Circola online una tabella e dei grafici tratti dall’articolo de Il Tempo intitolato “Boom di reati degli stranieri“:
L’articolo riporta in evidenza che “su 434 persone 83 sono state uccise da immigrati” (prima informazione scorretta, i dati della tabella parlano di denunce e non di numero di vittime) e che nel totale ci sarebbe un aumento dei reati del 4,5% rispetto al 2017 (Il Sole 24 Ore ne parlò ad agosto, citando però un aumento del 4,7%).
Prima di procedere bisogna fare una premessa importante. Come nel caso delle segnalazioni relative alle reazioni avverse dei vaccini, c’è bisogno di comprendere che le statistiche riportate fanno riferimento alle denunce ricevute dalle autorità. Che piaccia o meno, una denuncia non equivale a una condanna e il tutto deve essere provato in tribunale. Questo vale non solo per gli stranieri citati nella tabella, ma anche per i “non citati” e presenti cittadini italiani (se su 434 denunce 83 sono rivolte a stranieri potete intuire la nazionalità del restante).
I dati dubbiosi e superficiali
Nella tabella si parla di stranieri in generale. I denunciati, dunque, potrebbero essere anche cittadini comunitari e non per forza extracomunitari sbarcati dalle navi della Guardia Costiera o da navi civili (ONG e altro). Potrebbe essere un francese, un tedesco, un turista o un soldato americano, un uomo d’affari canadese, ma essendo il dato molto generale è scorretto usare tale tabella e i suoi dati per sostenere un aumento delle denunce legate all’immigrazione via mare e i richiedenti asilo.
Non sarà per niente piacevole, ma per due motivi dovrò trattare una delle tipologie di reato citate nell’articolo de Il Tempo, quella relativa alle violenze sessuali:
E proprio nel caso di omicidi e stupri, i numeri offrono ancora un quadro preoccupante. Da gennaio a giugno di quest’anno, su 434 omicidi volontari, 83 sono stati commessi da stranieri (il 19,1%), mentre le violenze sessuali sono il 41,6% di quelle commesse (964 su 2319).
Per trattare questo punto dovrò citare anche un’altra tipologia di reato denunciato, quella relativa alle lesioni dolose. Nella tabella osserviamo che nel 2017 le denunce per lesioni dolose erano 1068, mentre nel 2018 si evidenzia una crescita vertiginosa arrivando a 25374 denunce, contrariamente alle violenze sessuali che partono dalle 26718 denunce del 2017 a ben 2319 nel 2018. Una salita e una discesa vertiginosa, ma siamo sicuri che non siano stati scambiati per sbaglio i dati nella tabella?
Per trovare risposta dovremmo avere le fonti usate da chi ha preparato la tabella e i grafici (di questi parleremo dopo). Ora passo alla parte più fastidiosa, ribadendo (per i lettori più “caldi” e sempre se questi leggono e comprendono un testo nonostante la loro emotività) che un reato è reato indifferentemente dalla nazionalità dell’autore e della vittima.
Siamo consapevoli del consolidato slogan della difesa della donna italiana dallo stupratore straniero (identificato come quello con la pelle scura come la pece, mentre la sua vittima è bianca con i capelli biondi). Si parla di percentuali su un generico “violenze sessuali” (tabelle più dettagliate differenziano tra stupro, tentato stupro, molestie e via dicendo), si punta il dito contro lo straniero e soprattutto all’autore del reato senza considerare i dati relativi alle vittime e al contesto.
Per comprendere possiamo osservare i dati pubblicati nel 2015 dall’Istat (citati per alcune polemiche relative al 2017) dove possiamo notare i casi denunciati per stupro, dove la maggior parte dei denunciati sono persone conosciute (soprattutto partner ed ex partner), mentre in percentuali più basse sono sconosciuti. Detto questo, è brutto da dire ma bisogna specificarlo di fronte a questa differenziazione nazionalista insistente, non vengono citate le percentuali relative alle vittime che potrebbero essere straniere quanto il denunciato:
Le forme più gravi, come stupri e tentati stupri, sono invece più diffuse tra le straniere (7,7% e 5,1%). Ciò significa che le italiane subiscono soprattutto violenze sessuali meno gravi, come le molestie, soprattutto da parte di sconosciuti. Le donne straniere, contrariamente alle italiane, subiscono soprattutto violenze (fisiche o sessuali) da partner o ex partner (20,4% contro 12,9%) e meno da altri uomini (18,2% contro 25,3%). Le donne straniere che hanno subìto violenze da un ex partner sono il 27,9%, ma per il 46,6% di queste, la relazione è finita prima dell’arrivo in Italia.
Considerando le prime sei cittadinanze di straniere residenti in Italia, le donne che hanno subìto più violenze sono le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) (Prospetto 6). Seguono le donne marocchine (21,7%), albanesi (18,8%) e cinesi (16,4%). La violenza fisica è più frequente di quella sessuale per tutte le cittadinanze straniere, in controtendenza rispetto a quanto rilevato per quella italiana, che presenta una maggiore incidenza di violenze sessuali, attribuibile in massima parte alla elevata percentuale di molestie. Gli stupri e i tentanti stupri sono molto più frequenti tra le donne moldave (11,7%).
Sempre ricollegandoci agli slogan della “difesa della donna bianca, bionda e italiana” (dall’immigrato di colore sbarcato e via dicendo) non sappiamo neppure se il partner della vittima (italiana o straniera) sia della stessa nazionalità (o di due nazionalità straniere) o diversa del violentatore (per intenderci, a stuprare la donna straniera potrebbe essere stato il partner o l’ex di nazionalità italiana o viceversa).
Sono consapevole che certe analisi possono far arrabbiare, soprattutto da parte di chi potrebbe ritenere come insensibile parlare della nazionalità delle vittime o differenziare il tipo di violenza subita (stupro, molestia e via dicendo), non è facile fare ragionamenti razionali e non emotivi. Questo serve per far comprendere che il tema è molto complesso e bisogna considerare molte variabili che potrebbero confermare o smentire diverse tesi accusatorie e di propaganda.
I grafici fatti male (molto male) e non solo
Per concludere, bisogna segnalare un inganno visivo presente nella tabella informativa de Il Tempo. Se osservate bene, i grafici in rosso dovrebbero essere corrispondenti alle percentuali riportate nella tabella, ma sono sbagliati. Per fare un esempio, nel caso dei denunciati per stupefacenti (35,8% nel 2017 e 51% nel 2018) il segno copre oltre la metà dello spazio (superando dunque il 50%) percependo dunque un valore superiore rispetto a quello citato. Ecco l’esempio:
Ancora problemi legati alle percentuali:
Notate che nella prima riga e nella terza viene riportato lo stesso numero dei denunciati totali e lo stesso numero di stranieri, ma cambiano le percentuali: su 521 denunciati e 85 stranieri la prima percentuale è del 16,3% mentre nella terza riga diventano 26,3% (i grafici non commentiamoli nemmeno, parlano da soli). Qualche riga più sotto (che riguarda le violenze sessuali) leggiamo 26718 denunciati di cui 7052 stranieri, ma la percentuale risulta essere 26,4% e non 35,9% (altrimenti gli stranieri denunciati sarebbero circa 9591), cambiando notevolmente (in negativo per la parte straniera) il confronto con il 2018 nel caso in cui i dati con le denunce per lesioni dolose fossero stati erroneamente scambiati.
Conclusioni
Ogni volta che ci si vuole occupare di un problema, come quello della criminalità, bisogna farlo in maniera corretta. In questo modo si crea soltanto altra confusione (facendo saltare dalla sedia le tifoserie in un continuo “botta e risposta infinito“) e ulteriore rabbia nei confronti non solo negli stranieri, ma in particolare nei migranti richiedenti asilo. Se vogliamo dirla tutta, c’è chi potrebbe porre l’associazione dell’aumento delle denunce con un “aumento degli sbarchi“, ma se dovessimo osservare un dato concreto possiamo parlare dei dati relativi alle carceri italiane dove più della metà degli stranieri sono di nazionalità marocchina (18,5%), albanaese (12,5%), rumena (12,7%) e tunisina (10,5%), nazionalità che non vanno propriamente per la maggiore negli sbarchi.
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