Il 15 agosto 2017 viene pubblicata la foto di un articolo di giornale dal titolo “Sono i genitori più istruiti a non vaccinare i figli” ottenendo 2000 condivisioni:
Mentre sul cartaceo si legge “Sono i genitori più istruiti a non vaccinare i figli“, l’articolo originale di Davide Vicedomini riporta un titolo diverso online: “Effetto bufale in rete: sono i genitori più colti a non vaccinare i figli“. Il messaggio è totalmente diverso, ma i NoVax non sono stati in grado di leggere nemmeno il contenuto dell’immagine condivisa da Giorgia:
Le madri friulane con un grado scolastico elevato non credono alle vaccinazioni. A dirlo è una ricerca svolta dall’università di Padova in collaborazione con l’istituto di Igiene ed Epidemiologia Clinica dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine. È la conseguenza dell’effetto “bufale”.
Nell’articolo leggiamo le considerazioni di Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università di Milano e vice presidente della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali:
«E’ la conseguenza – commenta Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università di Milano e vice presidente della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, che ha presentato i dati alla vigilia del primo Meeting salute che si svolgerà a Rimini dal 20 al 26 agosto – dell’effetto “bufale” sul web e sui social che ha portato molte mamme istruite a mettere in relazione, in maniera che si è rivelata del tutto infondata, i vaccini con l’autismo».
La ricerca, come riportato dal sito del Messaggero Veneto, si intitola “Socioeconomic factors influencing childhood vaccination in two northern Italian regions” ed è consultabile online. Ho contattato direttamente gli autori, Paola Anello e Cristina Canova:
L’obiettivo del nostro studio era tracciare un “identikit” dei genitori che scelgono di non vaccinare i propri bambini, allo scopo di comprendere meglio le ragioni del rifiuto. Per fare questo, abbiamo analizzato i dati di circa 145 mila bambini nati tra il 1995 e il 2010 in Friuli Venezia Giulia e in parte dell’Emilia Romagna. Le nostre analisi hanno dimostrato come le caratteristiche delle mamme non vaccinatrici siano cambiate negli ultimi decenni. In particolare, nei primi anni Novanta, erano prevalentemente di cittadinanza straniera, mentre il titolo di studio apparentemente non incideva sulla scelta di vaccinare o meno i propri figli. Viceversa, negli ultimi anni, erano le mamme di cittadinanza italiana e con un diploma di maturità o di laurea a rifiutare le vaccinazioni per i propri bambini.
Il nostro studio ha pertanto dimostrato come, negli ultimi anni, le mamme di cittadinanza italiana e con un più alto livello di istruzione abbiano cominciato a rifiutare di sottoporre i propri figli alle vaccinazioni previste. Questo cambiamento potrebbe essere legato a diversi fattori. Innanzitutto, allo stato attuale, i bambini in regola con le vaccinazioni raggiungono una quota tale da prevenire la circolazione di malattie infettive quali, ad esempio, difterite, poliomielite e pertosse. Questo potrebbe portare i genitori a sottovalutare i pericoli derivanti dalla diffusione delle malattie infettive. Altri studi, inoltre, hanno dimostrato come le mamme più istruite tendano a riporre meno fiducia nella medicina tradizionale e a prediligere canali di informazione di attendibilità incerta e pratiche di medicina alternativa.
Lo studio ha evidenziato inoltre un dato preoccupante: negli ultimi anni è in aumento il numero di bambini che non vengono vaccinati. Come diretta conseguenza, in Italia è in corso un’epidemia di morbillo che dall’inizio dell’anno ha portato a più di 4 mila casi e 3 morti. Inoltre, le campagne per l’eradicazione di malattie quali la poliomielite e il morbillo hanno subito una seria battuta d’arresto. E la fine dei giochi prevista per questi virus rischia di ribaltarsi in un game-over per noi.
L’obiettivo era tracciare un identikit di coloro che decidono di non vaccinare per poi comprendere le ragioni di tale scelta, ma non giustifica affatto la non vaccinazione e non fornisce fondamento alle tesi che la sostengono.
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