Il 31 dicembre 2016 il solito Tommix (Tommaso Minniti) pubblica un video sul suo canale Youtube per sostenere (con la collaborazione dei suoi amici) la sua “altra verità” sulla strage di Berlino.
L’attentato a Berlino è una fotocopia sbiadita del fake di Nizza.
Ci troviamo ad illustrare l’ennesimo lavoro sporco dei Servizi. Il pupazzo di turno si chiama Anis Amri e ha tutte le carte in regola per incarnare il Capro Espiatorio: confessione, morte e documento d’identità lasciato nel luogo del delitto. E poi i soliti manichini, i crisis actors, le forze dell’ordine che scimmiottano il loro stesso ruolo. Ecco tutte le risultanze che portano ancora una volta a identificare la firma di Stato dietro l’ennesimo fatto di sangue… o succo di lampone, che agirà da paralizzatore del popolo europeo, pronto a lasciarsi dominare dal Nuovo Reich Mondiale del Terrore, Sion.
Secondo Tommix l’attentato a Berlino è una fotocopia riuscita male di quello avvenuto a Nizza, inoltre il fatto non sarebbe stato commesso da un islamista collegato all’Isis perché si trattava di una messa in scena dei servizi segreti con la complicità della polizia tedesca.
Oltre a sostenere che non vi siano prove della morte di Fabrizia Di Lorenzo (ne ho parlato in un precedente articolo), Tommix ritiene che la vittima ceca Nada Cizmar avrebbe aggiornato per l’ultima volta il suo profilo Facebook il primo novembre 2015.
…e poi c’è la ceca Nada Cizmar, una ragazza talmente discreta che ha aggiornato il suo profilo Facebook per l’ultima volta nel novembre 2015.
Non ha senso, infatti entriamo nel campo della privacy di Facebook dove quel post potrebbe essere l’ultimo “pubblico” rispetto ai successivi visibili soltanto agli amici.
Dopo questa parentesi su come funziona Facebook, passo ad altro.
L’impossibile tragitto del camion?
Secondo Tommix è impossibile che il camion seguisse il tragitto presentato nel seguente screenshot:
Seppur un mezzo del genere potrebbe fare percorsi simili in spazi ancor più ristretti, il tragitto sopra riportato esclude la collisione con le bancarelle sulla destra.
Mentre le cronache sostengono che il mezzo sia entrato “dritto” verso il mercatino, ad un certo punto del video sostiene che se fosse andata in quel modo avrebbe trovato una fila di paletti “tutt’ora” intatti. Spero vivamente che quel “tutt’ora” non faccia riferimento a Google Street View, perché la data delle foto è del 2008:
Dopo questa ennesima parentesi, il dato certo è che il mezzo era entrato ben prima del segnale stradale presente nello screen sopra riportato e non si era scontrato contro i paletti adiacenti:
Siccome non ritiene possibile il percorso, la sua “unica soluzione possibile” è che non vi sia stato alcun mezzo in corsa diretto verso il mercatino e che sia stato inserito tramite un’elaborazione digitale nel video ripreso da un auto nella strada vicina (citando poi la bufala dei finti video degli aerei dell’undici settembre).
Guardando meglio, sia la strada che il luogo di entrata, non è difficile intuire un percorso rettilineo anziché curvo come quello illustrato nel video di Tommix.
Non c’è da stupirsi, basterebbe vedere le bancarelle danneggiate all’entrata del mercatino per comprendere che il mezzo seguiva prima un percorso rettilineo per poi curvare verso il corridoio del mercatino, scontrandosi di seguito con le altre bancarelle sulla destra:
Lo scontro con le bancarelle è evidente nella parte frontale del mezzo, dove si sono conficcati alcuni pezzi sempre nella parte destra:
Qualcosa non mi quadra nel “disegnino” del tragitto presente nel video di Tommix, l’avevo già visto da qualche parte. Infatti, il 24 dicembre 2016 lo riportava un altro video (la cosa non mi stupisce, molte delle teorie di complotto che vedo diffondere in Italia dai soliti noti vengono recuperate da altri all’estero). La grafica è la stessa, ma risulta interessante confrontare il video dell’utente Nagham Nagham e quello di Tommix:
Secondo il tragitto riportato nei video di Nagham e Tommix il mezzo sarebbe entrato così:
Il video prosegue con altre “prove” nel tentativo di confermare che il mezzo non si sia scontrato con le bancarelle, ma che sarebbe stato “piazzato” per inscenare il tutto.
Il famigerato paletto non divelto
Ad un certo punto del video riporta la “prova” del famigerato “paletto non divelto”:
Ecco quanto sostiene Tommix:
Se il mezzo pesante si fosse mosso realmente come vogliono farci credere, il paletto sarebbe stato divelto. Comunque sia, Amri avrebbe dovuto prima disattivare il sistema di frenata automatica. In conclusione, l’automezzo è stato piazzato, la scena costruita e quel che vediamo muoversi qui è un becero trucco.
O Tommix e i suoi si fanno ingannare dalla prospettiva, o non ci arrivano o lo fanno apposta. Il mezzo pesante aveva realmente divelto un paletto, ma non quello segnalato nel video che il mezzo aveva appena sfiorato. Di seguito potete vedere con i vostri occhi il paletto colpito e situato sotto il mezzo, presente anche nella foto di quella sera riportata anche nel video di Tommix (bastava aguzzare la vista e illuminare un po’ la scena per vederlo meglio)
Il foro di proiettile “impossibile”
Arriviamo al momento degli esperti di balistica. L’attentatore aveva con se una pistola calibro 22, con la quale aveva colpito alla spalla l’agente scelto Christian Movio procurandogli una ferita superficiale e poco profonda (il proiettile è stato rimosso dopo un intervento di appena 15-20 minuti in anestesia locale) .Il video pone il dubbio sul foro di entrata della divisa dell’agente Christian Movio.
La pistola usata da Amri è la seguente, una “Erma EP 552 cal. 22 Long Rifle” come riportato nelle foto dei media e confermato dal perito balistico Massimiliano Burri:
E’ una pistola dalle piccole dimensioni e dal piccolo calibro l’arma che ha ferito il polizziotto nello scontro a fuoco di Sesto San Giovanni. «Si tratta di un’Erma EP 552 cal. 22 Long Rifle – spiega Massimiliano Burri, perito balistico ed esperto di armi – E’ una pistola di fabbricazione tedesca-occidentale di fine anni 70′. Fa parte della cosidetta fascia economica relativa al mercato delle armi».
La caratteristica di questa pistola sono le ridotte dimensioni che le permettono il porto dissimulato sotto i vestiti. Anche per questo il terrorista è riuscito a estrarla e a sparare un colpo rapidamente. «Il calibro 22 L.R. – continua il perito balistico – ovvero 5,6 mm. è impiegato generalmente per il tiro a segno nei poligoni, anche se in questa conformazione, ovvero impiegato in un’arma di piccole dimensioni, puo’ diventare micidiale vista la facilità d’uso: rinculo inesistente ed estrema occultabilità. Queste sono armi ormai da collezione o che solitamente venono ereditate. In questo caso la pistola in possesso di Anis Amri è stata sicuramente reperita sul mercato clandestino. Molto probabilmente rubata. Le leggi sul possesso delle Armi in Germania, come in Italia, sono molto rigide – conclude Burri – Quasi sicuramente la piccola pistola è il provento di un furto in abitazione o proviene da un mercato clandestino straniero».
Tommix si affida ad un video dell’account Youtube “Alberto C” dove viene usato come bersaglio un pezzo di legno (abete), ma di fatto il materiale è ben diverso da quello di una divisa, per non parlare della distanza di sparo (nel video di “Alberto C” si parla di 90 metri) e la direzione (rettilinea tra canna e bersaglio). Ecco il foro nel dettaglio nella foto presente su La Stampa, ben visibile contrariamente a come è stato posto nel video:
Perché il foro ha una forma tendente ad un ovale piuttosto che circolare? Tali forme sono dovute ad un entrata obliqua del proiettile, non diretta come nel video di “Alberto C”.
Come possiamo valutare la dimensione del foro? Vediamo i gradi della divisa dell’agente scelto Movio, i quali misurano 5.50 cm di larghezza:
Conoscendo la dimensione dei gradi è facile calcolare anche la dimensione del foro e constatare che combaci con quella di una calibro 22.
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