Dalla scorsa settimana (intorno al 26 settembre 2018) circola un curioso meme che prende di mira Alessandro Di Battista, il tutto scritto in lingua spagnola:
NO LO DEJEN ENTRAR
!ALERTA¡
A TODAS LAS COMUNIDADES Y RESISTENCIAS NUESTROAMERICANAS, CUIDADO, ESTE SENOR, ALESSANDRO DI BATTISTA, ESTA VIAJANDO POR CENTRO AMERICA HACIENDO REPORTAJES Y FOTOS SOBRE LOS PROCESOS DE RESISTENCIA. SE PRESENTA COMO COOPERANTE DE IZQUIERDA, EN REALIDAD ES EL LIDER DEL M5S, PARTIDO ITALIANO QUE ESTA AL GOBIERNO, EL CUAL SOSTIENE POSICIONES FASCISTAS Y RACISTAS EN CONTRA DE MIGRANTES AFRICANOS, ASIATICOS Y LATINOAMERICANOS.
La prima cosa che noto è l’errore di scrittura evidente per chi parla e scrive in spagnolo: i punti esclamativi. In spagnolo le domande e le esclamazioni iniziano con il punto di riferimento capovolto, ma in questo caso nell’esclamazione “!ALERTA¡” li troviamo invertiti. Un errore veramente grossolano che raramente ho visto fare in vita mia da dei madrelingua spagnolo castellano.
Venne condiviso anche via Facebook, anche questo con lo stesso errore:
L’articolo di Repubblica e il pretestuoso “tam tam”
Quando leggiamo “tam tam social” il primo pensiero che ci viene in mente è la consistente diffusione di un messaggio tramite un social network, ma tra poco capirete che non è questo il caso.
Ecco il tweet del 28 settembre di Repubblica dove si annuncia l’articolo “America Latina, tam tam social contro Di Battista: “Fascista, vattene dall’America latina”“:
#AmericaLatina, tam tam social contro #DiBattista: “Fascista, vattene” #dibattistafueraya
L’articolo di Repubblica rilancia un hashtag “#dibattistafueraya” troppo debole per parlare di “tam tam” (lo capiremo tra poco). Non riporta alcun dato a sostegno di questa diffusione ritenuta così importante da scriverci un articolo, mentre riporta come punto di riferimento del meme il seguente tweet di “Nino Buenaventura” (che presenta un altro hashtag molto generico, “#nolodejenentrar“):
@ale_dibattista es un politico de un partido que hace parte del gobierno racista y de ultraderecha italiano. Aprovechándose de la hospitalidad de las comunidades centroamericanas intenta aparentar ser de izquierda mientras colabora con los fascistas. #nolodejenentrar
Per quanto riguarda l’hashtag “#dibattistafueraya“, il primo tweet viene pubblicato il 26 settembre 2018 alle ore 17:50 da “Perez Gallo“:
Alessandro #dibattista, un líder del #Movimento5Stelle, está viajando #Centroamérica presentándose como solidario,viajero,hippie en las comunidades. Pero su partido está gobernando #Italia con alianza fascista y políticas racistas y antimigrantes.
Rolen la voz: #DiBattistaFueraYa
Solo dopo l’articolo di Repubblica inizia il “tam tam social” dell’hashtag “#dibattistafueraya” via Twitter, ma è prevalentemente italiano (i latini risulterebbero estremamente pochi).
L’hashtag #dibattistafueraya
Quanto ha influito l’hashtag “#dibattistafueraya” su Twitter? Ve lo spiegherò con i dati forniti da Crimson Hexagon e The Fool.
Ci son stati 7520 post fino al primo ottobre con un picco il 28 settembre, giorno della pubblicazione dell’articolo di Repubblica:
Come potete ben notare, prima degli articoli di Repubblica e altri media italiani non vi era un evidente diffusione dell’hashtag. Basta guardare i dati fino al 27 settembre, dove i post erano appena 114:
Dove è stato maggiormente diffuso? In Italia, mentre in Messico appena un punto percentuale sui 7520 post precedentemente citati per tutto il periodo fino al primo ottobre:
Ecco, invece, come sono distribuiti geograficamente i 114 post pubblicati prima del 28 settembre 2018:
Parlare di un “tam tam social” in America Latina, come potete vedere, è veramente pretestuoso. Non possiamo però sapere quanto possa essere avvenuto nel “dark social” (come la messaggistica privata, Whatsapp e email ad esempio).
In seguito alle critiche, Repubblica aggiorna l’articolo e quel “America Latina” scompare dal titolo:
C’è chi ha parlato di una fake news, in realtà non si tratta di una bufala ma di un’iniziativa partita da attivisti italiani che vivono in Messico, per lavoro o per motivi di ricerca.
A parte dover contestare l’uso improprio del termine “fake news” per ogni cosa, il meme esiste ed è partito da utenti italiani (non da messicani o latino americani) ma definirlo “tam tam” è veramente pretestuoso.
Gli autori
Chi ha creato il meme? Cerchiamo di fare un elenco delle condivisioni pubbliche più significative del meme in ordine cronologico:
- l’account Twitter “Nino Buenaventura” pubblica un tweet in spagnolo il 26 settembre alle ore 21:12 (quello con l’errore del punto esclamativo);
- la pagina Facebook “Nodo sociale” pubblica un post in italiano (la pagina pubblica anche post in lingua spagnola) il 26 settembre alle ore 21:35;
- Repubblica diffonde un articolo il 28 settembre alle ore 10:34 usando il meme di “Nino Buenaventura” e citando un presunto “tam tam social“;
- il sito Lamericalatina.net pubblica un articolo il 29 settembre dove gli autori del meme si presentano.
Bisogna precisare che sono stati degli italiani a lanciare l’hashtag e l’attacco a Di Battista, non i latino americani. Fabrizio Lorusso è docente universitario e scrive per diverse testate o siti messicani (Desinformémonos, La Jornada Impresa e Zona Franca Noticias) e italiane (Espresso, Manifesto e Huffpost). Perez Gallo, leggendo il profilo Twitter, sarebbe dottorando “tra Messico e Brasile“, anche Nino Buonaventura sarebbe dottorando in Messico.
Risulta evidente la rivendicazione da parte degli autori nel sito Lamericalatina.net (dove scrivono tutti e tre):
Intanto ci presentiamo: siamo un gruppo di persone, attivisti e attiviste italiane che vivono in Messico, e tra noi alcuni fanno riferimento al collettivo Nodo Solidale, altri al blog L’America Latina. Quando abbiamo letto il reportage intitolato “I nuovi zapatisti con la Coca-Cola”, uscito sul Fatto Quotidiano il 23 settembre a firma di Alessandro Di Battista, abbiamo sentito l’esigenza di avvisare le comunità e le resistenze con cui abbiamo contatti politici, costruiti in anni di permanenza e lavoro sul campo sia come attivisti sia come ricercatori, su chi fosse costui. Si tratta infatti di un personaggio che, approfittando della generosa ospitalità dei popoli di queste terre, entra in incognito nelle comunità in resistenza per raccogliere informazioni, scattare fotografie e, infine, scrivere articoli di dubbia veridicità, fare pubblicità a se stesso e indirettamente legittimare le politiche razziste e xenofobe dell’attuale governo italiano, guidato da un partito di cui è stato fondatore e di cui è tuttora un esponente molto in vista. Abbiamo deciso di avvisare le comunità perché in America Centrale hanno altro a cui pensare e non conoscono i volti e i profili politici della politica italiana.
Non solo, nell’articolo avevano criticato anche i giornalisti italiani:
I giornali italiani, con titoli come “Fascista vattene” o “Una taglia sul pentastellato” hanno strumentalizzato e travisato il nostro messaggio, tanto che sui social network siamo stati accusati di diffondere fake news. Per questo motivo, prima di tutto ci sembra opportuno offrire una traduzione corretta in italiano del testo incriminato:
“Allerta! A tutte le comunità e resistenze nuestroamericane. Attenzione. Questo signore, Alessandro Di Battista, sta viaggiando per il Centroamerica facendo reportage e foto sui processi di resistenza. Si presenta come un cooperante di sinistra, ma in realtà è un leader del M5S, partito italiano che è al governo, il quale sostiene posizioni fasciste e razziste contro migranti africani, asiatici e latinoamericani.”
Come si può notare, nel testo gli attributi di “fasciste e razziste” sono riferiti alle politiche dell’attuale governo italiano e non alla persona di Di Battista. L’obiettivo del nostro intervento, ripetiamo, è stato quello di comunicare alle comunità locali il ruolo di Di Battista nella politica italiana, affinché potessero prendere una decisione informata sul lasciarlo entrare o meno nei propri spazi. Non vi è quindi nessuna campagna di diffamazione né alcuna news da dichiarare fake, dato che si fa riferimento a cose scritte dallo stesso Di Battista sul Fatto Quotidiano. Inoltre, in nessun modo si è voluto far credere che l’avviso fosse stato ideato e diffuso dalle comunità locali, così come sostenuto da chi ci accusa. Se l’avviso non è rivendicato da una firma, non è per giocare su tale ambiguità, ma perché non siamo alla ricerca di pubblicità personale.
Il sito Lamericalatina.net pubblica il primo ottobre 2018 un articolo in lingua spagnola (a firma “perezgallo“) rivolto ai loro lettori dei paesi latini.
Conclusioni in sintesi
Il meme e l’hashtag è partito da utenti italiani, non sa messicani o altre persone di nazionalità latino americana. Non era tanto rilevante a livello social da tenerlo in considerazione. Il tutto è diventato in qualche modo “virale” grazie ai media.
Osservazioni sulle reazioni
Questa storia ha elevato i toni di molti esaltati, da una parte e dall’altra. Molte persone non hanno più il senso del limite, accusano di fascismo l’avversario senza rendersi conto di volerlo scomparire, censurarlo a dir poco. Molti si sono persi, sono difficili da recuperare, altri hanno ancora speranza. Al posto di Repubblica non avrei scritto un articolo del genere, i risultati di un brutto giornalismo sono questi.
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