La moglie dell’ammiraglio Treu non è una finta cieca

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Sono venuto a conoscenza di una brutta pagina del giornalismo italiano ad opera della testata “Il Messaggero“. Ecco l’articolo dal titolo “Roma, finta cieca incastrata dallo shopping: è la moglie dell’ammiraglio Treu, medaglia d’oro al merito” pubblicato il 7 aprile 2018:

A piedi nel traffico cittadino, attraversando la strada da sola, senza alcun indugio. Poi al mercato rionale dell’Olgiata, fra la frutta e le chincaglierie. Fino allo shopping sfrenato nel centro commerciale Porta di Roma. Vista da fuori, quella di Paola Morandi, moglie dell’ammiraglio Paolo Treu, medaglia d’oro al Merito di Marina…

Il sito Infosannio, noto per i copia incolla degli articoli di varie testate a piacere, pubblica il testo:

A piedi nel traffico cittadino, attraversando la strada da sola, senza alcun indugio. Poi al mercato rionale dell’Olgiata, fra la frutta e le chincaglierie. Fino allo shopping sfrenato nel centro commerciale Porta di Roma. Vista da fuori, quella di Paola Morandi, moglie dell’ammiraglio Paolo Treu, medaglia d’oro al Merito di Marina, e figlia di Giacomo Morandi, ex banchiere della Banca Commerciale, sembrava una vita pienamente autonoma, senza alcuna limitazione.

Peccato che per l’Inps la donna fosse una cieca assoluta. «Atrofia ottica bilaterale da malattia di Leber», questa era la patologia degenerativa al nervo ottico diagnosticata nel 96 alla Morandi, che le avrebbe garantito di ricevere una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento, 846 euro mensili, per un totale di circa 200mila euro: soldi che, secondo la procura, Paola Morandi dal 2009 avrebbe percepito in maniera indebita, tanto da ritrovarsi ora a processo per truffa.

L’INDAGINE

[…] Nell’ottobre 2013 restano sorpresi dalla facilità con cui si muove nel mercato rionale, «senza urtare le persone o gli ostacoli presenti».

[…] Per l’accusa, rappresentata nell’udienza di ieri dal vice procuratore Paola Giordano, Paola Morandi avrebbe «trasmesso all’Inps di Roma, che l’aveva convocata per una visita medica a verificare lo stato di invalidità – si legge nel capo d’Imputazione – la documentazione nella quale si dava atto, contrariamente al vero, dello stato di cecità assoluta». Cieca si, ma non del tutto. Una differenza non da poco, per Inps e procura, che ora le contestano una discreta somma a partire dal 2009: circa 200mila euro.

Ci sono diversi elementi da tenere in considerazione in tutta questa storia che riporto nei seguenti capitoli:

  • il titolo sbagliato de Il Messaggero
  • il processo civile vinto dalla signora
  • l’accusa nel processo penale
  • l’ignobile gogna mediatica

 

Il titolo sbagliato de Il Messaggero

Aver titolato “finta cieca” è assolutamente sbagliato. La malattia che ha colpito la signora è la “Neuropatia Ottica Ereditaria di Leber” (chiamata anche “Atrofia ottica di Leber“), una patologia rara che causa l’improvvisa perdita bilaterale della vista. Ecco un video pubblicato dall’Osservatorio Malattie Rare per raccontare la vita di chi è colpito da questa malattia:

Tale errore da parte de Il Messaggero ha portato i lettori a scatenarsi sulla pagina Facebook della testata:

Maria: “E poi persone che effettivamente soffrono di gravi deficit devono elemosinare con nn poche difficoltà questi miseri soldi… costretti a continui controlli annuali… da vomito… lei e chi glielo ha permesso

Armando: “Restituire i soldi, in galera per tutti gli anni che ha truffato e radiare dall’album tutti i dottori della commissione che hanno certificato il falso::

Carmela: “altro che 200.000 euro…ci cuole il carcere a lei e a alla commissione che le ha concesso il beneficio….è uno schifo ….ed io che ho un bimbo di 10 anni ipovedente grave con malattia genetica inoperabile e inguaribile devo fare continuamente rinnovi della sua invalidità….io li ammazzerei tutti soprattutto a chi si è lasciato corrompere

Di questa storia se ne era occupato anche il collega Michelangelo su Butac.

 

Il processo civile vinto dalla signora

Il 9 aprile 2018, in seguito all’articolo de Il Messaggero, l’Osservatorio Malattie Rare spiega la situazione di Paola Morandi anche di fronte alla legge:

Paula è affetta dalla neuropatia ottica ereditaria di Leber (LHON) una malattia neurodegenerativa mitocondriale del nervo ottico caratterizzata dalla perdita (nel suo caso bilaterale) della visione centrale. Però è stata avvistata per strada, presso un noto mercato capitolino.

Morandi è una di quelle persone definite “CIECHI CIVILI”, definizione che include anche le persone ipovedenti e i ciechi parziali, cioè persone che hanno un residuo di visione, che però non è sufficiente per la completa autonomia in termini sensoriali e funzionali. (Rif. Legge 3 aprile 2001, n.138)
“Si tratta di una patologia rara e degenerativa che impedisce a chi ne è colpito di leggere, guidare, guardare la tv – spiega il Dr. Piero Barboni, specialista dell’Ospedale San Raffaele di Milano – La patologia però permette una percentuale variabile di visione laterale periferica grazie alla quale i pazienti più motivati possono mantenere un certo grado di autonomia, che può tradursi nel camminare autonomamente per strada o nel fare sport. Questo grado di autonomia non cancella la disabilità, i pazienti con la LHON sono invalidi civili a tutti gli effetti.

La Legge 3 aprile 2001, n.138 prevede la classificazione delle minorazioni visive con determinate definizioni, come ad esempio i “ciechi totali” e i “ciechi parziali“. Sempre nell’articolo pubblicato dall’Osservatorio Malattie Rare si riportano le informazioni in merito ai fatti giudiziari scattati in seguito al 2013:

Quattro anni fa è stata istituita un’indagine, a seguito di alcune segnalazioni che dubitavano dell’invalidità di Morandi.

A Morandi è stata revocata l’indennità di accompagnamento, poi ripristinata dal Giudice civile (R.G. n. 4390/16 – Seconda sezione lavoro, Giudice Dott.ssa Colli Antonianna) il quale, a seguito di approfondite indagini tecniche, ha confermato la patologia di Paola Morandi condannando l’Istituto, ad oggi ancora inadempiente nonostante l’esecutività del giudicato, alla corresponsione di quanto dovuto all’invalida. Gli stessi medici dell’Inps hanno confermato nelle deposizioni testimoniali assunte, la piena conformità della documentazione medica della periziata signora Morandi.

Assolta sul fronte civile, non si è invece ancora concluso il procedimento penale, nonostante a fronte della decisione del giudice del lavoro in cui riconosce il diritto dell’invalidità e dell’accompagnamento della sig. Morandi, mancherebbe il presupposto per la configurazione di un reato in sede penale.

La moglie dell’ammiraglio Paolo Treu ha vinto la causa civile vedendosi confermata l’invalidità, ma nonostante ciò il procedimento penale deve ancora concludersi.

 

L’accusa nel processo penale

Intanto risulta corretto che la signora sia considerata “cieca civile“, una categoria di invalidi per i quali è prevista una pensione a partire dal 1948:

Sono considerati ciechi civili i soggetti che, a seguito di visita medica presso la competente Commissione Sanitaria, siano riconosciuti affetti da cecità totale o abbiano un residuo visivo non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi per causa congenita o contratta non dipendente dalla guerra, da infortunio sul lavoro o dal servizio.

Riprendendo Il Messaggero:

Per l’accusa, rappresentata nell’udienza di ieri dal vice procuratore Paola Giordano, Paola Morandi avrebbe «trasmesso all’Inps di Roma, che l’aveva convocata per una visita medica a verificare lo stato di invalidità – si legge nel capo d’Imputazione – la documentazione nella quale si dava atto, contrariamente al vero, dello stato di cecità assoluta». Cieca si, ma non del tutto. Una differenza non da poco, per Inps e procura, che ora le contestano una discreta somma a partire dal 2009: circa 200mila euro.

La questione, leggendo queste righe, sembrerebbe essere quella sulla “cecità assoluta“. Ecco cosa dice la Legge 3 aprile 2001, n.138 alla voce “ciechi totali“:

Art. 2.
(Definizione di ciechi totali).

1. Ai fini della presente legge, si definiscono ciechi totali:
a) coloro che sono colpiti da totale mancanza della vista in entrambi gli occhi;
b) coloro che hanno la mera percezione dell’ombra e della luce o del moto della mano in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore;
c) coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 3 per cento.

Se leggiamo le disposizioni attuali dal sito dell’Inps bisognerebbe essere considerati “ciechi assoluti” per ricevere una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento che portino ad ottenere una cifra vicina ai circa 846 euro mensili che percepirebbe la signora. Bisognerebbe controllare bene le carte e le disposizioni dell’epoca, tuttavia la causa civile riporterebbe la correttezza della documentazione presentata, vedendo quindi la signora vincitrice, mentre l’Inps si è visto costretto a corrisponderle quanto dovuto. Non ci resta che attendere la fine del processo penale e capirne di più una volta pubblicate le motivazioni dei giudici.

 

L’ignobile gogna mediatica

Abbiamo visto il titolo errato da parte de Il Messaggero, poi seguito da altre testate. Abbiamo visto anche le reazioni da parte degli utenti che, di fronte all’errore, hanno scaldato le tastiere.

Il perché questa donna sia finita sotto i riflettori sono piuttosto due, ossia il fatto di essere la moglie di una persona importante e di essere a sua volta una persona di rilievo nel mondo delle disabilità essendo rappresentante italiana alla ERN (European Reference Network) EYE e attivista dell’associazione Mitocon Onlus. Se fosse stata una donna “qualunque” sposata con un uomo “qualunque” dubito che avremmo trovato articoli di questo genere.

Gli avvocati della signora hanno rilasciato sul caso le seguenti dichiarazioni rivolgendosi all’articolo de Il Messaggero:

In definitiva, l’articolo in questione, non riportando meramente il fatto suscettibile di eventuale pubblico interesse ma in quanto proteso univocamente, per fini sensazionalistici, ad insinuare discredito all’onore ed alla reputazione dei soggetti coinvolti nominativamente, valutato l’intero testo alla luce del suo significato complessivo, assume inconfutabili connotati diffamatori, nella loro forma aggravata.

Tutta questa storia risulta veramente triste. Mentre chi come lei fa parte dei “ciechi civili“, chi sostiene che sia una “finta cieca” senza informarsi sulla sua malattia dovrebbe essere considerato “cieco incivile“.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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