Il 19 dicembre 2016 la pagina Facebook ufficiale del Ministero degli Interni egiziano pubblica un post e un video relativo ad un caso di “fake news”:
La polizia egiziana ha arrestato cinque persone accusate di aver diffuso riprese amatoriali inscenando falsi filmati sulla guerra civile siriana. A parlarne sono stati diversi media occidentali, come il britannico Indipendent. Oggetto principale della contestazione è un video dove appare una bambina con un vestito bianco “insanguinato”, anche se basta veramente poco per accorgersi che non si trattava di sangue vero.
Il gruppo di falsari (composto da un operatore video, i suoi assistenti e i genitori di due bambini) hanno confessato alle autorità di aver pianificato di distribuire il proprio lavoro sui canali Social per far credere agli utenti che fossero riprese effettuate ad Aleppo.
In merito a questa storia il collega Paolo Attivissimo ha pubblicato un “mini-debunking” via Twitter:
1. Girano in Rete delle immagini di una bambina col vestito apparentemente insanguinato. Sono false, e su questo siamo tutti d’accordo.
2. Il fotografo è stato beccato in Egitto insieme ai suoi complici
3. C’è chi sta usando questo episodio per dire che tutte le immagini prodotte su #Aleppo dai media sono false o inattendibili.
4. Questo è un ragionamento illogico: il fatto che una foto sia falsa non significa che lo sian tutte. Le foto vanno autenticate una per una
5. Ci sono foto attendibili (provenienti da fotoreporter di indubbia reputazione), ma ci sono (da sempre) anche le foto fatte da sciacalli.
6. Se non ci sono prove che queste foto false sono state commissionate dai media, un’ipotesi ragionevole è che siano opera di sciacalli.
7. Un falsario professionista non avrebbe usato sangue finto palesemente finto; i media avrebbero commissionato foto meno palesemente false
8. Siete in Egitto; sapete che media pagano x foto-shock. Idea imprenditoriale: prendere bambina, imbrattarla di finto sangue, vendere foto.
9. Prendere un singolo caso come pretesto per dire “tutte le foto dei media sono false” è una cretinata.
10. È come dire “Una volta ho visto del cioccolato confezionato a forma di cacca. Quindi tutte le cacche son di cioccolato! Gnam, gnam!”
11. Fine del mini-debunking.
Le fake news danneggiano tutti. Ne abbiamo di tutti i colori, come le foto dei presunti cristiani bruciati vivi, le foto di presunti immigrati che urinano nelle metropolitane italiane, le foto di una presunta ragazza lapidata in Siria, fino alle foto di presunti bambini palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani. Certe possono essere estremamente pericolose, come quella della “pedo-pizzeria” che ha rischiato di portare alla morte diverse persone negli Stati Uniti, oppure quella che è presente dal 2014 ad oggi nel sito LaFucina (della Casaleggio Associati) del presunto pilota ucraino che avrebbe ammesso di aver abbattuto il 777 della Malaysia Airlines, il tutto fidandosi del post Facebook dello scrittore Nicolai Lilin che scambiò un sito bufalaro per una vera testata giornalistica. Una fake news clamorosa in cui ci cascarono in molti, tanto che il sito bufalaro che la diffuse (il “Wahrheit fuer Deutschland“, tradotto “Verità per la Germania“) dovette correre ai ripari.
Le fake news alterano la percezione della realtà, una realtà che fa già schifo. Non permettono affatto un confronto oggettivo su quanto accade realmente e danno la possibilità a qualunque delle parti di accusare l’altra anche ingiustamente, inventandosene a loro volta delle nuove solo per estrema convinzione (ad esempio sostenere a priori che tutto ciò che viene detto dall’altra parte è una bufala) alimentando ulteriormente il conflitto.
Quando capirete l’importanza di riportare le informazioni correttamente, dopo averle accuratamente controllate invece di operare con penosi copia-incolla di ciò che conviene (e che attira), il contrasto alle fake news farà un passo in avanti. Avete tutti un’enorme responsabilità, sta a voi scegliere da che parte stare.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.