Ormai è passato un anno o poco più dalla prima volta che mi ero occupato del sito bufalaro “Gazzetta della Sera”. Lo tenevo d’occhio, così come per tanti altri siti, ma qualcosa non quadrava e decisi di approfondire.
Una ricerca durata mesi, di cui avevo fatto un piccolo accenno nel mio intervento presso la Camera dei Deputati, pubblicata assieme a Paolo Attivissimo il 16 dicembre scorso. Al sito Gazzetta della Sera si collegavano numerosi siti internet, tra i quali anche il bufalaro LiberoGiornale che diffuse pochi giorni prima del Referendum Costituzionale la bufala dei “35 esponenti del PD arrestati per aver falsificato 2 milioni di voti“, lo stesso sito che diffuse la prima grossa bufala sul neo Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Come avrete capito la mia ricerca non si basa soltanto su LiberoGiornale, ma è giusto raccontare alcuni elementi (oltre a quanto riportato nell’articolo di Paolo e che sono una piccola parte di tutto il lavoro svolto) per comprendere alcuni aspetti di questa Rete.
Partiamo comunque dalla società a responsabilità limitata unipersonale bulgara “Edinet Ltd“, fondata dall’italiano Matteo Ricci Mingani (info qui – PDF), la quale dichiara di occuparsi di “Gestione, amministrazione e sviluppo siti internet. Gestione amministrazione sviluppo e distribuzione servizi editoriali, blog, giornali on line. Creazione, amministrazione, sviluppo creazione e promozione servizi pubblicitari“. L’immagine sottostante mostra i collegamenti, spiegati nell’articolo di Paolo, tra la società italo/bulgara e una serie di siti dei quali alcuni bufalari, altri clickbaiting e altri di informazione generalista.
Nell’inchiesta avevamo raccontato solo una parte, in realtà c’era molto di più. Perché non pubblicarla per intero? Per due semplici motivi: scrivendo troppo avremmo scoraggiato la lettura, ma allo stesso tempo avremmo tenuto in serbo altro materiale per rispondere a tono ad eventuali reazioni e smentite.
In realtà questa Rete era molto più ampia, c’erano molti altri siti ad essa collegata. Ad esempio non c’era Ilquotidaino.com, collegato tramite il codice Edinet, ma che stranamente venne sospeso assieme agli altri. Curioso, non pensate?
Non solo, la Rete si allarga ulteriormente grazie ad un account Adsense:
Smentite ce ne furono, come possiamo vedere dall’intervista rilasciata dal proprietario di Gazzetta della Sera e Liberogiornale, Matteo Ricci Mingani:
Lei cosa risponde alle accuse di Attivissimo e Puente?
“Ho già girato tutto agli avvocati. Farò querela? Non so ancora di preciso, in qualche modo procederemo. Io non c’entro nulla con questi. La mia è un’agenzia di server web, quindi mi occupo solo di preparare software, gestire WordPress e di altri aspetti tecnici. Insomma: offro un pacchetto con tutto il necessario per poter pubblicare, ma non sono responsabile di quello che pubblicano. Se l’autorità giudiziaria dovesse chiedermeli, sono pronto a far vedere i contratti e dare nomi e cognomi dei proprietari dei siti in questione”.Questi siti, però, “ospitano i banner pubblicitari di Edinet con l’account kontrokultura”, gruppo da lei rilevato – scrive Attivissimo.
“Faccio anche da agenzia pubblicitaria, che distribuisco con il marchio Edinet.adv. I miei banner vanno su oltre 400 siti, magari fossero tutti miei”.
Le Iene si erano interessate all’inchiesta pubblicata il 16 dicembre, soprattutto perché avevamo annunciato una seconda parte per raccontare ciò che ho riportato in questo articolo e altro ancora (già, c’è ancora tanto). Incontrato Matteo Viviani a Udine, pochi giorni dopo l’incontro in Svizzera con il collega Paolo Attivissimo, gli illustrai tutto il materiale spiegandogli nei minimi dettagli le connessioni legate alla Rete di Mingani.
Durante la puntata di questa sera, 15 febbraio 2017, è andato in onda il servizio dove raccontiamo l’inchiesta, ma soprattutto l’intervista di Viviani a Mingani. Alla fine ha dovuto ammettere che c’era lui dietro ai siti come Gazzetta della Sera e Liberogiornale di averci guadagnato. Pensate che prima negava tutto e annunciava querela se qualcuno lo sosteneva:
Insomma, lei non ci sta a essere definito il fabbricante di bufale.
“Il mio legale è pronto a denunciare chi lo afferma”.
Si farà denunciare dal suo legale?
Il pretesto per aver creato una Rete del genere è veramente eccezionale: fare un libro per raccontare come la gente crede alle bufale (ma Le Iene spiegano, con le interviste, che si tratterebbe soltanto di un’idea ancora da realizzare). Non serviva fare tutto questo per dimostrare ciò, sono anni che lotto contro le bufale di ogni genere e bastava vedere quello che già c’era e c’è ancora. Se volete leggere qualcosa a riguardo c’è il libro “Misinformation” del collega Walter Quattrociocchi!
A Le Iene ha ammesso tutto, sappiatelo! Non fatevi prendere per i fondelli dai siti bufalari e da queste persone che le fabbricano per monetizzare.
Ah, certo: non ho finito. Alla prossima!
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