Google Adsense rimuove i banner da Voxnews. Le segnalazioni servono

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Da molto tempo ormai il proprietario di Voxnews manteneva il proprio sito grazie ai banner pubblicitari forniti da Google Adsense nonostante qualche sporadica segnalazione effettuata negli anni passati. Non bastava una segnalazione come le altre, bisognava raccogliere un buon numero di prove che dimostrassero le diverse violazioni del regolamento di Google Adsense. Sono andato a leggermi decine di articoli, svolgendo diverse ricerche all’interno dello stesso sito per ritrovare contenuti degli anni passati che mi erano rimasti in mente, superare un mal di stomaco e confezionare il tutto pubblicando anche un video che permettesse una più facile consultazione del lavoro svolto.

C’era tanto altro materiale da citare, ma era troppo. C’erano anche articoli che sfruttavano persino video “porno” per riportare storielle razziste confezionate ad arte, ma anche attività diffamatorie come quella recente riguardante il corazziere di colore associato all’Isis sul quale l’Arma dei Carabinieri dovrebbe farsi sentire.

Due settimane fa avevo avvisato il mio contatto presso Google informandolo che stavo lavorando a questo “dossier“. L’interesse c’era, voleva saperne di più. Risulta ovvio che non possano controllare ogni singolo sito web presente nelle loro piattaforme, non è facile dover poi decidere sul da farsi. Una volta pubblicato inviai il tutto a lui e ad altri protagonisti del settore nella speranza di fare più “rumore” possibile.

Ricordo che durante il tavolo di lavoro sul tema “Fake news” tenutosi alla Camera dei Deputati ho avuto modo di discutere e ascoltare le diverse posizioni dei presenti, anche in merito all’operato di certe realtà online che sfruttano la credulità degli utenti per diffondere odio. C’è stato un impegno concreto da parte di Google, qualcosa stavano già facendo, oggi ho avuto l’ennesima conferma: in seguito alla mia segnalazione di settimana scorsa il sito xenofobo estremista si è visto togliere la monetizzazione. Grazie!

Ora attendiamo che si muovano altri protagonisti, magari altri dei presenti al tavolo di lavoro tenutosi alla Camera dei Deputati.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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