Non prendiamoci in giro. Potrebbe risultare inutile parlare di Hack5Stelle e dei buchi contestati a Rousseau, che ci si aspetti o meno l’intervento da parte di un cracker (black hat hacker) a violare il sistema giudicato “così tenero che si taglia con un grissino” (cit.) il risultato è palesemente chiaro: vince Luigi Di Maio.
Un venerdì alle 14 pubblicano le regole per candidarsi, entro il lunedì successivo alle 12 dovevano essere presentate le candidature e consegnati documenti come, ad esempio, un “semplice e facilissimo” certificato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p. (per intenderci, quello per conoscere eventuali iscrizioni nel registro delle notizie di reato) che una Procura come quella di Como lo rilascia dopo tre giorni lavorativi (un periodo variabile a seconda del carico di lavoro). Ricordiamo che Di Maio risulta indagato e che nel 2014 affermava con decisione che “gli indagati da noi non si candidano, punto e basta” affermando con sicurezza che la regola valeva anche per lui, ma il vento è cambiato preferendo considerare solo i reati gravi e non le querele. Diamolo per buono, ma quando un giornalista sgradito parla male la querela pesa.
Alla fine, nonostante tali richieste frettolose (magari passabili con un autocertificazione iniziale o una consegna successiva – tutto è possibile, visto come è andata per lo Statuto con l’associazione “molto più innovativa e avanzata di quelle regolamentate dai codici“) i candidati risultano essere otto: Luigi Di Maio, Elena Fattori e alcuni attivisti del Movimento sconosciuti ai media e diventati noti solo perché accostati ai primi due.
L’unico candidato dal volto noto in contrapposizione a Luigi Di Maio è Elena Fattori che, mi dispiace, non ha possibilità perché è innegabile che il vicepresidente della Camera è stato pompato mediaticamente e all’interno dello stesso Movimento da chi è più in alto (già solo il noto direttorio la diceva lunga). Tra i due avrei preferito lei, almeno è laureata. Ricordiamo il post “il più scemo è ingegnere” del 5 febbraio 2013 dove ci si vantava dei titoli di studio dei candidati al Parlamento italiano così come successivamente si sventolava orgogliosamente quell’88% di laureati tra gli eletti con il post dal titolo “I numeri a 5 Stelle della speranza“, peccato che Di Maio è diplomato al liceo e in quel post risultava di conseguenza nella categoria “giovanissimi“. Sul blog di Grillo, nel 2010, si parlava anche di precari laureati e politici analfabeti riportando la frase “per fare i ministri non è necessaria la laurea, ma per fare il precario si“. Se vinceranno le elezioni Luigi Di Maio non sarà ministro, sarà Primo Ministro.
Potrei andare avanti per ore a raccontare contraddizioni su contraddizioni, ma è su questo in cui ormai è basato il Movimento 5 Stelle, dove un giorno i post diventano “non firmati“, dove un giorno un insulto o qualche parola di troppo viene autocertificata come “battuta da comico” (mentre per altri la scusa non vale). Ricordo gli utenti che dopo il caso dell’hacker sbandieravano la scusa dei voti certificati da un ente terzo, situazione avvenuta soltanto due volte e non di certo per le Regionarie in Sicilia, ad esempio.
Dopo lo scandalo scatenato da R0gue_0 mi sarei aspettato qualcosa di serio per garantire la sicurezza del voto online, invece abbiamo l’annuncio delle votazioni all’interno dello stesso Rousseau per giovedì 21 settembre, senza un orario di inizio e di fine, ma con la certezza che alla chiusura delle votazioni i risultati saranno depositati presso due notai.
Domani, giovedì 21 settembre, sarai chiamato a votare su Rousseau per scegliere il Candidato Premier del MoVimento 5 Stelle e designando Capo della forza politica che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni.
[…]
I risultati della votazione saranno depositati presso due notai alla chiusa della votazione stessa, e saranno resi pubblici sabato 23 settembre dal palco di Italia 5 Stelle.
Un controllo da parte di un ente terzo? Per le Quirinarie e per lo Statuto passò qualche giorno prima che la DNV (la società incaricata per entrambi gli episodi) ponesse il suo bollino di qualità, ma a questo punto o hanno trovato una società che fa questi controlli in estrema velocità oppure è tutto in mano a chi detiene il database di Rousseau.
I votanti si sentiranno sicuri al 101% di fronte ad un eventuale attacco informatico? Possono stare tranquilli, è già scritto che vince Luigi Di Maio e la sua campagna elettorale è iniziata già diversi mesi fa (potrei fare una battuta in stile pubblicità del Buondì Motta, ma per sicurezza preferisco tagliarmi la barba in caso di una sua sconfitta).
Immaginate soltanto una cosa: se al posto del M5S ci fosse stato un PD o un Forza Italia o una Lega Nord? Loro non fanno voti online.
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