Avete presente il noto marchio Ray-Ban? Esistono numerosi siti internet che utilizzano il brand per raggirare gli utenti vendendo loro prodotti contraffatti o semplicemente il nulla, portandosi a casa un bel gruzzolo. È una questione non solo di tutela del consumatore, ma anche di reputazione.
Avete presente quei siti internet di “informazione alternativa” o “bufalari” che sfruttano i nomi delle testate giornalistiche italiane, storpiando i loro nomi o abusando del loro logo eventualmente modificato ad arte? Tantissimi utenti confondono ancora “Il Fatto Quotidaino” con “Il Fatto Quotidiano“, come accadeva in passato con “Il Giomale” e “Il Giornale“, leggendo e condividendo i loro contenuti non solo fasulli, ma anche diffamatori (ricordiamo “Il Giornale News“).
Queste attività non aiutano affatto e danneggiano la reputazione, già critica, delle testate giornalistiche. Quante di queste stanno operando per difendersi?
Ho appena riportato uno screenshot della Home Page di Repubblica.it, che riconoscete immediatamente grazie al logo sopra riportato “La Repubblica.it“. Ora vi mostro questo logo:
Già, vi viene in mente Repubblica.it, il sito citato in precedenza. Tuttavia è presente in un altro sito chiamato Repubblicaonline.it che sfrutta palesemente la reputazione della nota testata per diffondere contenuti di ogni genere.
Eppure è molto semplice fermare certe attività e conoscere i proprietari di tali domini. Un whois rivela il nome e cognome, possiamo anche riscontrare il server dove è situato e, se in Italia, far intervenire le autorità competenti se necessario. Quando attueranno le stesse modalità di Ray-Ban e altri marchi famosi?
Il problema è che certe testate giornalistiche diffondono già “cose” utili al clickbait (come di recente Il Corriere della Sera) mettendosi allo stesso livello di certi siti. Così è inevitabile che qualche utente ragioni li considerino alla pari e un giorno citati da “Ah ma non è Lercio“.
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