In seguito al risultato elettorale del 4 marzo 2018 si è parlato molto dell’hashtag “#senzadime” diventato simbolo dei votanti del Partito Democratico contrari ad un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Qualcuno, incuriosito dal fenomeno, ha provato a spiegarne la diffusione attraverso un’analisi poi pubblicata sul sito Thevision.com in un articolo critico dal titolo “Come l’hashtag anti-alleanza PD\M5S è stato manipolato artificialmente“. Un articolo interessante, ma come buona norma preferisco leggere e tendenzialmente controllare il contenuto per evitare di diffondere un qualcosa che mi piace e che vorrebbe confermare la presenza di anomalie in Rete (ci speravo). Infatti, dopo aver ottenuto qualche dato in più sul fenomeno “#senzadime” ritengo che l’articolo racconti una bella storia, ma con qualche forzatura e alcune mancanze che tolgono valore alla tesi riportata.
Il titolo dell’analisi risulta abbastanza chiaro, la parola “artificialmente” potrebbe farvi pensare che la diffusione dell’hashtag non sia stata affatto naturale e del tutto falsata grazie a qualche sistema di automazione, forse una “botnet“. Leggo fin troppe volte tweet con scritto “sei un bot” e “è un bot” senza alcuna prova certa, accuse infondate che non sono mancate neanche questa volta (ormai la sto considerando una psicosi). Chi ha letto l’articolo potrebbe pensare ci siamo trovati di fronte ad un sistema simile a quello che avevo scovato a inizio 2018 con la storia dei tweet sul terremoto (qui tutti gli articoli), ma non è andata propriamente in questo modo e non si parla affatto di una rete artificiale di utenze fake e automatismi capaci di far entrare un hashtag nei trending topic di Twitter (come è successo all’amico Arcangelo Rociola).
L’account “Monica”
Il primo mattone a sostegno della tesi viene posto citando l’account “Monica” (“@Monica64512055“).
Creato appena il 7 marzo 2018, risultò curiosa la sua dedizione nel diffondere l’hashtag con oltre 1000 “tweet” nella singola giornata dell’undici marzo:
C’è, per esempio, @Monica64512055, che decide di aprire un account su Twitter alle 2:26 am del 7 marzo di quest’anno, e che l’11 dello stesso mese twitta 1080 volte in una singola giornata. Considerando che i ricercatori dell’Oxford Internet Institute indicano 50 tweet al giorno come un indicatore di “automazione pesante”, il dato ci fa venire qualche dubbio. Se poi si considera la sua straordinaria dedizione alla causa anti-grillina, i dubbi iniziano ad abbondare: in 4 giorni (dal 7 all’11 marzo) Monica diffonde l’hashtag #senzadime (e #senzadinoi) 985 volte.
Nell’articolo viene riportato un grafico prelevato dal sito Twitonomy dove si evidenzia questa sua attività:
Nonostante l’account sia a prima vista assai curioso e sospetto, l’articolo presenta già un problema legato alla cronologia stessa degli eventi. Non viene affatto citato quando questo hashtag ha avuto inizio, ossia il 6 marzo 2018 e un giorno prima della creazione dell’account preso in esame, un dato che si poteva notare soltanto leggendo le date di pubblicazione degli articoli e dei video citati nell’introduzione.
Il primo dato mancante: la data di inizio
Il 6 marzo alle ore 19:29 “La Repubblica” intitola un suo pezzo “Elezioni 2018, #senzadime: elettori Pd si scagliano contro l’accordo con i 5 Stelle“, mentre lo stesso giorno SkyTG24 riporta il fatto che la l’hashtag era già tra i trending topic di Twitter citando il tweet da cui sarebbe nato il tutto, quello dell’attivista e “Responsabile elettorale del Partito Democratico” Caterina Coppola (“@catirafaella“). Entrambi i pezzi di Repubblica e SkyTG24 vengono citati all’inizio dell’articolo pubblicato da TheVision.
Caterina: “Non ho mai avuto, e come me altri, alcun punto di convergenza con il #M5S, né dal punto di vista morale, né circa i temi.Chi ha intenzione di fare un governo con Di Maio, lo dica. Se la nuova segreteria vorrà farlo, lo faccia. Lo farà, per quanto possa valere, senza di me.”
Andrea: “La tua ultima frase è perfetta. Servirebbe farci un hashtag #SenzaDiMe“
Attraverso il motore di ricerca fornito da Twitter possiamo constatare quali siano stati i primi tweet di Caterina riportanti l’hashtag, tutti del 6 marzo, permettendoci inoltre di riscontrare il numero dei “mi piace” e dei retweet fino ad oggi ottenuti.
Il periodo di riferimento per una corretta analisi del fenomeno risulta essere precedente all’operato dell’account “@Monica64512055“. Infatti, grazie al seguente grafico, che mi è stato fornito dall’amico Matteo Flora di “The Fool” grazie a Crimson Hexagon, possiamo notare la diffusione dell’hashtag con un picco relativo al 7 marzo 2018 e la sua successiva e naturale discesa.
Dall’undici marzo, giorno di maggiore attività di “@Monica64512055” riportata da TheVision tramite il grafico di Twitonomy, l’hashtag stava proseguendo verso la sua naturale “discesa” per poi “risalire” nuovamente in seguito allo stesso articolo pubblicato il 20 marzo 2018.
L’appoggio degli “influencer” e dei media
L’hashtag non venne soltanto diffuso grazie a Caterina, come possiamo vedere anche altri account e influencer avevano ottenuto interessanti risultati attraverso i loro tweet pubblicati tra il 6 e il 7 marzo 2018. Tra questi notiamo in particolare quelli pubblicati da Vittorio Zucconi, da Fabio Salamina, da Anna Rita Leonardi e da Andrea Cerri.
Escludendo l’account “@Monica64512055” e il suo operato, successivo al reale picco dell’hashtag risalente ai giorni 6 e 7 marzo, notiamo che il tutto sia partito da un’attività umana da parte di responsabili e attivisti del Partito Democratico sostenuti da influencer per poi giungere, dopo l’ingresso nei trending topic di Twitter, nel megafono dei media come testate giornalistiche e TG, gli stessi citati a inizio dell’articolo di TheVision senza però citarne la data.
Gli account considerati da TheVision
Il pezzo riporta altri dati riferiti ai 1000 tweet, diffusi nelle prime 4 ore e 20 minuti dalla nascita dell’iniziativa, che avrebbero portato l’hashtag alla fama mediatica. Secondo la tesi ben 519 provenivano da 8 account, mentre nel caso dell’hashtag “#nocapitulation” sarebbero serviti 136 utenti diversi.
Il primo degli account presi in esame è quello di “@renziani” che avrebbe diffuso l’hashtag 124 volte. Attraverso il motore di ricerca di Twitter notiamo che l’account aveva pubblicato l’hashtag 23 volte (in alcuni tweet 2 volte), di cui 11 erano tweet di risposta.
I restanti 101? Se ad oggi “scrolliamo” la timeline dell’account in questione fino alla data del 5 marzo riscontriamo ben 225 volte l’hashtag “#senzadime“, di cui oltre un centinaio sono retweet (alcuni elementi che trovate sono nomi account che contengono l’hashtag e retweet di retweet). Tra tweet e retweet datati 6 marzo 2018 troviamo 161 corrispondenze.
Un altro account citato da TheVision è quello di “@mariadesoli” che avrebbe “pubblicato” l’hashtag 105 volte nello stesso arco di tempo. Utilizzando sempre il motore di ricerca di Twitter riscontriamo che tra il 5 e il 7 marzo avrebbe pubblicato ci sono stati 18 interventi tra tweet e commenti. Scrollando la sua timeline, a partire dal 6 marzo, riscontriamo l’hashtag 165 volte, mentre tra tweet e retweet riferiti al 6 marzo troviamo 154 corrispondenze.
I dati forniti da Twitonomy per entrambi gli account, che prendono in esame il periodo dal 17 luglio 2017 al 31 marzo 2018, ci dicono che oltre il 70% del loro operato sono retweet e la media dei tweet al giorno si aggira tra 8 e 15.
L’articolo di TheVision parla di 8 account particolarmente attivi, tra i quali ci sono “@RoscioliTerry” e “@AntonellaManili“, ma ci troviamo di fronte ad account creati molto tempo prima della nascita dell’hashtag (contrariamente a “Monica“), che hanno pubblicato qualche tweet e condiviso quelli contenenti l’hashtag senza particolari anomalie. Non ne ho riscontrati nemmeno tramite la lettura dei dati relativi agli ultimi 200 tweet di tutti e quattro, i quali sono stati pubblicati dall’app Twitter per iPhone, Android e dal semplice web client.
Conclusioni
L’articolo di TheVision riporta una bella storia, a dir poco “appetitosa“, ma inizia la sua analisi focalizzando l’attenzione su un account certamente curioso (“Monica“) che però non ha nulla a che fare con il reale picco di successo ottenuto dall’hashtag avvenuto tra il 6 e il 7 marzo, un dato che non viene neppure citato così come non viene riportato alcun grafico utile a sostegno (come quello riportato da me in questo mio pezzo). Una sorta di forzatura perché in quel modo il lettore può convincersi, senza per forza proseguire con la lettura del pezzo, che sia stato un fenomeno anomalo e “artificiale” nel senso “meccanico” portando alla mente la presunta presenza di “bot“, “botnet” o persino ad account “fake” dove però ci sono persone reali.
Per quanto riguarda l’attività degli utenti citati, lieve o mancante per lunghi periodi, non mi risulta alcuna strana “coincidenza“. Dovessi dubitare di ogni utente che mi commenta e che nella sua timeline non pubblica qualcosa ad esempio dal 2013 rischierei di vedere anomalie ovunque, ma bisogna considerare che molti utenti usano Twitter anche solo per leggere i contenuti altrui.
AGGIORNAMENTO
Rispondo a “@bknsty” e al suo tweet:
In ordine.
Ciao David, ho letto il tuo articolo. Mi sembra che tu abbia deciso di usare la vecchia tecnica dello straw man, invece di dati concreti, per argomentare la tua tesi. Nessuno degli account citati viene accusato di essere bot. Il discorso bot è irrilevante.
Se avesse letto bene l’articolo non dico che la tesi di TheVision sia stata “ci sono bot brutti e cattivi“, ma di come è strutturato portando gli utenti a pensare che ci siano stati. È scritto anche nella conclusione del mio pezzo. Tuttavia, rileggendo nuovamente una parte potrei obiettare:
Il giornalismo di oggi si alimenta naturalmente di ciò che trova larga diffusione sui social media, e non può non farlo; ma i numeri dei social media non possono essere interpretati correttamente senza un’accurata analisi che consideri la facilità con cui si possono manipolare gli hashtag: può infatti accadere che sui primi 71.000 tweet sopracitati, 35.000 siano stati fatti da 500 persone. “Dettagli” che non possono essere trascurati, soprattutto considerando il comportamento degli account più attivi, un numero esiguo, che non possono essere descritti solamente come bot, ma che alternano attività “umane”, come tweet personalizzati e risposte ad altri tweet, ad attività automatizzate, destinate unicamente a ripetere in maniera meccanica il tweet in questione.
Direi che per l’articolo la questione “bot” non viene considerata “irrilevante“.
Ah, riporto giusto un esempio di come hanno commentato gli utenti sulla questione “bot“:
Fabio: “Sicuramente non e’ il caso piu’ grave di manipolazione, ma a me pare abbastanza chiaro che per innescare l’effetto valanga sono stati usati dei bot. Non dubito che l’hashtag, una volta lanciato su larga scala con un’operazione studiata a tavolino, sia poi risultato popolare”
Successivamente:
Il senso del pezzo è: 1) 500 persone hanno prodotto metà dai 71000 tweet dell’hashtag. 2) I media e gli influencer hanno cominciato a usare e parlare dell’hashtag 3) 13355 account diversi alla fine usano l’hashtag. L’abbrivio iniziale è indubbio che sia stato dato da quel ristretto numero di persone che non erano una valanga, ma una nevicata a Roma. Nel tuo pezzo non hai scritto una riga su questo.
L’analisi parte da quei primi 1000 “tweet” portando come esempio alcuni account in cui il conteggio delle attività non sono soltanto tweet, ma anche retweet e risposte. Se dovessi fare un’analisi basandomi su questi criteri non la pubblicherei affatto.
Se può essere utile, ci sono altri grafici utili a comprendere l’andamento dei tweet al giorno e degli autori nel corso del 6 e del 7 marzo:
Che vi siano stati utenti particolarmente attivi non ci vedo nulla di anomalo, cosa che invece è stata percepita da altri. Sempre dal buon Flora, ecco i “Top Authors” ottenuti tramite Crimson Hexagon tenendo in considerazione il periodo dal 25 febbraio al 27 marzo 2018:
Si parla di 71 mila “tweet“, ma quando questi 500 hanno riportato per 35 mila volte l’hashtag? Tutte nei giorni 6 e 7 marzo? Sono persone che nel corso dei giorni successivi hanno continuato a diffonderlo, sia tra commenti e retweet. Non ci vedo, ancora, nulla di anomalo o manipolato.
Sui media e gli influencer ne ho parlato nel mio pezzo, ma non vedo come l’aver reso nota un’iniziativa, partita genuinamente da account di attivisti, possa essere associato ad un’attività “manipolata” e “artificiale“. Le parole usate hanno un peso da parte dei lettori, soprattutto se riportate nel titolo. A riprova di ciò, abbiamo notato tutti le reazioni di “entrambe le parti” sui rispettivi articoli (nel mio caso persino prima della sua pubblicazione).
Infine:
Gli hahstag non possono essere usati come un vox populi istantaneo, come un termometro della volontà popolare, perché sono fin troppo facili da manipolare, come è avvenuto per #senzadime o per altri hashtag usati da Lega o M5S in passato.
Sono d’accordo in parte sulla questione “gli hahstag non possono essere usati come un vox populi istantaneo“, ma non vanno ignorati qualunque sia l’origine ideologica (che siano PD, M5S, Lega o Casapound). Se il Blog delle Stelle lancia un hashtag che raggiunge la notirietà su Twitter non possiamo considerare come “manipolati artificialmente” gli attivisti che lo utilizzano per veicolare il messaggio, lo stesso vale per la Lega Nord o un Salvini che lancia la solita “#Ruspa“. Attività di manipolazione artificiale la vediamo in account automatizzati e attività come quelle che ho riscontrato ad esempio a inizio 2018 o con la “botnet” degli account usati per “pompare” Matteo Salvini, non quello che abbiamo visto con l’hashtag “#senzadime“.
Ah, per chi sostiene che mi avrebbero chiamato i “Dem” per fare questo mio articolo è bene che sappiano che non sono tanto diversi da quelli che accusano gli altri di essere “bot” o “troll” senza alcuna prova a sostegno della tesi. Scrivo per conto mio, per curiosità e senza mandanti, ma non posso convincere chi crede cecamente a certe cose.
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