Il 7 febbraio 2017 dal Blog di Twitter viene pubblicato un post dal titolo “An Update on Safety“, il quale annuncia alcune novità della piattaforma per contrastare l’incitamento all’odio e il cyberbullismo:
Making Twitter a safer place is our primary focus. We stand for freedom of expression and people being able to see all sides of any topic. That’s put in jeopardy when abuse and harassment stifle and silence those voices. We won’t tolerate it and we’re launching new efforts to stop it.
Building on the work we began in November, we’re continuing to work on ways to give people more control over what they see on Twitter. Last week, we introduced an improvement to reporting abusive Tweets that gives people experiencing targeted harassment more ways to report it.
Nello specifico, il primo tassello utile per questa operazione è quello di impedire la creazione di nuovi account da parte di coloro che sono stati sospesi definitivamente, in particolar modo verso gli account creati appositamente per molestare gli altri utenti:
Stopping the creation of new abusive accounts:
We’re taking steps to identify people who have been permanently suspended and stop them from creating new accounts. This focuses more effectively on some of the most prevalent and damaging forms of behavior, particularly accounts that are created only to abuse and harass others.
Un caso assai noto riguarda il “ban” permanente di Milo Yiannopoulos (blogger editore del sito Breitbart), il quale venne accusato di aver pesantemente molestato, incitando i suoi seguaci, l’attrice Leslie Jones.
Ok I have been called Apes, sent pics of their asses,even got a pic with semen on my face. I’m tryin to figure out what human means. I’m out
È innegabile che gli utenti possano esprimere una loro opinione, ma un conto è la libertà di espressione e un altro è l’insulto, l’incitamento all’odio e alla violenza. Il problema è educativo e culturale, la Rete ha fatto uscire allo scoperto il lato più oscuro delle persone per lo più convinte che attraverso di essa ci sia una “totale libertà” di azione “garantita” soprattutto attraverso il cosiddetto “anonimato“:
Online si possono riscontrare casi in cui persone, “protette” da un nickname, molestino un determinato target a seconda delle situazioni. Nonostante vengano bloccate dall’utente molestato non gettano la spugna e utilizzano secondi e terzi account in loro possesso, a volte usati in contemporanea per dar forza all’attacco.
In questi casi questi individui vengono definiti o si autodefiniscono “troll”, pensando che basti questo come “giustificazione” per poi tentare di addossare delle colpe alla persona presa di mira (es. “è caduta nel tranello del troll, che sfigata!“). Non tutti sono capaci difendersi da loro o capaci di ignorarli, in particolar modo quando questi si muovono in “branco” e i loro attacchi si dimostrano veri e propri atti di bullismo. Insomma, facciamo attenzione a non ritenere che la colpa sia della vittima e non del bullo.
Tornando al controllo di Twitter per impedire la creazione di ulteriori account, è tutto un po’ fumoso. Ritengo sia un errore pensare di utilizzare algoritmi per la loro individuazione per il semplice fatto che le persone che vogliono proseguire il loro operato a tutti i costi potranno trovare sempre una scappatoia. Inoltre, a seconda del tipo di algoritmo usato, una volta scoperto il meccanismo potrebbe essere usato contro gli utenti che non hanno colpe.
Personalmente ritengo che gli account dovrebbero essere certificati, legati ad un identità chiara e definita, che possa operare sulla piattaforma anche con l’utilizzo di un nickname, ma che di fronte a determinate violazioni (anche delle leggi vigenti) si possa operare in difesa degli utenti molestati e in totale collaborazione con le autorità competenti.
In merito alla sospensione degli account e alla rimozione dei contenuti da loro pubblicati, ritengo che non debbano essere rimossi se non per esplicita richiesta della persona molestata. Bisogna ricordare, inoltre, la vigliaccheria di certi personaggi che di fronte ad una denuncia (annunciata o “annusata”) si auto sospendono rallentando eventuali indagini da parte delle forze dell’ordine, ma si spera che in queste occasioni ci sia la massima collaborazione da parte della piattaforma.
Ci sarà sempre qualcuno contrario a queste misure di tutela, ma ricordo che Twitter è un luogo “pubblico” gestito da una società privata e libera di operare come meglio crede per la tutela della sua stessa piattaforma e dei suoi utenti.
In merito a tutto ciò sono stato intervistato da Giulia Santerini per RepTV:
David Puente, debunker titolare di un blog antibufale molto seguito, è uno dei quattro consulenti della presidente della Camera Laura Boldrini per un progetto culturale di sensibilizzazione contro le notizie false che viaggiano sul web. Commenta la nuova policy di Twitter contro i falsi account così: “Sarebbe stato meglio impedire agli utenti di aprire più account con sotterfugi e pretendere una certificazione dell’identità dell’iscritto, anche se sceglie un nick name”. Quanto alle fake news, osserva: “Sono contro ogni censura, ma per il vaglio di ogni caso con la ricostruzione di ogni passaggio vero e falso, tutto deve restare a memoria di un errore. Gli algoritmi possono essere aggirati, l’unica soluzione è spingere le persone a leggere con il cervello”
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.