Il “Giornale di Udine” e la storia della “Festa del Sacrificio” islamica. Giornale di Udine?

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Questa volta mi tocca parlare della mia Udine e di un sito chiamato “Il Giornale di Udine” che, il 29 agosto 2017, pubblica un articolo dal titolo “1 settembre “Festa del Sacrificio” islamica. Il candidato sindaco Salmè: “Honsell vieti la macellazione islamica”“:

Il primo di settembre ricorrerà la tradizionale festa islamica del Sacrificio chiamata in arabo “Id al-nahr” (Festa dello sgozzamento). L’agnello sacrificale deve essere ucciso mediante sgozzamento, con la recisione della giugulare, permettendo quindi al sangue di defluire. Il vero e proprio atto religioso viene eseguito in luoghi privati come in moschee.

Il candidato sindaco Salmè ha inviato a tal proposito un comunicato stampa per chiedere al sindaco di emettere un’ordinanza che vieti questa pratica religiosa, a suo dire, incompatibile con la nostra cultura.

“Venerdì 1 settembre ci sarà la tradizionale “Festa del Sacrificio” islamico. Pregare e festeggiare è un diritto costituzionale riconosciuto a tutti ma non è tollerabile che questo comporti sgozzare capretti in casa o in luoghi pubblici, anche se questo rappresenta una terribile usanza religiosa.

Il sindaco Honsell emetta quindi un’ordinanza che proibisca lo sgozzamento di capretti, montoni o agnelli, in casa o in luoghi pubblici e si prevedano sanzioni pesanti per chi dovesse trasgredire.

E’ ora di stabilire il principio che chi vuole integrarsi realmente deve accettare di dismettere usi e tradizioni che non sono compatibili con la nostra cultura.

Le torture e il dolore al quale ,in modo criminale, vengono sottoposti questi animali prima che muoiano dissanguati, è inaccettabile”.

Come al solito ogni anno bisogna tornare sull’argomento, infatti ne avevo parlato in un articolo del 2016.

Il candidato sindaco Salmè nel suo comunicato ignora la normativa italiana, che già opera in tal senso. L’atto religioso non è assolutamente permesso in un luogo pubblico o privato come una moschea, la legge italiana in fatto di macellazione degli animali è estremamente chiara e i musulmani sono tenuti a rispettarla eseguendo il tutto in apposite macellerie che posseggono la “certificazione Halal“.

In Italia la macellazione rituale è consentita dal 1980 (DM 11/06/1980 – PDF) e riguarda sia i riti islamici che ebraici:

Articolo 1
Si autorizza la macellazione senza preventivo stordimento eseguita secondo i riti ebraico ed islamico da parte delle rispettive comunità.

Articolo 2
La macellazione deve essere effettuata da personale qualificato che sia perfettamente a conoscenza ed addestrato nell’esecuzione dei rispettivi metodi rituali.
L’operazione dovrà essere effettuata mediante un coltello affilatissimo in modo che possano essere recisi con un unico taglio contemporaneamente l’esofago, la trachea ed i grossi vasi sanguigni del collo.

Articolo 3
Nel corso della operazione debbono essere adottate tutte le precauzioni atte ad evitare il più possibile sofferenze ed ogni stato di eccitazione non necessario. A tal fine gli animali debbono essere introdotti nella sala di macellazione solo quando tutti i preparativi siano stati completati. Il contenimento, la preparazione e la iugulazione dei medesimi debbono essere eseguiti senza alcun indugio.

Articolo 4
Può essere autorizzata la macellazione senza preventivo stordimento eseguita secondo il rito islamiconei macelli riconosciuti idonei all’esportazione di carni ai sensi dell’art. 7 del decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1961 n. 264 a condizione che:
1) la macellazione avvenga nel rispetto delle disposizioni di cui ai precedenti articoli 2 e 3;
2) i titolari di detti macelli ne facciano espressa richiesta, ai fini dell’esportazione nei Paesi islamici al Ministero della sanità, che, previo sopralluogo, procederà ad accertare che esistano le condizioni a che gli animali vengano macellati in conformità delle disposizioni di cui agli articoli n. 2 e 3.

In caso di violazione le autorità competenti sono tenute ad intervenire in seguito a corretta segnalazione, come accaduto nel 2014 a Padova. È bene che gli utenti, i lettori di certi siti, ma sopratutto un personaggio pubblico come Salmè conoscano queste semplici regole affinché possano segnalare eventuali violazioni. Su quest’ultimo, il candidato sindaco, ha un ruolo di responsabilità che lo porta a dover sempre dimostrare nei suoi comunicati di conoscere almeno le leggi italiane (a meno che faccia finta di non conoscerle per attirare voti, il che sarebbe molto spiacevole).

“Il Giornale di Udine”, tra le altre cose, è un sito che si presenta in forma pressoché anonima e non presenta alcun riferimento ad una testata giornalistica:

  1. il dominio Ilgiornalediudine.com ha la proprietà oscurata (Whois);
  2. non risultano riferimenti sul sito che lo associno ad una testata giornalistica registrata presso un tribunale;
  3. non è presente il nome del direttore responsabile o dell’editore;
  4. nell’area relativa all’informativa sulla Privacy non c’è alcun riferimento sul responsabile dei trattamento se non il sito stesso (“l titolare e responsabile del trattamento è Il Giornale di Udine, contattabile all’indirizzo e-mail info@ilgiornalediudine.com“).

Lecite e tante domande a prima vista. Sulla privacy il sito è a norma di legge? Il titolare “Il Giornale di Udine” è una persona fisica o giuridica, un ente o un’associazione? Perché questo anonimato? Che trasparenza abbiamo su un sito che pretende di farsi chiamare “Giornale” e associarlo alla città di Udine?

Cercando bene solo due nomi risultano in chiaro e in forma pubblica. Il primo è quello nel profilo dell’autore “Il Giornale di Udine“:

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi. Responsabile blog Massimiliano Basso. Nato a Cividale del Friuli. Dopo gli studi in giurisprudenza si è dedicato alla formazione delle risorse umane per grandi aziende e multinazionali. Appassionato di arte e pittura, scrive poesie e romanzi.

Il secondo è il titolare del dominio Ilgiornalediudine.it (Whois) che reindirizza verso il .COM:

Domain: ilgiornalediudine.it
Status: ok
Created: 2017-01-26 12:41:13
Last Update: 2017-05-10 11:35:57
Expire Date: 2018-01-26

Registrant
Organization: Luciano Matteucci

Alla domanda se “Ilgiornalediudine.com” è di Stefano Salmè si potrebbe trovare risposta su Udine.diariodelweb.it nell’articolo dal titolo “Family Day in contemporanea all’Fvg Pride: annunciata la presenza di Povia“:

A dare qualche anticipazione è il Giornale di Udine, organo di comunicazione nato per sostenere la candidatura a sindaco di Stefano Salmè con la lista ‘Io amo Udine’.

Dovrebbero aggiungere in chiaro questa informazione nello stesso sito affinché i cittadini comprendano l’obiettivo finale di questo “giornale.

Nella descrizione del profilo autore “Il Giornale di Udine” si sostiene di essere “eredi morali” del “Giornale di Udine“, di cui si trova un riferimento storico nel sito Storiastoriepn.it nell’articolo “Prefascismo al confine orientale: la biografia pisentiana di Isidoro Furlani“. Vi consiglio vivamente l’intera lettura dell’articolo di cui riporto alcuni pezzi:

Ritengo quindi doveroso ripubblicare in questa sede – priva delle note e del testo curato – l’introduzione alla biografia del direttore de “Il Giornale di Udine” (antenato del “Messaggero Veneto”), pubblicata sui “Quaderni del Centro di Ricerche Storiche”, volume XIX, Rovigno, 2008 (il volume è richiedibile all’indirizzo: info@crsrv.org).

Prefascismo al confine orientale: la biografia pisentiana di Isidoro Furlani.

Il primo atto politico noto del giovane albonese Isidoro Furlani data al 1878, quando abbandona gli studi universitari in Austria, per sfuggire all’arruolamento nelle truppe destinate all’occupazione della Bosnia-Erzegovina ottomana. Inizia a Venezia – sotto la protezione del concittadino Tomaso Luciani – la sua cinquantennale carriera di giornalista politico, condotta sulle posizioni dell’irredentismo e della destra intransigente. Quando muore, ad Udine l’8 novembre 1923, Furlani ha ormai superato la soglia del liberalismo monarchico conservatore per confluire – senza soluzione di continuità – nelle file di quel fascismo che aveva così contribuito a preparare con la propaganda nazionalista e l’ideale di uno stato autoritario ed imperialista impersonato dal suo idolo Crispi.

[…] Furlani fu collaboratore ed erede nel «Giornale di Udine», il quotidiano della destra friulana ove l’albonese passò quasi tutto il primo quarto di Novecento, l’ultimo della sua intensa esistenza.

[…] le prime campagne giornalistiche di Furlani ad Udine saranno rivolte ad una lotta senza quartiere contro il Blocco popolare che governa Udine all’alba del secolo. L’autoritarismo di Crispi permette a Furlani di tollerare il suo antirredentismo. La collaborazione con Macola – l’assassino del radicale Felice Cavallotti, capo riconosciuto della Democrazia italiana – costituisce un salto di qualità, sia sul piano del violento stile della polemica giornalistica , sia simbolicamente su quello di un messaggio politico. Sul piano giornalistico, non si tratta di argomentare, ma di colpire a fondo avversari visti come un’alternativa sistemica.

[…] Le violente polemiche tipiche del giornalismo di Furlani culmineranno durante la prima guerra mondiale, dopo la sconfitta di Caporetto, nello scatenamento della durissima campagna contro i “rimasti”, che crea il mito della purezza nazionale delle classi dirigenti fuggite oltre Piave, contro il tradimento delle classi popolari guidate dai loro partiti “antinazionali” . La campagna di persecuzione arriva fino all’inquietante proposta di Furlani del maggio 1918, di segnare con una fascia gialla gli internati (oppositori della guerra o supposti “austriacanti” abitanti nelle zone confinarie) perché non si possano confondere con i profughi “patrioti” .

Iperpolemicità e tecnica diffamatoria costituiscono uno stile di lotta che prepara sul piano giornalistico le violenze fisiche che esploderanno nel dopoguerra, con un approccio che stride con quel clima di dialogo fra forze democratico-liberali, radicali e socialiste che alimenta gran parte delle iniziative sociali progressiste dell’era giolittiana. Furlani arriva ad Udine in una fase in cui si esprime la forte presenza della democrazia radicale alleata dei primi socialisti al Comune di Udine, nella Camera del Lavoro e nel Segretariato dell’Emigrazione, nelle Società Operaie e nelle Scuole ed Università Popolari. L’incarico al «Giornale di Udine» unisce quindi l’ambizione di diventare la voce dell’irredentismo giuliano, alla netta contrapposizione ai movimenti popolari socialisti e cattolici, già allora indicati come i nemici della patria di dentro e di fuori, neri e rossi. Furlani mette i suoi giornali al servizio di un progetto di riorganizzazione della destra marginalizzata, puntando alla rottura fra il progressismo liberaldemocratico-radicale ed i socialisti.

[…] Nel primo dopoguerra Furlani non si limiterà ad assistere in secondo piano all’esplodere dello squadrismo. Metterà a disposizione del fascismo il suo mestiere di giornalista e la stessa sede del giornale: ma non disdegnerà di testimoniare a favore dei fascisti al processo di Tolmezzo per l’incendio della tipografia del quotidiano popolare «Il Friuli» (in quel processo Pisenti sarà avvocato difensore).

 

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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