Il 5 gennaio 2016 l’articolo di Repubblica.it, dal titolo “Effetto Brexit sui treni in Uk: tariffe sei volte più alte che nel resto d’Europa“, riporta quanto segue:
MILANO – L’erba del vicino non è sempre più verde. Mentre in Italia i pendolari liguri protestano contro l’aumento del 5% dei biglietti e degli abbonamenti ferroviari regionali ai “colleghi” britannici non va meglio. Dopo l’ultimo aumento dell’inflazione che ha fatto salire il prezzo delle tariffe, i passeggeri delle ferrovie della Gran Bretagna subiranno una nuova ondata di incrementi. Un +2,3 per cento che farà pagare ai passeggeri delle ferrovie inglesi fino a sei volte di più rispetto ai viaggiatori nel resto d’Europa, Italia inclusa. Tariffe che, tra l’altro, sono salite inesorabilmente da quando il governo di Margaret Thatcher ha privatizzato le ferrovie.
Qualcuno ha pensato che Repubblica abbia “copiato” dal Guardian e dall’articolo del 4 gennaio 2016 intitolato “UK rail passengers ‘hit six times harder’ on fares than European travellers”. Effettivamente capita a molti leggere un articolo pensando sia attuale e non rendendosi conto che sia dell’anno precedente (non avete idea di quante segnalazioni mi arrivano dove rispondo “è dell’anno scorso” o “è di due anni fa“), ma una notizia simile è apparsa il 3 gennaio 2017 sull’Indipendent, nell’articolo “British rail passengers spend six times more on train fares than European counterparts“, e sul solito Daily Mail, nell’articolo “Britons spend six times more on rail fares than Europeans do: Commuters spending a seventh of their income on travelling to work“. A parlare di rincari è anche il sito della BBC nell’articolo del 2 gennaio 2017 dal titolo “Train fares rise by an average of 2.3%“, il quale confermerebbe il dato riportato da Repubblica in merito alla percentuale del rincaro. Tutto questo potrebbe facilmente scagionare Repubblica dall’aver ripreso un articolo dell’anno scorso come fonte, anche perché riporta al pari dei recenti articoli britannici le dichiarazioni di Lianna Etkind, dell’associazione Campaign for Better Transport, al contrario dell’articolo del Guardian.
Ecco i dati presenti sul sito Actionforrail.org nell’articolo “Uk commuters pay up to 6 times more on rail fares than their european counterparts“:
Repubblica riporta anche le analisi a firma Richard Westcott pubblicate nell’articolo della BBC:
Ma perché in Gran Bretagna prendere il treno costa molto di più? Lo spiega Richard Westcott, corrispondente della Bbc: “Le tariffe sono aumentate del 25% dalla metà degli anni 90, perché i governi che si sono succeduti hanno cambiato la proporzione del costo del servizio pagato dai passeggeri”. Prima era del 50%, ora è intorno al 70%. Ciò vuol dire che il trasporto ferroviario viene pagato in gran parte da coloro che lo utilizzano e meno dagli altri cittadini, tramite le tasse, che invece non lo prendono.
Basta leggere queste poche righe per comprendere che parlare di Brexit sia fuori luogo, inoltre che le tariffe fossero alte fino a 6 volte in più rispetto al resto d’Europa lo si sapeva dall’anno scorso. Un titolo, quello di Repubblica, che fa cadere in inganno i lettori (siamo a conoscenza dei soliti noti che leggono solo il titolo e non il resto).
Aspetterei ancora per vedere i reali effetti della Brexit.
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