Lo stalking nei confronti delle vittime degli attentati ha un prezzo molto salato

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Nel giugno del 2017 avevo pubblicato un articolo dal titolo “I fanatici del complottismo prima o poi pagheranno: il caso Sandy Hook” in merito agli atti persecutori e diffamatori nei confronti delle vittime degli attentati e delle loro famiglie. Non ci vogliono nuove leggi per condannare certe persone, esistono già e bisogna applicarle.

Alex Jones in un tribunale di Austin (Texas) – Foto Nytimes.com

Alex Jones, mister “InfoWars“, è nei guai con la giustizia americana in seguito alla denuncia per diffamazione da parte delle famiglie delle vittime della strage di Sandy Hook. Il complottista americano aveva sostenuto che si trattava di attori pagati, sulla base della teoria del complotto dei crisis actor e le ormai tristi false flag, e la richiesta di risarcimento si aggira intorno al milione di dollari:

Both lawsuits were filed in Travis County District Court in Austin, Tex., where Mr. Jones lives, broadcasts his show and operates Infowars. The parents are seeking at least $1 million in damages.

In Italia riscontriamo casi simili. Uno tra questi Rosario Marcianò e i suoi sodali che tramite i social, video e siti internet continuano a diffamare la memoria delle persone uccise durante gli attentati. Un giorno Valeria Solesin, Bruno Gullotta e tanti altri presi di mira da questi personaggi, incluse le loro famiglie, avranno giustizia in un’aula di tribunale.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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