Il 18 novembre 2016 su Il Fatto QuotiDAINO viene pubblicato un articolo dal titolo “Frosinone. Gli stupra la figlia. Il padre gli dà fuoco al pene” a firma Alvaro Porfido, il quale supera le 5 mila condivisioni Facebook:
Frosinone. Sembra una mattina come tante sotto il cielo laziale, quando M.M (così le iniziali del ragazzo), commette un crimine gravissimo. In via del Gaizo, infatti, attua uno stupro ai danni di una ragazza di vent’anni indifesa, uscita per comprare le sigarette al padre. L’uomo, 56enne compiuti l’altro ieri, si accorge del forte ritardo della ragazza, preoccupato, esce per cercarla. Giunto in via del Gaizo, sente dei rumori, un pianto come di donna, poco dopo incontra la figlia riversa sull’asfalto sporco di sangue. Le chiede subito cosa è successo, come è possibile che si trovi in quello stato. La ragazza, piangendo copiosamente, racconta tutto al padre, racconta, con dovizia di particolari, la ferocia di M.M, già conosciuto nel quartiere per le sue malefatte. A quel punto, nella mente del padre di Sara, così il nome della vittima, scatta qualcosa di strano, un meccanismo perverso di vendetta.
L’uomo giunge a casa del ragazza e dopo avergli cosparso il membro di benzina, gli dà fuoco. Un atto violento, sicuramente non gratuito, ma che ora, causerà molti guai al 56enne. Come ricorda, infatti, l’avvocato Giovanni Pennettide, è sempre sbagliato farsi giustizia da soli: “Il sistema legislativo italiano garantisce una giurisprudenza esauriente. Farsi giustizia privata è sempre un errore. In ogni caso, parliamo di un atto folle, vero, ma scatenato da una reazione immediata dovuta alla vista della figlia appena violentata. Mi batterò strenuamente per il mio assistito”. In città sono in molti ad essersi schierati dalla parte del padre e soprattutto dalla parte del suo gesto. La vendetta veloce è qualcosa che fa gola ai più. Ma ricordate sempre che è necessario mantenere, anche in situazioni borderline come queste, un certo rigore e una certa prontezza mentale. La legge, se ben avviata, farà il suo corso.
Nessun riscontro della storia nelle testate e siti nazionali o locali, c’è da domandarsi dove sarebbe questa “via del Gaizo” a Frosinone e se l’avvocato esista. Il tormentone è lo stesso: “delitto, delinquente, un eroe vendicatore e la giustizia italiana che colpisce quest’ultimo”.
Perché questa cavolata da parte di Alvaro? Non bastano i click delle altre bufaline?