Il 31 dicembre 2017 ho ricevuto una curiosa segnalazione via email in cui si denunciava l’utilizzo improprio di una pagina Facebook modificandone il nome e le finalità. Non è la prima volta che riscontro certe anomalie, in passato avevo notato altre pagine che avevano mutato radicalmente le loro “mission” per scopi ben diversi senza tenere conto degli interessi degli utenti, trattati come un semplice numero da mostrare in pubblico.
La pagina contestata si chiama “10 volte meglio” e riguarda un progetto politico, ma in precedenza era conosciuta da gran parte dei suoi fan come “Ignoranza Veneta“, palesemente goliardica e spiritosa. Per verificare quanto sostenuto nella segnalazione basta effettuare una semplice ricerca Google (inserendo l’indirizzo “https://facebook.com/ignoranzaveneta“) riscontrando le diverse copie di cache con il logo e il numero dei “mi piace” (oltre 111 mila) prima del cambio nome:
Se provate a inserire nel vostro browser l’indirizzo “https://facebook.com/ignoranzaveneta” potete constatare che rimanda all’attuale nuova pagina:
Di cosa parliamo? “10 volte meglio” è un progetto politico, come riporta un articolo de La Stampa del 29 dicembre 2017, promosso da imprenditori e manager impegnati nel mondo delle start-up che non si sentono rappresentati dai partiti. Sono andato a curiosare il loro sito per capire chi c’era dietro e quali erano i candidati, trovando nomi che conoscevo molto bene come quello di Jacopo Paoletti, persone molto capaci che non avrebbero alcun bisogno di utilizzare certi stratagemmi per portare acqua al loro mulino. Decido, quindi, di contattare qualcuno vicino al movimento per avere un canale diretto con i responsabili arrivando fino ad Andrea Dusi, il loro presidente.
Andrea mi racconta che non erano a conoscenza di questa operazione, al contrario avevano riscontrato un altro problema che aveva fatto “saltare la testa” del Social Media Manager che avevano ingaggiato per occuparsi della loro attività social. Infatti, risulta che la pagina venne gonfiata attraverso l’acquisto di utenze provenienti dall’estero, in particolar modo dall’India. Un altro problema che poteva rivelarsi estremamente controproducente nei loro confronti.
Andrea, in accordo con i suoi collaboratori, ha deciso di intraprendere un’azione che denota il loro desiderio di trasparenza e rispetto verso gli utenti (nonché possibili elettori), un atto assai raro e da me molto apprezzato:
- riportare agli utenti in pagina dell’increscioso episodio, dichiarandosi estranei (come è giusto che sia) dall’operato di chi doveva garantire loro una finestra pulita e corretta nel mondo dei social;
- trovare una soluzione e fare in modo che i “mi piace” sani non vengano impattati da questa situazione, a discapito degli altri (in tal senso Facebook è già stata contattata direttamente per tentare questa via);
Una pagina con oltre 190 mila fan farebbe gola a chiunque, decidere di ripulirla e quindi in qualche modo di ricominciare non da zero ma dai “mi piace” reali risulta un gesto assai nobile visto quanto accaduto nonostante le interazioni degli utenti fossero positive.
Di Social Media Manager che operano attraverso questi stratagemmi ce ne sono, alcuni lo fanno ingannando di fatto il cliente che pensava di aver raggiunto degli ottimi risultati. Ne ho conosciuto parecchi di questi elementi e me ne sono tenuto alla larga preferendo veder crescere i miei account social naturalmente e con utenti genuini, che vogliono realmente seguire il mio operato. Trovo piacevole nel non essere l’unico a pensarla così.
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