Il 10 maggio 2018 un articolo di Leggo intitolato “Ginecologa tira il bimbo durante il parto e lo decapita: la testa resta nella pancia della mamma” suscita parecchio interesse:
A raccontare la storia è il Sun, che spiega che la donna si sarebbe recata al Ninewells Hospital di Dundee, in Scozia, per un parto d’urgenza visto che il piccolo era in posizione podalica. Sebbene fosse necessario un parto cesareo la dottoressa ha preferito procedere per un parto naturale: ha così convinto la madre a spingere mentre lei tirava per le gambe il bambino. Un’azione avventata, sconsigliata da qualunque specialista, perché la manovra potrebbe portare alla rottura degli arti e della testa del bimbo, e così è successo. La dottoressa si è ritrovata con il corpicino in mano, mentre la testa era rimasta nella pancia della mamma.
Bufala o verità? Purtroppo quest’ultima e riguarda la brutta vicenda legata alla dottoressa Vaishnavy Laxman. A trattare l’argomento è anche il “The Guardian” nell’articolo dello stesso giorno intitolato “Baby decapitated during botched delivery, tribunal told“, spiegando che il fatto era avvenuto nel 2014 e che in questo momento la dottoressa è sotto processo presso il Medical Practitioners Tribunal Service di Manchester. La storia non si limita alla decapitazione, ma anche a promesse di un cesareo mai mantenute e di accuse di malasanità (se non addirittura maltrattamenti).
Su Skepticalob.com l’ostetrica Amy Tuteur critica duramente la dottorezza Laxman, arrivando a considerarla una “malata di mente“:
I cannot image what the obstetrician was thinking. I wonder if she is mentally ill because I can’t find a remotely logical explanation for this entirely preventable tragedy. That’s does not mean that the baby would necessarily have lived. Cord prolapse is often fatal, and extremely premature infants face monumental risks. But the baby deserved every reasonable attempt to save its life; instead it was dismembered. And that doesn’t even count the horror that this mother had to endure and cope with for the rest of her life.
Nel suo articolo, Amy riporta chiaramente che il bambino poteva sopravvivere o meno anche se veniva praticato il parto cesareo, ma meritava una possibilità.
Ci sono dei precedenti? Mentre il caso in esame riguarda una gravidanza giunta alla 25° settimana, riscontriamo uno del 2017 riguardante una gravidanza giunta a malapena alla 12° settimana (“A Case Study of a 12‐Week Pregnancy With a Single Live Decapitated Fetus“).
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