Il 31 luglio 2018 alle 10:40 viene pubblicato il seguente tweet da parte di Anna Rita Leonardi del Partito Democratico:
Milano Marittima, ore 3.30 di notte.
Un ministro della Repubblica completamente ubriaco.
Del resto, si capiva già dalle sue parole…
#razzismo #BastaRazzismo #SalviniDimettiti
Su una linea simile, nella speranza di farci la battuta, la pagina Facebook “Il golpe Gentiloni” pubblicava poco prima (alle 14:01) il seguente post:
– MINISTRO PROGRAMMI PER STASERA?
– PAPEETE, SBOCCIO IN RIVIERA E KEBAB DA FARUQ
A pubblicare la foto due ore prima, alle 10, fu la pagina Facebook “W il PD“:
‘Il rispetto istituzionale’
Ministro Italiano, alle 3:30, in una famosa discoteca Romagnola – anno 2018.
(…poi parlano di Juncker!)
Il Signor Distruggere criticò il post della Anna Rita ricevendo la seguente risposta:
Signor Distruggere: “Io sono la cosa più lontana da Salvini (e lo sapete), ma dove sta l’alcool in questa foto? A me sembra solo una foto fatta a tradimento di un signore che alle 3 di notte si strafoga un panino. Avrei preferito leggere che era ubriaco l’altro giorno quando ha quotato Mussolini.”
Anna Rita: “Lo era certamente anche in quel momento. Ps. Che era ubriaco lo hanno detto i presenti che hanno scattato la foto ?“
Non sto a perdere tempo se Matteo Salvini era realmente ubriaco oppure no, la questione cruciale è un’altra. Ora fermiamoci per un secondo e poniamoci le prossime domande:
- Matteo Salvini era ubriaco durante un momento istituzionale?
- Matteo Salvini non ha il diritto di divertirsi come vuole nel suo tempo libero?
- Matteo Salvini ha commesso qualche reato in stato di ebrezza?
- Matteo Salvini ha creato problemi nel locale o a persone in seguito ad un presunto stato di ebrezza?
- Risulta che Matteo Salvini sia un alcolizzato?
- Matteo Salvini lo si combatte con questi mezzi?
- Si risponde in questa maniera alle accuse di alcolismo a Juncker?
Alle sette domande la stessa risposta: no.
Per queste ragioni definisco il tutto un vero e proprio “epic fail” comunicativo che ora viene sfruttato per dare contro al partito di cui fanno parte i condivisori.
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