Il Fatto Quotidiano pubblicò un articolo dove sosteneva che Silvio Berlusconi avrebbe definito Angela Merkel “culona inchiavabile“:
L’intercettazione che rischia di pregiudicare i rapporti tra Italia e Germania nel mezzo della peggiore crisi economica che abbia mai colpito l’Unione europea resta custodita gelosamente negli uffici degli inquirenti di Bari. E’ quella in cui il presidente del consiglio farebbe allusioni sessuali pesanti e offensive sulla cancelliera Angela Merkel. “Culona inchiavabile”, sarebbe l’epiteto rivolto al capo della più grande potenza europea.
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Sono le 11,53 del 5 ottobre 2008, Silvio Berlusconi chiama Gianpaolo Tarantini, uno dei suoi fornitori di ragazze disponibili a passare nottate ad Arcore.
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E qui parte l’omissis che ci metterebbe in imbarazzo con i tedeschi: otto righe oscurate da un pennarello nero, inframmezzate da brevissimi cenni di Tarantini, omissati anche loro.
Era il 19 settembre 2011, mancava poco più di un mese prima passasse il timone del Governo a Mario Monti. Delle otto righe oscurate con un pennarello si aveva traccia in un file diffuso dal Fatto (PDF), righe che avrebbero letto chissà come ma quanto basta per creare un caso contro l’allora Presidente del Consiglio. Ci sono voluti circa 6 anni per leggere un articolo a firma Marco Travaglio intitolato “Benvenuti in Culonia” che porterebbe a sostenere che la storia fosse una cosiddetta “fake news“:
Le intercettazioni poi non uscirono (o non c’erano, o furono stralciate per irrilevanza penale), ma chi lo conosceva giurava che il Gran Simpatico la chiamava così, amichevolmente, con tutti.
Il Fatto Quotidiano basava la storia su delle intercettazioni che forse non c’erano, come suppone Travaglio, ma in assenza di queste rimangono solo delle voci di corridoio e nessuna testimonianza diretta. Al giorno d’oggi si parlerebbe di “notizia verosimile“, una scusa a cui ho assistito spesso di fronte alla smentita di una bufala (ad esempio quelle sugli immigrati).
Sempre secondo il direttore de Il Fatto, l’indiscrezione cadde nel silenzio senza ottenere un commento o una smentita. Non aiutarono di certo titoli come quelli citati il 25 ottobre 2015 su Dagospia, come quello de Il Giornale “La caduta di Berlusconi: è stata la culona“, mentre nel marzo dello stesso anno Filippo Facci cercò di smentire Il Fatto:
La storia e la leggenda è proseguita per anni, inutile tirarla lunga: non sapremo mai con precisione quanti miliardi di euro e quanti punti di spread ci sia costata, sappiamo che quell’intercettazione, ora, non esiste, non esisteva. Era una gigantesca palla che rotolava a valle e via via si ingigantiva: ma non era di neve.
C’è un motivo per il quale riporto questa storia come premessa al mio articolo. Risulta facile attaccare le istituzioni e i governanti in carica, qualunque essi siano, ritenuti responsabili “sempre e comunque” del malcontento e delle problematiche ancora irrisolte del Paese, una situazione che fornisce facile appiglio alla diffusione di storie vere o false che confermano i pregiudizi dei cittadini (potremmo parlare anche di “bias di conferma“). Attualmente a Palazzo Chigi non c’è più Berlusconi, non ci sono Monti, Letta o Renzi, mentre Gentiloni rimane ancora “in carica” per gli affari correnti e in attesa della formazione del nuovo Governo che prima o poi verrà coinvolto nel solito circolo vizioso.
Non c’è dubbio che in passato siano state diffuse bufale e disinformazioni con scopi ben precisi e indifferentemente dal mezzo (non date la colpa alla Rete), così come è facile riscontrare azioni di ripicca da parte di chi in precedenza si era sentito attaccato e diffamato anche se non era il diretto interessato. Non mi riferisco ai soli politici, ma in particolar modo agli attivisti.
Roberto Fico, il laureato del call center
La sindrome della ripicca la stiamo riscontrando in questi giorni in seguito all’elezione come Presidente della Camera dei Deputati del grillino della prima ora Roberto Fico, preso di mira per il suo curriculum. Per anni Beatrice Lorenzin venne contestata dalle opposizioni per il suo titolo di studio, lontano dal mondo della medicina per essere il Ministro della Salute, ora Fico viene contestato per il fatto di essere laureato in Comunicazione e deriso per la sua tesi universitaria. Escludendo per ora la storia del master, mi domando ancora quale titolo universitario dovrebbe possedere colui o colei che svolge il ruolo di Presidente di uno dei due rami del Parlamento.
Certamente non avrà un curriculum come quello di Laura Boldrini (laurea in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, impiegata alla Rai, lavorando poi presso ONU e UNHRC), ma attaccarlo per il fatto di aver lavorato come operatore in un call center non lo vedo corretto, soprattutto se tali critiche arrivano da “sinistra” in un mondo dove molti laureati non trovano il lavoro tanto desiderato e si trovano a fare lavori molto criticati come appunto quello svolto da Fico. Sembra ormai un ricordo lontano il meme particolarmente amato proprio dalle “sinistre” in merito al figlio di Umberto Bossi e il paragone con la bella laureata con 110 e lode “costretta” a lavorare per 800 euro al mese (per la cronaca, quella ragazza è Isabella Ragonesi e la foto riguarda il film “Tutta la vita davanti“).
Se poi dovessimo fare un ulteriore paragone, oltre a quello con il non laureato Luigi Di Maio e la sua criticata esperienza lavorativa, Roberto Fico è stato uno dei grillini della prima ora (uso questa definizione anziché “pentastellato“, il Movimento era nato molto tempo dopo) più attivi e “ortodossi“, ma è anche percepito come uno di “sinistra” e una sorta di garanzia contro le derive di destra all’interno del Movimento. Ecco perché viene già definito “Lauro Boldrino” da Simone di Stefano (ma dubito che faranno video con post su un blog intitolandolo “Cosa fareste in auto con Roberto Fico” contornato da eventuali tweet cancellabili):
Primo grande successo del voto utile: il centrodestra in cambio di una sconosciuta al Senato, fa eleggere fra i tanti dei 5 Stelle proprio il più immigrazionista e globalista!
Uno che vuole lo IUS SOLI, uno che parla di “migranti climatici”.
Roberto Fico, ovvero LAURO BOLDRINO.
Certamente la strada per lui non sarà facile, le opposizioni in Italia sono sempre state “le opposizioni” con i loro pregi e difetti, ma chissà quanti a “sinistra” lo inizieranno a chiamare “Lauro Boldrini” per ripicca.
La presuntuosa “trollata” dei falsi parenti
Ho notato che sono iniziati a circolare alcuni meme con le foto del calciatore Luis Figo e della showgirl Raffaela Fico dove venivano spacciati per parenti del nuovo Presidente della Camera dei Deputati.
Trollata, scherzo, chiamatelo come volete, ma anche quando circolava l’immagine con Jessica Jones spacciata per la presunta sorella di Laura Boldrini qualche ignorante c’era cascato insultandola pesantemente (per non parlare di certi orrendi desideri espressi nei suoi confronti). Chi le crea e le diffonde fa lo stesso gioco del leghista Gian Marco Centinaio e ne potrebbe raccogliere le conseguenze.
Per quanto possa valere per qualcuno di voi o per chi diffonderà meme bufala di questo genere su Roberto Fico, ricordo il ringraziamento del senatore della Lega per avergli fatto notare quella “piaga sociale“:
@DavidPuente voglio ringraziarLa per avermi fatto conoscere questa piaga sociale.Non pensavo e mi scuso con la Presidente @lauraboldrini
I creduloni e gli esaltati li trovate in qualunque schieramento, ignorarne l’esistenza è un errore. Se poi qualcuno vuole giocare e tentare di far scatenare i creduloni “dell’altra parte“, con l’intenzione di farli implodere, sarà del tutto inutile perché potranno rispondere con estrema facilità rendendo vana e controproducente tali mosse. La parte colpita, infatti, potrebbe contestare la loro diffusione rafforzando la convinzione degli attivisti ed eventualmente quella dei dubbiosi: “Ecco, vedete! Per contrastarci si inventano le bufale!“. Vi ricorda qualcosa?
Il meme non falso, ma vero e assolutamente corretto
Arriviamo al caso della neo eletta Presidente del Senato. Mentre i meme delle false sorelle, fratelli, figli, nipoti, zii, trisavoli e cugini di milionesimo grado della Boldrini erano falsi, quello della figlia di Elisabetta Casellati riporta il vero e lo ritengo assolutamente corretto al contrario degli altri:
Questa è Ludovica Casellati, figlia di Elisabetta Casellati, aa presidentessa del Senato votata da M5S e Lega. Grazie alla madre nel 2005 fu assunta come portaborse per 60 mila euro all’anno. Ed è vero
Quando la realtà supera la fantasia, direbbe qualcuno. Sarà anche la prima Presidente donna del Senato, così come Roberto Fico è il primo Presidente del M5S alla Camera, ma chiunque aveva creduto alle bufale dei falsi parenti contro la Boldrini dovrebbe scattare dalla sedia urlando “VERGOGNA!!!!” (con infiniti punti esclamativi) oppure “Onestà! Onestà! Onestà!” (per chi la richiede) di fronte ad un fatto vero e documentato.
Poco fa parlavo di “facili risposte” per i propri votanti. Possiamo osservare certe difese come quella di Scanzi poi riportata dalla pagina pentastellata “Silenzi e falsità“:
Se la Casellati è così indigesta ai renziani, com’è che nel 2014, quando Renzi era all’apice della sua parabola tragicomica, la stessa Casellati fu eletta membro laico del Csm anche grazie ai voti del renzzianissimo Pd?
Nell’articolo di Scanzi ci sono anche altri esempi per rigettare al mittente le accuse del voto del M5S a favore della forzista, come “Invece i Verdini e tutti quelli con cui i renziani hanno fatto il Nazareno o tentato di stuprare la Costituzione erano gigli di campo“. In pratica fa comprendere che in fondo nella politica si può votare chi si vuole e che un giorno è “inciucio” e l’altro “normalissima dialettica per le presidenze delle Camere tra le due forze che hanno stravinto le elezioni” (con questa frase inizia il suo articolo su Il Fatto).
Circa 20 minuti dopo Andrea Scanzi, sempre il 25 marzo, a lasciare una dichiarazione pubblica molto simile è stato il pentastellato Manlio Di Stefano:
Nessun inciucio, nessun patto col diavolo, solo una giusta e degna concertazione parlamentare tra le forze più rappresentative del popolo italiano.
Stiamo già cambiando la storia d’Italia imponendo un rapido salto verso la Terza Repubblica, quella dei cittadini.
Chi non lo capisce è chi stava bene nella Seconda Repubblica, ce ne faremo una ragione. Avanti così.
A parte fornirci la conferma che cambiando i soggetti dell’azione cambia la percezione di quest’ultima, comprendiamo molto bene che l’indignazione non sarà la stessa per tutti.
La sindrome della ripicca e il rinculo
Coloro che in passato si lamentavano delle bufale dovrebbero stare attenti a quelle che verranno. In un mondo dove è inevitabile dover far fronte ai propri pregiudizi di conferma, così come cascavano in quelle “piacevoli” potrebbero cascarci di nuovo. Peggio è se iniziano a crearle per ripicca.
Quante persone saranno disposte a pagare con la propria credibilità pur di arrecare un danno all’altro? Sia chiaro che, qualunque sia la vostra posizione ideologica e politica non sarete mai e poi mai ritenuti credibili dagli esaltati e polarizzati avversi, mentre perderete terreno in quella massa mobile di votanti che votano a targhe alterne durante ogni elezione, persone che potrebbero trovare conferma nelle critiche mosse nei vostri confronti (“Ecco, siete dei bufalari! Avevano ragione loro!“).
La ripicca è dannosa per tutti perché non risolve mai le controversie, piuttosto le porta all’esasperazione generando sentimenti negativi e conseguenti comportamenti aggressivi da entrambe le parti in causa.
Qualcuno potrebbe parlare di “satira“, ma allora quella degli altri che si difendevano dietro questa scusa che cos’era? Bisognerebbe evitare di comportarsi come coloro che prima venivano criticati per le falsità che diffondevano. Se volete fare satira prendete piuttosto esempio dai ragazzi di Lercio, non dai bufalari che deformato il concetto di satira (e qualche bufalaro l’ha letteralmente stuprata).
Questo articolo non piacerà a qualcuno, anche perché non piace a nessuno farsi chiamare in causa (anche indirettamente) con una tiratina d’orecchie. Se mi seguite da tempo dovreste aver capito che per me la comunicazione deve essere corretta perché le bufale e la disinformazione danneggiano tutti.
Ci sarà tanto lavoro da fare, tante bufale e disinformazioni da affrontare da tutte le parti. Molti dovrebbero imparare dal passato, ma quanto vorrei che fosse così facile:
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