Il 17 giugno 2018, in un clima pesante dove qualunque cosa sugli immigrati porta attenzione e visite, un sito chiamato Inedito.net pubblica un articolo dal titolo “Visite ginecologiche gratis alle immigrate. Le italiane? Loro devono pagare tutto. Scoppia la polemica” ottenendo oltre 6 mila condivisioni Facebook. In realtà è un copia incolla di un articolo pubblicato in precedenza da Adessobasta.org che a sua volta riprende da “Il Populista“:
Da febbraio 2018 è attivo un ambulatorio, nelle città di Trento e Rovereto, in cui l’Associazione Gris di Trento ha messo a disposizione una sessantina di medici e operatori sanitari per effettuare visite ginecologiche.Tutto gratis.
Sarebbe una bellissima iniziativa se non fosse contaminata da quel razzismo alla rovescia che sta inquinando sempre di più il nostro Bel Paese. Le visite mediche infatti sono esclusivamente rivolte alle immigrate giunte in Italia con i barconi che non solo saranno mantenute negli alberghi a quattro stelle con vitto e alloggio pagato dai contribuenti italiani, ma ora avranno accesso anche a prestazioni sanitarie che, di norma, le donne italiane devono pagare per poterne usufruire.
Non sarà un caso allora se l’immagine allegata a questo articolo provenga dal sito del Ministero della Salute della Repubblica Italiana. Ecco i nuovi italiani, ecco la ferrea volontà della sinistra di continuare la sostituzione etnica finché non diventeremo minoranza nel nostro Paese e saremo costretti a vivere nelle riserve, come gli Indiani d’America.
Di che cosa si occupa l’Associazione Gris di Trento? Lo leggiamo nel portale della “Società Italiana di Medicina delle Migrazioni“:
Il Gr.I.S. Trentino, Gruppo Immigrazione e Salute, si è costituito allo scopo di porre in rete operatori del sanitario, del sociale, del privato sociale e del volontariato per rispondere alle esigenze di salute delle persone immigrate e che vivono in condizione di emarginazione sociale.
Costituitasi associazione nel 2008, la sua mission è chiara e le attività son ampiamente descritte nel sito della S.I.M.M. linkato in precedenza, così come nel sito del “Forum Trentino per la Pace e i diritti umani“. In che cosa consiste l’iniziativa? Lo spiega il Secolo Trentino:
Una sessantina di medici, infermieri e ostetriche dell’Associazione Gris di Trento, si sono resi disponibili a fornire assistenza ginecologica gratuita per profughe e richiedenti asilo. Il tutto è stato possibile grazie ad un accordo con l’Azienda sanitaria che ha messo a disposizione ambulatori a Trento e Rovereto.
In realtà tutti i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale sono iscritti al Servizio sanitario nazionale e quindi potrebbero accedere agli ambulatori dei medici di medicina generale. Ma profughi e richiedenti asilo di solito preferiscono il Pronto soccorso e proprio per evitare un sovraffollamento di quest’ultimo è stato deciso di attivare la convenzione con questo gruppo di medici e infermieri volontari formati proprio per far fronte ai bisogni dei migranti.
A febbraio 2018 è stato aperto, due giorni a settimana a Trento e Rovereto, un ambulatorio di medicina generale. 64 le visite effettuate in tre mesi. Si tratta soprattutto di visite di controllo legate alla tubercolosi, infezioni delle prime viee aere, dermatiti ma patologie gastrointestinali, cefalee, insonnia, amnesia e certificazioni per pregresse violenze. Di questo, ma anche di aspetti antropologici e psicologici per la promozione e la tutela del benessere psicofisico dei migranti, si è parlato ieri a Trento nel corso del seminario “Diritto alla salute e flussi migratori” organizzato all’Auditorium dell’Azienda sanitaria da GriS, Medici con l’Africa Cuamm e Centro per la Cooperazione Internazionale.
In Trentino, come riportato da L’Adige, i richiedenti e titolari di protezione internazionale sono attualmente 1.592, 74 in meno dall’inizio dell’anno. Di questi 250 sono donne e 1.342 uomini.Questa iniziativa di volontariato ha ottenuto anche l’avvallo dell’Assessore Luca Zeni che a ottobre aveva dichiarato: “Si tratta di un ulteriore tassello che contribuisce a migliorare e perfezionare il progetto trentino di accoglienza. Un modello che non si limita a rispondere ai bisogni primari dei migranti, ma che punta al loro inserimento nella comunità, nel reciproco riconoscimento dei diritti e dei doveri di ciascuno”.
Su Ladige.it vengono riportate altre informazioni:
Anche per l’ambulatorio ginecologico, aperto a metà gennaio a Trento e metà febbraio a Rovereto, il lavoro non è mancato. 61 le visite effettuate legate soprattutto ad inizi di gravidanze, infezioni genitali e controlli, irregolarità mestruali, fibromi, richiesta di contraccenzione e richieste di interruzioni volontarie di gravidanza. I punti di forza dell’ambulatorio sono il tempo adeguato che viene dato all’ascolto e alla presa in carico della paziente, ma anche la presenza di mediatori culturali o traduttori. «È importante continuare a organizzare all’interno dei centri di accoglienza incontri di informazione sulla salute, sulla contraccezione programmata o d’urgenza , sulla gravidanza e sull’interruzione volontaria di gravidanza, per conoscere gli operatori e comprendere i bisogni delle donne», ha spiegato la ginecologa Elisabetta Cescatti.
Sono iniziative di volontariato fornite dai medici, infermieri e ostetriche per loro libera scelta. Ciò che non viene detto da coloro che criticano questa iniziativa è che ci sono diversi ostacoli che impediscono ai migranti di accedere ai servizi sanitari, come lingua e cultura, che questi volontari (preparati) vogliono rimuovere al fine di fornire il diritto alla salute a queste donne che difficilmente potrebbero disporre di 60 o 200 euro per una singola visita (ricordiamo che i famosi “35 euro al giorno” non vanno dati in mano ai richiedenti asilo o aventi protezione internazionale o umanitaria).
Per completezza, nel 2018 in Italia ci sono state diverse iniziative volte a fornire visite ginecologiche gratuite alle donne italiane, come in occasione della Festa della donna e della Giornata nazionale della salute della donna.