Ancora! Si, ancora una volta la “Fondazione italiana risparmiatori” in mezzo a queste storie legate a grosse somme di denaro, dopo quella dei tre miliardi di lire in Svizzera e del gattino ereditario:
Contrasse epatite C dopo trasfusione: maxi risarcimento agli eredi
(AGI) – Torino, 3 mag. – Il Ministero della Salute dovrà versare un risarcimento danni di oltre 800 mila euro agli eredi di un uomo che contrasse l’epatite C in seguito a una trasfusione. Lo ha deciso il Tar del Piemonte lo scorso 17 aprile. Francesco Simeoni, cuneese, nel 1994 si sottopose a una trasfusione di sangue in una casa di cura torinese, contraendo l’epatite C. Da quel momento per l’uomo comincia un lungo calvario che si conclude nel 2008, quando muore a soli 63 anni. I figli della vittima decidono allora di conferire un incarico alla Fondazione italiana risparmiatori, per agire legalmente contro il Ministero della Salute, al fine di ottenere il danno subito dal padre e il danno da perdita del rapporto parentale. «Confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Cuneo – spiega l’avvocato Andrea Fabio Ferrari – il Tar ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento della somma. La commissione medica del Ministero della Difesa di Torino, a seguito dell’istanza presentata dal paziente, ha accertato nel 2006 il nesso di causalita’ tra le emotrasfusioni praticate e l’epatopatia da virus C. Nel 2013 il Tribunale di Torino ha quindi condannato il Ministero, per mancata vigilanza sulle sacche di sangue infetto, al risarcimento dei danni subiti per la somma di 800 mila euro oltre interessi. Dopo cinque anni di attesa è stato interpellato il Tar del Piemonte, che ha dichiarato l’obbligo del Ministero al pagamento entro 60 giorni». (AGI) To2/Ari 031607 MAG 18
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Quella sopra riportata è l’agenzia di AGI ripresa poi da La Stampa e da altre testate:
Su TorinoOggi leggiamo altro:
Nel 2008, a causa dell’aggravarsi della malattia, Simeoni muore a soli 63 anni. I due figli, Mario e Stefania, decidono però di andare avanti e nel 2011 conferiscono un incarico alla Fondazione italiana risparmiatori per agire legalmente contro il Ministero della Salute, al fine di ottenere il danno subito dal padre e il danno da perdita del rapporto parentale.
[…]
Dopo cinque anni di attesa, i figli interpellano il Tar Piemonte, che lo scorso 17 aprile, con la sentenza n. 2904 ha obbligato il Ministero a pagare il risarcimento, entro un termine massimo di 60 giorni. Intanto, dopo la sentenza di primo grado, il Ministero ha presentato appello, con l’udienza fissata al prossimo 29 novembre.
Non si ha traccia della “Fondazione” prima del 2017 (il dominio è stato registrato a dicembre), ma secondo la storiella sarebbero stati incaricati i legali della stessa nel 2011.
Si parla di un avvocato, un tal “Andrea Fabio Ferrari” già citato in diversi casi come quello riportato dalla Gazzetta di Napoli con tanto di numero di cellulare dello stesso legale:
Per informazioni relative alla riscossione di titoli di credito pubblici anche molto vecchi nel tempo (quali ad esempio : bot, libretti bancari e postali, buoni postali, polizze assicurative) è sufficiente scrivere al nostro Studio associato all’indirizzo firisparmiatori@libero.it per ricevere telematicamente e gratuitamente tutte le informazioni necessarie.
Distinti saluti.
Avv. Andrea Fabio Ferrari 342.0394498
La stessa email e lo stesso numero di cellulare della “Fondazione“, ma allo stesso numero rispondeva un tal “Andrea Rossi” da Roma. Devo continuare?
Ricordiamo i dati sulla “Fondazione“:
- la Fondazione Italiana Risparmiatori non è registrata nell’elenco della Regione Lombardia;
- nella sede indicata nel sito non risulta alcun loro ufficio (via Tortona, 37 – Milano);
- il dominio è registrato a dicembre 2017 e usa gli stessi servizi a cui si affidava Agitalia (Webnode);
- nel sito non è presente lo Statuto, una Partita Iva o un Codice Fiscale;
- esiste un contatto telefonico, un cellulare, presente anche in un inserzione per la vendita di una casa a Roma e per un uomo che si propone per feste di addio al nubilato;
- qualcosa lo aveva già scritto il collega di Butac, ricordando Agitalia e Giacinto Canzona.
Ho contattato sia La Stampa che AGI, i quali si sono impegnati a verificare la mia segnalazione. Nel frattempo nell’articolo de La Stampa Cuneo hanno aggiunto in fondo il seguente testo:
ATTENZIONE – La notizia, diffusa dall’agenzia AGI, sarebbe una fake news, come ci segnala il debunker David Puente. Stiamo verificando: nel caso si tratti di una notizia falsa la cancelleremo.
Attenzione giornalisti, state dando visibilità a una “Fondazione” che alla prima consulenza lavora gratis, ma alla seconda?
Ricordiamo cos’è successo con Giacinto Canzona e i recenti risultati citati a gennaio 2018 dalla Gazzetta di Mantova:
MANTOVA. Piange di rabbia e mortificazione, la signora Maria, casalinga al traguardo dei 60 anni, lei che le bollette le paga sempre in anticipo, e adesso s’è vista recapitare una cartella di Equitalia, una multa da 900 euro. Lei che credeva di essersi lasciata alle spalle la storiaccia di Giacinto Canzona dopo aver pagato una prima cartella da 900 euro, asciugata a 470 per effetto della rottamazione e ulteriormente diluita in rate da 50 euro. Canzona è l’ex avvocato che qualche anno fa riuscì ad abbindolare 900 italiani (150 solo a Mantova) con la bufala del tesoro nascosto nel corredo della nonna, le lire dei libretti dormienti che lui prometteva di moltiplicare in decine di migliaia di euro. Un trucco da prestigiatore smargiasso, da premiata ditta il Gatto e la Volpe.
Una truffa brutta e cattiva, che insieme al miraggio di un guadagno facile smuoveva il cosmo privato delle memorie di famiglia: pur sapendo che la causa era persa in partenza, sia per vizi di merito sia di forma, Canzona intascò 100 euro da ciascun cliente per avviare una class action mai partita. L’arrembaggio dell’avvocato si risolse in un largo grappolo di cause individuali e suicide contro il ministero delle Finanze, Banca d’Italia e Poste Italiane.
Non contento, Calzona tese la mano per pretendere la sua parcella, presentando ai 900 clienti beffati un conto da 4mila euro ciascuno, poi ridotto a 1.500 e infine azzerato (ma qualcuno ha pagato, vergognandosi della propria ingenuità).
Oltre al danno la doppia beffa:
E adesso? L’unica via percorribile è quella di fare causa contro Canzona. Che però è nullatenente.
Giornalisti, datevi una svegliata!
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