Oltre 25 mila condivisioni dal 4 settembre 2018 per il post Facebook di Silvestro Romano, politico già candidato al Comune di Roma nel 2016:
CREDO CHE QUESTO DOCUMENTO SIA SUFFICIENTE PER CAPIRE L’ARIA CHE FIN QUI ABBIAMO RESPIRATO SENZA ENTRARE NEL VORTICE DELLE POLEMICHE POPULISTE!
Questo “documento” lo vedo circolare online dal 2013 e sostiene che un cittadino extracomunitario, sposato con 4 figli, percepisce quasi 2000 euro al mese senza lavorare grazie a 3 interventi previsti dalla Provincia autonoma di Trento (reddito di garanzia, assegno regionale e contributo per il canone di locazione). A sostegno del “documento” circolava anche un articolo di Mattinonline dello stesso anno:
Dal 2009 in Trentino è stato introdotto il reddito di garanzia che concede a chi ne ha i requisiti, un sostegno economico. Sommandosi ad altri aiuti permette agli immigrati di ricevere 2000 € senza lavorare.
[…]
E così ecco che nella provincia di Trento vi siano cittadini extracomunitari con guadagni di oltre 2000 euro al mese, che alloggiano in case popolari e che incassano ulteriori sussidi e agevolazioni. Mentre alle famiglie italiane tutti questi aiuti vengono negati.
La frase “mentre alle famiglie italiane tutti questi aiuti vengono negati è una balla clamorosa, ma lo spieghiamo a breve.
Il reddito di garanzia
Il reddito di garanzia esisteva (attualmente sarebbe ricondotto nell’assegno unico provinciale) ed era in vigore dal 2009 con requisiti ben specifici:
- residenza in un comune della provincia di Trento da almeno tre anni al momento di presentazione della domanda con riferimento anche ad uno solo dei componenti ICEF inferiore a 0,13, determinato secondo le modalità previste (ICEF attualizzato)
- sottoscrizione di un impegno alla ricerca attiva di un lavoro e dichiarazione di disponibilità immediata all’accettazione di un impiego (per tutti i componenti che non lavorano, pur essendo in grado di farlo)
Non solo la persona che lo richiede doveva essere residente in provincia di Trento da almeno tre anni, ma ecco i requisiti che smontano completamente quell’insulsa frase “senza lavorare” aggiunta a fine del “documento” diffuso tramite i social:
DESTINATARI
– nuclei familiari nei quali al momento della domanda è presente almeno un soggetto che:
- lavora
- ha perso il lavoro per motivi non dipendenti dalla sua volontà ed ha maturato almeno due mesi di contribuzione obbligatoria a decorrere dal 1° gennaio dell’anno precedente la presentazione della domanda
- è in cerca di occupazione da meno di 6 mesi a seguito di fuoriuscita dal nucleo di altro componente produttore di reddito da lavoro
– nuclei familiari composti esclusivamente da persone oltre i 60 anni, se donne e oltre i 65 anni, se uomini
Quanto durava l’intervento della provincia di Trento? Inizialmente 4 mesi, con un massimo di 3 rinnovi.
Assegno regionale al nucleo familiare
Anche in questo caso troviamo su Web Archive la guida della provincia di Trento. Anche in questo caso i requisiti sono ben chiari:
- per i cittadini italiani: residenza in un comune della Provincia di Trento; per gli altri cittadini comunitari: residenza in un comune della Provincia di Trento oppure domicilio in un comune della Provincia di Trento in quanto presta la propria attività lavorativa in Provincia di Trento; per i cittadini extracomunitari: residenza di almeno 5 anni in un comune della Regione Trentino Alto-Adige (in questo caso la domanda è presentata alla Provincia ove si ha la residenza).
- appartenenza ad una delle seguenti categorie:
– lavoratori dipendenti;
– disoccupati e iscritti nelle liste di mobilità;
– lavoratori autonomi iscritti nelle rispettive gestioni speciali INPS o iscritti nella gestione separata, ad esclusione dei componenti degli organi d’amministrazione e controllo delle società e dei partecipanti a collegi e commissioni;
– liberi professionisti;
– pensionati;
– non essere iscritti a forme di previdenza obbligatoria
Contributo sul canone di affitto
Nel sito Trentinosociale.it troviamo i requisiti e la somma massima di 300 euro mensili:
- cittadinanza dell’Unione Europea; oppure possesso di permesso di soggiorno CE oppure possesso di permesso di soggiorno attestante l’esercizio di una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo o l’iscrizione nelle liste dei Centri per l’impiego.
- residenza anagrafica in un Comune della provincia di Trento in via continuativa da almeno 3 anni, alla data di presentazione della domanda; oppure iscrizione all’AIRE da almeno 3 anni da parte di un emigrato trentino.
Alle famiglie italiane tutti questi aiuti vengono negati? No
La frase del Mattinonline è una balla clamorosa. Basta leggere l’interrogazione 5611 del 2013 del consiglio della provincia di Trento:
Nell’interrogazione 5611 ci si chiede, alla luce dell’attuale difficile congiuntura economica, quanto delle tasse pagate dai trentini, ritorni poi ai trentini attraverso azioni a loro mirate. In particolare il documento chiede di conoscere una distinzione dei contributi assegnati a trentini e stranieri e quante persone o famiglie trentine in difficoltà vengano supportate e in che misura. Premesso che in Trentino è la residenza e non la cittadinanza a fare la differenza nell’erogazione di contributi, con un periodo minimo di tre anni, a garanzia di una integrazione nel tessuto economico e sociale (aspetto di fatto messo in discussione attualmente sia dalla Corte europea che dai governi che si sono succeduti in questi anni), l’assessore competente ha fornito i numeri del fenomeno richiesti dall’interrogante: l’assegno una tantum sul potere d’acquisto è erogato a 25.982 residneti di nazionalità italiana, 1.298 cittadini non italiani, ma comunitari e 4.240 cittadini di provenienza extraeuropea. Per quanto riguarda le famiglie numerose il numero di nuclei beneficiari italiani è 4.606 contro 113 comunitari e 1.313 extracomunitari. Il reddito garanzia è erogato a 6.000 residenti italiani, 719 comunitari e 6.240 extracomunitari, l’assegno al nucleo famigliare va a 18.032 nuclei di cittadinanza italiana, 973 europea extra Italia e 3.911 nuclei extracomunitari. Quanto alla povertà e al tema delle famiglie in stato di bisogno, se consideriamo i parametri nazionali e cioè il reddito annuo di 6.712 euro per individuo, il 3,8% della popolazione trentina vive al di sotto di questa soglia, contro il 12,8% del resto dell’Italia. Se assumiamo una soglia maggiore, sugli 8.000 euro, la percentuale passa a circa il 10% della popolazione.
Conclusioni
Come possiamo ben vedere, si tratta di un caso di disinformazione basato sulla discriminazione e sulla presunzione che certi “privilegi” siano concessi solo agli extracomunitari “senza lavorare“.
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