vedere con la Brexit. La stessa tabella, con le stesse voci, è presente nel salvataggio del 2013 del sito inglese su Web.Archive.
Un documento da compilare lo troviamo nel sito della Beths Grammar School pubblicato nel mese di marzo 2016 (PDF):
Dal Messaggero leggevamo:
In attesa di saperne di più, Michele La Motta, il docente italiano da 25 anni a Cambridge, sta facendo una sua personale ricerca. Vuole sapere dai suoi amici spagnoli se anche loro sono stati divisi tra galleghi, baschi e catalani.
Anche per gli spagnoli viene posta la scelta tra il catalano (“Catalan”), il galiziano (“Galician/Galego”) e il basco (“Basque/Euskara”). Non solo, lo stesso discorso viene fatto per le le situazioni linguistiche greche, turche e altre ancora:
Niente di nuovo e polemica inutile.
A proposito di “polemichette”: c’è pure il sardo, ma non c’è il friulano!!!!!
Accidenti a sti inglesi! Mandi mandi!
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