L’autore della bufala sulla Aquarius e la censura

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Il 19 giugno 2018 La Stampa pubblica un’intervista a Gian Marco Saolini, il bufalaro che si diverte a trollare i media e gli utenti con le sue interpretazioni video:

L’autore della bufala sulla Aquarius: “Dico alla gente quello che vuole credere” Gian Marco Saolini, troll di professione: «Il format del “non ve lo dicono, statemi a sentire” funziona sempre. Basterebbe approfondire un minuto, ma nessuno lo fa»

 

“La gente vuole credere” e la viralità

Nell’intervista leggiamo:

Saolini, perché si è inventato una storia simile?
«Non me la sono inventata io, a ben vedere è stato Salvini a darmi l’ispirazione quando ha parlato di crociera e pacchia finita. Io dico soltanto alla gente quello che la gente vuole credere. E ci crede, come si può vedere dal successo del video».

[…]

Come si spiega questi numeri?
«La gente non ha fiducia nei media. Il format del “non ve lo dicono, statemi a sentire” funziona sempre, perché tutti pensano che lo stato e le istituzioni ci stiano nascondendo qualcosa. E poi queste storia dei migranti benestanti colpisce la massa. Se mi fossi inventato che i profughi sulla nave venivano picchiati e torturati non avrei avuto lo stesso successo, perché la gente c’è abituata a queste cose».

Niente di nuovo sotto il sole, la tattica dei bufalari spiegata in quanto tale e che io insieme ai miei colleghi (Butac, Attivissimo, Juanne Pili, Scott Brando e altri) cerchiamo di far comprendere agli utenti da anni. Purtroppo la smentita non riesce a raggiungere gli stessi numeri della bufala, tornando nuovamente sui temi ormai trattati e riportati svariate volte nei nostri articoli e nei nostri interventi.

Gli errori voluti: “Acquarius” invece che “Aquarius”

 

“Avvelenatore di pozzi” e il contrasto alle “fake news”

Andiamo avanti:

Cosa risponde a chi le dice che le bufale che mette in rete sono pericolose?
«Rispondo che non è colpa delle mie video bufale se la gente è razzista. Molti mi scrivono in privato e mi accusano di alimentare il razzismo degli italiani, ma non è affatto così: quella gente era razzista già da prima, io ho solo portato alla luce certe cose. Sarebbe come se impedissi alla donna delle pulizie di alzare i tappeti altrimenti da sotto vengono fuori le blatte. Non avrebbe senso».

Ecco perché Mentana l’ha definita un avvelenatore di pozzi.
«Non è colpa mia se la gente ci crede. Io faccio questi video perché mi divertono. Basterebbe scrollare la mia bacheca di Facebook per vedere che in un video interpreto un medico contro i vaccini, in un altro faccio il tifoso ultras che si vende alle tifoserie. Basterebbe approfondire un minuto, ma la gente non lo fa: è troppo presa dalla notizia e non vede l’ora di condividerla con parenti, amici e colleghi».

[…]

Qual è dunque la sua ricetta per combattere le fake news?
«Non serve censurare, cancellare, controllare. Facebook ci sta provando, i siti di debunking anche, ma non funzionano. Serve educare, serve informare, occorre che i media recuperino credibilità. Io alla fine faccio la stessa cosa che fanno Salvini e Di Maio, solo che loro due hanno due partiti alle spalle».

Avevo già parlato del personaggio in un articolo intitolato “Riconoscere un troll è importante, ma non equivale a giustificarlo“, in particolare del suo trolling che reputo dannoso:

Potete immaginare quanti utenti caschino o credano ancora a certe bufale e quanto queste diano sostegno a determinate credenze, inculcandole o rafforzandole. Non servono altri studi o analisi, esistono già e ben comprensibili.

Sono semplici “trollate”? Ripeto, chi lo conosce è consapevole della falsità, ma il discorso cambia per gli altri. Se “Marco Corrosa”, con la sua storia bufala, ha influenzato il voto di un singolo cittadino (si, ne basta uno) durante lo scorso Referendum il danno è fatto. Quel singolo cittadino è da ritenere uno stupido? L’ignoranza paga, ma incentivarla non aiuta di certo a migliorare questa società in cui viviamo.

Non c’è nulla di divertente nel rafforzare le idee di un razzista, così come non è affatto divertente fornire alle persone dubbiose e confuse sul tema ONG un ulteriore falsa informazione portandole a prendere una posizione scorretta. Quando sostiene che bisogna educare e informare lui fa l’esatto opposto, si diverte a farlo (attraverso i suoi siti lo ha fatto per anni, ricavando denaro dai banner pubblicitari).

Non solo, notate anche come risponde all’ultima domanda dove fa un riferimento ai debunker associando le parole “censurare, cancellare, controllare“. Come lui stesso afferma nella frase “dico soltanto alla gente quello che la gente vuole credere” è plausibile che con quella risposta voglia intendere che vogliamo ciò (sia chiaro: trolla). Ho spiegato più volte, insieme a Paolo Attivissimo e Michelangelo Coltelli, che la censura è dannosa e che bisogna lavorare molto sull’educazione e lo spirito critico.

Mentre noi debunker cerchiamo di arginare il fenomeno, lui continua ad alimentarlo con interesse anche a danno di persone già ampiamente colpite dalle bufale per “scaldarsi” in vista delle conferenze (come se non bastassero già tutti i precedenti):

Il post di Saolini
La bufala della Kyenge contro i mercatini di Natale diffusa dalle reti di Saolini per “scaldarsi” prima di una conferenza sulle Fake News

 

“Libertà di espressione” e responsabilità

Dire che Saolini debba sparire dal web è sbagliato. Devo dire che tanto talento è ampiamente sprecato e risulta purtroppo dannoso.

Poco prima avevo citato l’esempio della bufala dei mercatini di Natale associata alla Kyenge, ma quella della nave Aquarius non è tanto diversa. Visto quanto riportato nel video sul conto della nave e del suo equipaggio, poco importa che abbia scritto male il nome perché nel discorso fa proprio riferimento alla nave coinvolta negli scandali delle scorse settimane, di fatto la ONG potrebbe procedere per vie legali di fronte alle falsità diffuse nei loro conti senza alcuna base satirica.

In merito a questa problematica posso fare l’esempio di Matteo Salvini che, in seguito ad una bufala ritenuta “satirica” nei suoi confronti, si è visto vittorioso nella causa penale in secondo grado in cui l’autore della “fake news” ha subito una condanna molto salata:

Al centro del contenzioso c’era il post pubblicato dal blogger il 25 aprile 2015. Il titolo recitava: «Salvini: “Al sud non esistono partigiani perché non avevano le palle per combattere. Sono dei vigliacchi”». Un post, come riportato nella querela, che scatenava numerosi commenti nel blog ed aveva anche un’ampia diffusione in rete.

[…]

In primo grado il blogger, era stato assolto: il giudice aveva in sostanza riconosciuto che si trattava di un post di satira. «Un giovane ingegnere che si diverte a prendere un po’ in giro i politici attraverso una satira non certamente offensiva per come accertato dal Tribunale di Trento», aveva commentato il suo avvocato.

Ma la sentenza pronunciata nel novembre 2016 era stata impugnata dalla procura generale. E la Corte d’appello, presieduta dalla giudice Daniela Genializzi, in riforma della precedente decisione di primo grado, ha condannato l’autore di quel post. «Un fatto doppiamente falso – evidenzia l’avvocato Eccher – Mai quelle frasi sono state pronunciate dall’onorevole Salvini. Inoltre – aggiunge – falso è il contenuto per assenza di corrispondenza ai fatti della storia».

Anche in quel caso chi aveva condiviso la bufala voleva crederci, ne era convinto anche perché già propenso ad andare contro il leader leghista. La falsità non ha fatto altro che rafforzare la sua posizione nei suoi confronti, ma allo stesso tempo può aver condizionato anche altri a seguire la linea dell’indignazione ritrovandosi la condivisione di qualcosa di ritenuto “vero” dagli amici e/o conoscenti.

 

La “nuova” satira?

In merito alla satira:

Il profilo Facebook ufficiale della Lega l’ha definita un comico in cerca di notorietà.
«Sì ma non mi sento davvero tale. Faccio satira, forse la definirei nuova satira, questo sì. Ma il pubblico non è ancora pronto. C’è una radio importante che mi ha contattato per farmi avere un format tutto mio, ma io li ho avvertiti: se lo faccio mi arrestano. Mi metterei a dare istruzioni su come si abbandonano i cani».

Quella di Saolini non è satira. Alimentare un clima d’odio dettato dall’intolleranza e dal razzismo non è satira. Già quest’ultima è stata completamente snaturata dal suo significato a causa di siti bufalari e razzisti che si nascondevano dietro il disclaimer “questo è un sito satirico” diventato a sua volta la scusante di coloro che ci cascavano e di chi diffendeva il loro operato. Insomma, “è satira e voi non capite niente“, ecco come fornire una risposta a queste persone per difendersi dalla corretta informazione e dall’educazione che cerchiamo di diffondere per contrastare questi fenomeni.

Sul tema satira possiamo leggere le dichiarazioni di Stefano Antonucci, fumettista satirico e autore di “Quando c’era Lui” e “Il Piccolo Führer“, e l’autore satirico Marco Tonus riportate su Vice.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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