In un articolo di Repubblica del 6 febbraio 2017 si parla di Alessandra, un’italiana che sarebbe rimasta bloccata per ore alla frontiera americana perché possedeva nel suo passaporto un vecchio visto per la Libia:
È accaduto ad Alessandra, che preferisce che il suo cognome non venga usato. Teme le conseguenza di quando avrà bisogno nuovamente di passare per gli Stati Uniti. La sua vacanza è agli sgoccioli. Di primo mattino arriva all’aeroporto di Guanacaste-Liberia per il check-in. Alla compagnia aerea americana la informano che c’è un problema e pertanto le possono dare la carta d’imbarco solamente fino ad Atlanta. Lì dovrà fare dogana e presentarsi nuovamente per il check-in per Londra. Alle 8 del mattino l’aereo decolla e poco prima delle 13 atterra negli Usa all’aeroporto internazionale Hartsfield-Jackson.
Al controllo passaporti c’è una lunga coda perché pochi giorni prima, il 27 gennaio, Trump aveva dato ordine che scattasse il divieto d’ingresso a persone provenienti da sette paesi a maggioranza islamica. La direttiva è chiara ma il modo in cui renderla operativa no. Quando è il turno della giovane professionista veneta l’agente della polizia di frontiera sfoglia il passaporto italiano e nota vari visti di paesi arabi. Si sofferma su uno in particolare. “Questo è un visto della Libia“, e scompare per alcuni minuti col passaporto. Si ripresenta con due poliziotti che mettono le manette ai polsi di Alessandra senza alcuna spiegazione.
[…]
La sua attività più recente è presso una società veneta che opera molto all’estero. Viaggia moltissimo anche in paesi come l’Iran e il Sudan. E in passato per lavoro aveva vissuto per un anno e mezzo in Libia.
[…]
La sua identità incomincia a essere messa a fuoco solo dopo l’intervento di un avvocato in Veneto e dopo una serie di telefonato a un familiare, all’attuale datore di lavoro e al datore di lavoro precedente. Ci vorranno ancora alcune ore prima che alla ragazza venga dato il via libera, ma nel frattempo hanno annullato il suo permesso ESTA che esclude gli europei dal bisogno di un visto Usa. Le danno un visto temporaneo che le dà giusto il tempo di comprare un nuovo biglietto direttamente per l’Italia avendo perduto la coincidenza. Paga un migliaio di dollari per una sola andata ma non prima di avere ricevuto una sorprendente richiesta: le autorità americane chiedono 2850 dollari per avere fatto perdere tempo alla polizia di frontiera. Quest’ultima non stava facendo altro che eseguire gli ordini di Trump: proteggere gli americani dal rischio di potenziali terroristi.
Una storia quasi surreale. Dobbiamo tornare sul cosiddetto “Muslim ban” (nota a fine articolo), l’ordine presidenziale di Donald Trump intitolato “Protecting the Nation from foreign terrorist entry into the United States” (PDF):
(c) To temporarily reduce investigative burdens on relevant agencies during the review period described in subsection (a) of this section, to ensure the proper review and maximum utilization of available resources for the screening of foreign nationals, and to ensure that adequate standards are established to prevent infiltration by foreign terrorists or criminals, pursuant to section 212(f) of the INA, 8 U.S.C. 1182(f), I hereby proclaim that the immigrant and nonimmigrant entry into the United States of aliens from countries referred to in section 217(a)(12) of the INA, 8 U.S.C. 1187(a)(12), would be detrimental to the interests of the United States, and I hereby suspend entry into the United States, as immigrants and nonimmigrants, of such persons for 90 days from the date of this order (excluding those foreign nationals traveling on diplomatic visas, North Atlantic Treaty Organization visas, C-2 visas for travel to the United Nations, and G-1, G-2, G-3, and G-4 visas).
Si parla di “immigrant” e “nonimmigrant“, ma è bene chiarire il significato di queste due parole. Per “immigrant” si intendono tutti coloro che posseggono un permesso di residente permanente negli Stati Uniti (es. titolare della “Carta verde”), mentre per “nonimmigrant” coloro che posseggono un permesso temporaneo (per turismo, affari, studio o anche lavoro temporaneo). L’ordine presidenziale, comunque, è molto vago e ampio nella sua applicazione, nonostante le “precisazioni” o “linee guida” pubblicate nel sito dell’US Customs and Border Protection (formato PDF – anche dal mio sito) in seguito all’intervento dei giudici federali:
5) What is the process for considering an individual for an exemption under the Executive Order
Senior DHS personnel can review individual cases and grant exemptions on a case-by- case basis if that individual’s admission to the United States falls within the parameters of the Executive Order. CBP is processing exemptions consistent with the Secretary’s guidance
6. Does “from one of the seven countries” mean citizen, national or born in?
Travelers are being treated according to the travel document they present.
7. How does the lawsuit/stay affect DHS operations in implementing this executive order?
The Department of Homeland Security will continue to enforce all of President Trump’s Executive Orders in a manner that ensures the safety and security of the American people. President Trump’s Executive Orders remain in place—prohibited travel will remain prohibited, and the U.S. government retains its right to revoke visas at any time if required for national security or public safety. President Trump’s Executive Order affects a minor portion of international travelers, and is a first step towards reestablishing control over America’s borders and national security.
Al punto 5 si dichiara che il personale del DHS (Department of Homeland Security) può esaminare caso per caso l’ingresso di un individuo che rientri nei parametri dell’ordine presidenziale. Al punto sei si precisa che ogni viaggiatore sarà considerato in base al documento che presenteranno alle autorità americane. Al punto 7 viene ribadito il rispetto degli ordini presidenziali di Donald Trump garantendo il diritto al personale del DHS di operare e revocare visti in qualsiasi momento se questo possa risultare necessario a garantire la sicurezza nazionale.
Come potrete ben comprendere, risulta praticamente discrezionale l’operato del personale del DHS. Il passaporto di Alessandra possedeva un visto per la Libia e, seppur non provenisse dal Paese colpito dal cosiddetto “Muslim ban” (Guanacaste-Liberia è in Costa Rica), questo potrebbe essere bastato ai responsabili della sicurezza per negarle il proseguimento del viaggio trattenendola per i controlli che reputavano necessari.
AGGIORNAMENTO 1
Ci si porge la domanda se Alessandra avesse avuto l’ESTA (“Electronic System for Travel Authorization“) mentendo sui paesi che avrebbe visitato in precedenza. Al momento della pubblicazione dell’articolo ne avevo tenuto conto, anche dopo aver letto un articolo del The Guardian in merito ad una decisione dell’amministrazione Obama, per i motivi che andrò ad illustrare.
La decisione presa dall’amministrazione Obama (nel dicembre 2015) riguardava paesi come Iran, Iraq, Siria, Sudan, Somalia, Yemen e la Libia (la lista fu aggiornata nel 2016). La condizione legata all’ESTA riguardava il possesso della nazionalità di quei paesi o di avervi soggiornato nei cinque anni precedenti al provvedimento:
The rules, which took effect on Thursday, create new visa requirements for dual nationals and anyone who has traveled to those countries in the last five years. Many Europeans enjoy visa-free travel to the US. Should they have dual citizenship or have traveled to Iran, Iraq, Syria or Sudan, they will require new permits.
Questa informazione è confermata, in data 18 febbraio 2016, nel sito del DHS:
DHS Announces Further Travel Restrictions for the Visa Waiver Program
Release Date:
February 18, 2016
For Immediate Release
DHS Press Office
Contact: 202-282-8010
WASHINGTON—The Department of Homeland Security today announced that it is continuing its implementation of the Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act of 2015 with the addition of Libya, Somalia, and Yemen as three countries of concern, limiting Visa Waiver Program travel for certain individuals who have traveled to these countries.Pursuant to the Act, the Secretary of Homeland Security had sixty days to determine whether additional countries or areas of concern should be subject to the travel or dual nationality restrictions under the Act. After careful consideration, and in consultation with the Director of National Intelligence and the Secretary of State, the Secretary of Homeland Security has determined that Libya, Somalia, and Yemen be included as countries of concern, specifically for individuals who have traveled to these countries since March 1, 2011. At this time, the restriction on Visa Waiver Program travel will not apply to dual nationals of these three countries. DHS continues to consult with the Department of State and the Office of the Director of National Intelligence to develop further criteria to determine whether other countries would be added to this list.
Sul sito della Polizia di Stato italiana leggiamo:
Coloro i quali hanno viaggiato in Libia, Somalia, Yemen, Sudan, Siria, Iran ed Iraq dopo il 1° marzo 2011 devono fare domanda di visto USA in quanto non possono registrarsi con ESTA. Qualora il viaggio sia avvenuto per motivi ufficiali, è possibile registrarsi con ESTA rispondendo alle domande relative al viaggio intercorso dopo il primo marzo in uno dei sette paesi sopra menzionati: in caso di diniego della registrazione ESTA, si dovrà procedere alla domanda di visto USA.
L’ESTA ha una durata di due anni per più di un viaggio:
Your ESTA authorization is generally valid for multiple trips over a period of two years (starting the date that you are approved) or until your passport expires, whichever comes first*. This means that as long as you received an ESTA authorization to travel, you do not have to reapply during the validity period.
[…]
*If you obtain a new passport or change your name, gender or country of citizenship, you will be required to apply for a new travel authorization. This is also required if one of your answers to any of the VWP eligibility questions changes. The associated fee of $14 will be charged for each new application submitted.
Secondo la storia riportata da Repubblica, Alessandra viaggiava molto per lavoro e l’ESTA poteva essere stato richiesto prima del provvedimento dell’amministrazione Obama (dicembre 2015/gennaio 2016). L’ESTA venne revocato a coloro che possedevano una delle nazionalità citate nella lista (“Beginning January 21, 2016, travelers who currently have valid Electronic System for Travel Authorizations (ESTAs) and who have previously indicated holding dual nationality with one of the four countries listed above on their ESTA applications will have their current ESTAs revoked“), ma non risulta dall’articolo di Repubblica che Alessandra ne fosse in possesso. Inoltre, poteva aver soggiornato in Libia (o in un altro paese della lista) precedentemente alla data del primo marzo 2011 e segnato sul passaporto italiano che ha una validità di 10 anni in seguito all’art. 24 comma 2 della legge 16 gennaio 2003 (il passaporto era valido e poteva essere stato rilasciato, ad esempio, tra il 2008 e inizio 2011).
Le condizioni sul caso in esame potrebbero essere tre:
- era già in possesso dell’ESTA prima del provvedimento dell’amministrazione Obama e lo aveva richiesto regolarmente;
- ha richiesto l’ESTA in seguito al provvedimento dell’amministrazione Obama in maniera regolare, soggiornando in Libia (o uno dei paesi della lista) precedentemente alla data del primo marzo 2011;
- ha richiesto l’ESTA in seguito al provvedimento dell’amministrazione Obama soggiornando il Libia dopo la data del primo marzo 2011, mentendo alle autorità americane.
Il periodo di permanenza in Libia (così come per altri paesi della lista) non viene fornito nella storia di Alessandra su Repubblica, ma questo mio articolo spiega come sia possibile che un italiana possa essere stata bloccata secondo l’attuale situazione e tenendo conto che fosse in possesso dell’ESTA prima del provvedimento dell’amministrazione Obama.
Nel caso di Zerocalcare, lui stesso racconta di essere stato in almeno uno dei paesi citati dal provvedimento dell’amministrazione Obama successivamente alla data del primo marzo 2011 e doveva richiedere l’ESTA.
AGGIORNAMENTO 2
Dal documento del 18 febbraio 2016 pubblicato sul sito del DHS leggiamo:
WASHINGTON—The Department of Homeland Security today announced that it is continuing its implementation of the Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act of 2015 with the addition of Libya, Somalia, and Yemen as three countries of concern, limiting Visa Waiver Program travel for certain individuals who have traveled to these countries.
In una delle sezioni del The Guardian, e in alcuni siti di eventi e viaggi, leggiamo:
From 21 January 2016 most people who have travelled to Iran, Iraq, Sudan, or Syria since March 2011, or are dual nationals of these countries, will no longer qualify for entry under the Visa Waiver Programme and existing ESTAs could be revoked. You will instead need to apply for a visa from the nearest US Embassy or Consulate.
Si parla di possibili limitazioni. Tuttavia, sempre all’interno del documento pubblicato sul sito del DHS troviamo un link verso un documento del 21 gennaio 2016 (quindi precedente) che riporta quanto segue:
WASHINGTON—The United States today began implementing changes under the Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act of 2015 (the Act). U.S. Customs and Border Protection (CBP) welcomes more than a million passengers arriving to the United States every day and is committed to facilitating legitimate travel while maintaining the highest standards of security and border protection. Under the Act, travelers in the following categories are no longer eligible to travel or be admitted to the United States under the Visa Waiver Program (VWP):
- Nationals of VWP countries who have traveled to or been present in Iran, Iraq, Sudan, or Syria on or after March 1, 2011 (with limited exceptions for travel for diplomatic or military purposes in the service of a VWP country).
- Nationals of VWP countries who are also nationals of Iran, Iraq, Sudan, or Syria.
These individuals will still be able to apply for a visa using the regular immigration process at our embassies or consulates. For those who need a U.S. visa for urgent business, medical, or humanitarian travel to the United States, U.S. embassies and consulates stand ready to process applications on an expedited basis.
Questo documento iniziale sostiene chiaramente che i viaggiatori che rientrano nell’elenco sottostante, come coloro che hanno soggiornato in uno dei paesi della lista (nota: in seguito furono inseriti paesi come la Libia), non vengono ritenuti idonei a viaggiare o essere ammessi negli Stati Uniti. Questo farebbe pensare che vi sia stato proprio uno “stop” di tutti gli ESTA rilasciati ai viaggiatori che riportassero le condizioni poste dal provvedimento dell’amministrazione Obama, ma rimane il dubbio su come possa essere verificabile se tra le domande compilate in precedenza per i loro ottenimento non vi era quella relativa al soggiorno nei paesi della lista (nel caso di Zerocalcare la domanda c’era).
Dei controlli potrebbero essere stati fatti, in base ai voli effettuati da stranieri diretti verso gli Stati Uniti da quei paesi, ma a quel punto vi sarebbe stato un avviso da parte delle autorità come si potrebbe intuire sempre dal documento del 21 gennaio 2016:
Any traveler who receives notification that they are no longer eligible to travel under the VWP are still eligible to travel to the United States with a valid nonimmigrant visa issued by a U.S. embassy or consulate. Such travelers will be required to appear for an interview and obtain a visa in their passports at a U.S. embassy or consulate before traveling to the United States.
Insomma, nel caso l’italiana della storia riportata da Repubblica non avesse ricevuto una notifica potrebbe aver viaggiato pensando di non essere colpita dal provvedimento dell’amministrazione Obama.
Ribadisco che senza informazioni più dettagliate non è possibile fare un resoconto certo al 100%, si può andare solo a condizioni, così come ribadisco che questo mio articolo spiega come sia possibile che un italiana possa essere stata bloccata secondo l’attuale situazione e tenendo conto che fosse in possesso dell’ESTA prima del provvedimento dell’amministrazione Obama.
Se i lettori hanno ulteriori informazioni a riguardo son ben felice di aggiornare l’articolo al fine di fornire una visione più concreta dei fatti.
NOTA – C’è da precisare che chiamarlo “Muslim ban” non è corretto, siccome si riferisce ad un numero limitato di paesi a maggioranza musulmana, mentre non c’è il blocco per l’Arabia Saudita, la Turchia e altri ancora. Uso quel nome siccome viene usato per descrivere l’ordine presidenziale, niente di più.