A inizio ottobre mi occupai di una bufala diffusa via Whatsapp dove qualcuno sosteneva che per ogni condivisione del messaggio il proprietario dell’App di messaggistica avrebbe donato 50 centesimi per l’operazione di una bambina cieca:
Ragazzi buonasera a tutti. Allora, questa bimba è cieca… eeeehhhh… e il proprietario di Whastapp, non so come cazzo si chiama, l’ha presa in carico per fare l’operazione a spese sue. Costa sui 200 mila euro. Non chiede soldi a nessuno, chiede solo che si gira questo messaggio perché su ogni messaggio mandato lui sborsa 50 centesimi. Non dovete dare ne soldi ne niente, solo mandarlo a amici e conoscenti, ecco. Va bene? Grazie!
In questo articolo vorrei farvi capire come mai non è possibile.
Sappiamo tutti che dal 2014 il proprietario di Whatsapp è Mark Zuckerberg. Se il contenuto del messaggio virale fosse vero avremmo trovato qualche comunicazione ufficiale da parte sua, basti ricordare l’annuncio pubblicato in seguito alla nascita del figlio dove avrebbe dato in beneficenza il 99% delle sue azioni Facebook e la Chan Zuckerberg Initiative.
Non si sa nemmeno il nome della bambina, il luogo dove si vive, in che ospedale, nulla che aiutasse a conoscere la sua vera storia.
Il costo della presunta operazione è di 200 mila euro, una cifra non propriamente inarrivabile attraverso una raccolta fondi vera e propria anche grazie ai media, desiderosi di storie di questo tipo. Per Zuckerberg, in questo caso, sarebbe stata una bazzecola, ma sarebbe stato anche un costo soltanto monitorare quanti avrebbero condiviso il messaggio su Whatsapp.
In merito al monitorare la diffusione del messaggio, bisogna considerare il fatto che da quest’anno Whatsapp utilizza la crittografia end-to-end dove per poter leggere le nostre conversazioni c’è bisogno della chiave di cifratura che si trova unicamente nel nostro smartphone. In pratica, se prima bastava chiedere a Whatsapp i contenuti dei vostri messaggi ora c’è bisogno del vostro dispositivo. Ecco perché Zuckerberg non potrebbe sapere quanti hanno condiviso il testo o l’audio aggiungendo 50 centesimi ad un fantomatico fondo, altrimenti la tanto sbandierata crittografia sarebbe una bufala.