Il 6 settembre Libero aveva dedicato in prima pagina un titolone da terrorismo psicologico in merito alla Malaria e gli immigrati. Ne avevo parlato in un mio articolo del 7 settembre.
Il 7 settembre il quotidiano di Vittorio Feltri pubblica un articolo online dal titolo “Malaria in Italia, il documento del Ministero della Salute” che porta come “prova” di ciò che hanno riportato il giorno prima un documento del 2016 del Ministero della Salute, lo stesso che avevo citato nel mio precedente articolo:
Pubblichiamo di seguito la circolare del ministero della Salute del 27 dicembre 2016 inerente “prevenzione e controllo della malaria in Italia” pubblicata integralmente su Il Tempo e di cui vi dà conto anche Libero in edicola oggi. Nel documento gli esperti si riferiscono proprio alla malaria come malattia portata dagli immigrati, come scritto da Libero nel titolo di prima pagina di ieri 6 settembre che ha suscitato una valanga di polemiche.
Ora vediamo la prima pagina di libero dell’otto settembre 2017:
Occhiello: “Documento del Ministero della Salute”
Titolo: “Malaria importata: le prove”
Sommario: “Dal 1970 l’Italia sarebbe indenne ma da qualche anno il virus sbarca nel nostro Paese in dimensioni preoccupanti: nell’80% dei casi sono gli extracomunitari, residenti o al primo ingresso, a diffonderlo da noi“
Scusate, ma già leggere “il virus” viene voglia di prendere Libero e gettarlo nella spazzatura. Andiamo avanti, nonostante ciò.
La frase “Dal 1970 l’Italia sarebbe indenne” trae in inganno. L’OMS ha dichiarato l’Italia come paese non endemico (cioè dove la malattia non è costantemente presente e indenne dal pericolo della comparsa di focolai di malaria):
Il fatto che un paese sia non endemico non significa che sia privo di casi registrati di persone che abbiano contratto la malattia, ma su questo ci arriviamo.
Il 9 settembre pubblica un articolo dal titolo “L’ennesima prova che noi abbiamo ragione” (PDF) che non inizia per niente bene:
Libero è stato criticato questa settimana per aver detto prima di tutti che il branco che ha stuprato la ragazza polacca a Rimini era composto di giovani nordafricani e per aver sostenuto che l’immigrazione fuori controllo ha riportato in Italia malattie che erano scomparse da decenni, come la malaria e la tubercolosi. Siamo stati accusati di spararle grosse e di mentire. E quando la cronaca ci ha dato ragione e abbiamo prodotto documenti del governo, dell’Europa e perfino dell’Onu che suffraggavano le nostre tesi, sono passati a darci dei fascisti e degli istigatori di odio razziale.
Sostenere che la tubercolosi fosse scomparsa da decenni è una fake news. Sul sito Epicentro.iss.it vengono forniti due dati relativi ai casi di malattia riscontrati in Italia dal 1955 al 2008 (“il numero annuale di casi di Tbc registrati nel sistema di notifica nazionale è passato da 12.247 a 4418“) e dal 2004 al 2014 (“sono stati notificati annualmente, circa 4300 casi di tubercolosi“). Stessa storia per la malaria e l’avevo spiegato nel mio precedente articolo evidenziando i casi riscontrati Italia e il numero di quelli autoctoni dal 2000 al 2008 (9 su 6377) e dal 2011 al 2015 (7 su 3633). Iniziamo bene.
In merito alla frase “Siamo stati accusati di spararle grosse e di mentire” il cerchiobottismo è elevato. Il messaggio inviato agli utenti con quell’oscena prima pagina era evidente, puro terrorismo psicologico riportando informazioni talmente scarne da far pensare che gli immigrati stiano diffondendo la malaria agli italiani e che basterebbe una zanzara (generica) per diffonderla. Se leggete bene l’articolo di Libero noterete che citano i dati, ma si incentrano sul numero dei casi riguardanti gli immigrati e non sul numero dei casi autoctoni (cioè casi di malaria contratta sicuramente in Italia), l’informazione primaria per spiegare ai lettori che non c’è un rischio documentato che avvenga un’epidemia nel nostro Paese.
Libero gioca molto sulla parola “importazione“, ma bisogna considerare i fatti. Si parla di un 80% circa di casi relativi a immigrati presenti sul territorio nazionale, immigrati con regolare permesso di soggiorno che a causa di un ritorno in patria possono aver contratto la malattia per poi ammalarsi nel nostro Paese (nota: ricordiamo che c’è un periodo di incubazione che può andare, a seconda dei casi, da 7 a 30 giorni). Il restante 20% sono italiani che hanno viaggiato all’estero nei paesi endemici. Affinché avvenga un contagio attraverso un errore medico sanitario (trasfusione di sangue) o attraverso una zanzara del tipo specifico capace di trasmettere la malattia sono talmente basse che potrebbe capitare non solo con immigrati regolari, ma anche grazie a un italiano che è stato all’estero per lavoro, vacanza o volontariato. Inoltre, che dei sette casi autoctoni citati da Libero siano due indotti (malattia acquisita attraverso mezzi artificiali), uno introdotto (zanzara introdotta), uno per sospetto bagaglio e tre criptici (indefiniti).
Quello di Libero si presenta sempre di più come un allarme ingiustificato che genera terrorismo psicologico tra i cittadini, convinti che gli immigrati “ci portino la malaria“, e accuse di puro stampo ideologico basato sulla disinformazione violando il “Testo unico dei doveri del giornalista“ (come spiegato nel mio precedente articolo):
Articolo 6Doveri nei confronti dei soggetti deboliIl giornalista:
- rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
- evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate;
- diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche;
- non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.
Articolo 7Doveri nei confronti degli stranieriIl giornalista:
- nei confronti delle persone straniere adotta termini giuridicamente appropriati seguendo le indicazioni del «Glossario», allegato al presente documento (ALLEGATO 3), evitando la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti;
- tutela l’identità e l’immagine, non consentendo l’identificazione della persona, dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle vittime della tratta e dei migranti che accettano di esporsi ai media.
Rendetevi conto, infine, che i casi di malaria riscontrati non riguardano l’immigrazione, ma il turismo (già, gli immigrati risultati colpiti dalla malattia la contraggono viaggiando, come gli italiani, nei paesi endemici).
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