Ne hanno parlato in tanti, a partire da Selvaggia Lucarelli. Si tratta di un post pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale di Matteo Renzi con la scritta “Tutte tranne il disabile su Facebook“, post che è stato cancellato, dove sono state pubblicate diverse foto della sua visita ad Alessandria:
La foto col disabile no. Abbiamo il social media manager dell’anno.
Ecco il testo del post cancellato (poi riproposto senza la scritta incriminata):
Tutte tranne il disabile su Facebook
Ad Alessandria sul nuovo ponte di Meier e nella cittadella rifinanziata con il CIPE #avanti
Di quale disabile stiamo parlando? Ecco la foto pubblicata sull’account Flickr di Palazzo Chigi:
Il colpevole di ciò risulta essere Franco Bellacci, segretario particolare del Presidente del Consiglio (scheda dal sito Presidenza.governo.it) che spiega l’accaduto tramite un post sul suo profilo personale:
Sono stato io a fare indicazione di non mettere la foto scattata ad Alessandria con il disabile sulla pagina di Matteo Renzi. È una bella foto, ma temevo le solite accuse di strumentalizzare la disabilità. Tutte le volte che Matteo posta foto con disabile i commenti sono in maggioranza contrari accusandolo di strumentalizzare. Tutto qui.
I commenti restano comunque negativi:
Massimo: “Consiglio anche di non pubblicare tutte quelle foto con un bimbominkia sempre attaccato al cellulare”
Antonio: “Ho stato io” (cit. Zio Michele)
Marco: “VERGOGNATI, dovresti consigliare di censurare le foto di Renzi quando è assieme a Verdini e ad altri loschi personaggi. E nel Pd ve ne sono tanti. Troppi. Tutto qui.”
L’errore è stato proprio quello di riportare nel post tale indicazione, molto chiara. Che tristezza.
Riporto di seguito un pensiero pubblicato su Blastingnews.com dall’amico Iacopo Melio:
Sicuramente, chi non fa qualcosa, chi non lavora né si mette in gioco, non compirà mai alcuno sbaglio, è quindi apprezzabile la rapida spiegazione di Bellaci. Resta il fatto che sarebbe meglio utilizzare le parole con meno leggerezza, eliminando soprattutto certe etichette dal nostro vocabolario, perché la vera “riforma” sociale sta soprattutto nella comunicazione.
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