Il 14 settembre avevo inviato questa locandina a diversi amici residenti sul territorio torinese, tra i quali Marco D’Acri (amico di vecchia data), per avvisarli della presenza della nota Gabriella Mereu:
Ebbene si, la Mereu “alla GAM di Torino” dopo un altro “convegno medico” degli scorsi mesi. Ecco quanto riportato da La Stampa il 23 ottobre:
Fondazione Torino Musei si dissocia dall’evento: «Non siamo responsabili di quello che avviene nella sala, per cui è vietato utilizzare loghi e riferimenti di Gam o Fondazione. Ci rivarremo sull’utilizzo improprio della dicitura fuorviante». «E’ un errore che fanno tutti – giustifica Oreste Lo Pomo -: al posto di mettere l’indirizzo corretto, usano via Magenta 31. Ma a livello di contenuti non ci mettiamo naso. Ho ricevuto delle mail dalla Fondazione, in cui mi chiedevano se era possibile utilizzare altre sedi, ma il cliente non è stato d’accordo», rivela Lo Pomo, spiegando che «con loro ho già lavorato, sempre alla presenza della Mereu, e non c’è stato alcun tipo di problema. Pagano pure anticipatamente». Il costo? 250 euro più Iva per due ore. «Utilizzare una struttura di una fondazione pubblica regala una copertura d’immagine inammissibile che gli organizzatori sfruttano», commenta Marco D’Acrì, ex assessore provinciale alla Cultura: «Quella sala non può essere concessa a chiunque», anticipando che «una situazione del genere è passibile di esposto».
Insomma, pagano anticipatamente! Quindi, a rigor di logica, se io volessi fare un evento nella stessa sala per sparlare della GAM lo potrei fare perché tanto pago e loro non mettono il naso nei contenuti?
Resta comunque la scritta GAM in grassetto maiuscolo in bella mostra nel manifesto dell’evento della Mereu, son curioso di sapere come andrà a finire con il “ci rivarremo sull’utilizzo improprio della dicitura fuorviante“.
Sapete di chi parliamo? Lei è quella del “metti una madonna nella tua vagina” per guarire dalla cistite:
Guarire da una cistite semplicemente inserendo in vagina una medaglietta della Madonna. Con questa ricetta la dottoressa Gabriella Mereu, ospite nei giorni scorsi all’Auditorium comunale, ha scandalizzato la comunità di Marano. Durante la serata, organizzata dal Comune, la terapeuta ha esposto i suoi principi di autoguarigione, creando non poco scompiglio tra il pubblico. In particolare, a lasciare basiti i maranesi, la ricetta per guarire dalla vaginite: secondo la dottoressa Mereu, che è un medico chirurgo, per risolvere efficacemente la malattia sarebbe sufficiente inserire in vagina una medaglietta raffigurante la Madonna e recarsi poi a messa. Una “prescrizione” che ha scatenato non solo la reazione del pubblico, che si è subito diviso tra sostenitori e detrattori della dottoressa, ma anche il gruppo “Alternativa democratica” che ieri sera in Consiglio comunale ha presentato un’interpellanza proprio sulla serata intitolata “Terapia verbale”.
Un medico che invita a mettersi una medaglietta raffigurante la Madonna nella vagina è veramente assurdo! Non è tutto però, ecco una breve descrizione da parte del noto Medbunker:
La dottoressa aveva un metodo di cura tutto personale. Medico, omeopata (oserei dire, naturalmente) e odontoiatra, faceva diagnosi con il pendolino, parlava da sola (questo mostravano i video della trasmissione televisiva), “curava” insultando il “paziente”, cantando filastrocche e facendo strani collegamenti tra i sintomi e fattori totalmente estranei, aveva insomma una concezione del tutto personale delle malattie e curava con metodi che definire bizzarri è decisamente poco.
Il 24 ottobre Repubblica e QuotidianoSanità riportano un nuovo capitolo nella storia della Mereu:
L’Ordine dei Medici della provincia di Torino contro Gabriella Mereu, il medico che dice di curare il cancro con le parolacce, annunciata giovedì e sabato prossimi in due incontri alla Gam. Mereu, dicono i medici torinesi, è già stata radiata dall’Ordine dei medici di Cagliari, “ma può continuare a esercitare perché il giudizio di appello non è ancora stato definito”. Per la tutela della salute pubblica, l’Ordine dei medici segnala dunque all’autorità giudiziaria, al Nas e alla finanza le attività della dottoressa Mereu: “abuso della credulità popolare e diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose che creano allarme tra i cittadini“.
“L’Ordine ribadisce – afferma il presidente Guido Giustetto – che la divulgazione di queste pratiche senza base scientifica non può sostituire la medicina ufficiale: come stabilisce con chiarezza l’articolo 15 del Codice di deontologia medica, il medico può farvi ricorso nel rispetto del decoro e della dignità della professione. Inoltre, e questo è l’aspetto centrale della questione, il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia per di più in un contesto di totale asimmetria informativa: il medico ha l’obbligo di capire tempestivamente quando sia il caso di interrompere i metodi non convenzionali eventualmente adottati e di ricorrere tempestivamente agli strumenti della medicina ufficiale, in modo da garantire al paziente le più idonee condizioni di sicurezza ed efficacia della cura. Anche l’articolo 13, a tal proposito, è molto chiaro: il medico non adotta né diffonde pratiche diagnostiche o terapeutiche delle quali non è resa disponibile idonea documentazione scientifica e clinica, valutabile dalla comunità professionale e dall’autorità competente. E ancora il medico non deve adottare né diffondere terapie segrete“.
Ecco, è ora che l’Ordine dei Medici intervenga su certi personaggi.
Aggiornamento 26 ottobre 2016
Comunicato della GAM via Facebook:
Fermo restando che la sala conferenze sita presso la GAM non è gestita dalla Fondazione Torino Musei ma è affidata a un soggetto esterno, che gestisce in autonomia gli eventi non legati alle attività della Fondazione e della GAM, si comunica che la conferenza prevista in data 27 ottobre dalle 20:00 alle 22:00, non avrà luogo presso la sala stessa.
Era ora che la GAM si decidesse a fare qualcosa. Non lo aveva fatto per un evento simile in passato, spero sia la volta buona affinché non capiti più in futuro.
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