Il giornalista e i social

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Ognuno si prende la responsabilità di ciò che dichiara e condivide online, una regola che vale per tutti e in particolar modo a chi ha un ruolo che implica una credibilità nei confronti del proprio pubblico. In questo articolo volevo parlarvi dell’audizione di Marcello Foa presso la Commissione di Vigilanza Rai del 26 settembre 2018 dove risponde alle critiche riguardo ai suoi retweet (qui trovate il video completo pubblicato sul sito della Camera):

Ecco la trascrizione della sua difesa:

Più volte è stato citata la questione dei retweet. Io credo che la questione retweet va trattata in maniera professionale. In che senso? Nel senso che un giornalista esprime le sue opinioni attraverso i suoi articoli. I social hanno questa caratteristica che inducono alla scelta impulsiva magari perché ti piace un titolo, perché in quel momento hai anche uno stato d’animo. È un problema che è stato affrontato tante volte anche a livello universitario. Quindi i retweet di qualcuno, in cui magari in quel momento non sai neanche chi è, non è significativo di adozione… di un’adesione incondizionata in quel che c’è scritto nel tweet, è che semplicemente in quel momento vai tipo a sembrare interessante come opinione da valutare. Questa è una cosa molto importante, c’è una differenza molto netta tra quel che uno scrive e quel che uno retwitta nell’ambito dei social.

Ciò che non riconosce Marcello Foa, in questa sua difesa, è l’importanza della credibilità e la responsabilità che si hanno nei confronti di chi lo segue o di chi lo seguirà grazie al suo attuale ruolo. Quante volte condividete un contenuto perché lo ha condiviso una persona che ritenete attendibile? Quante volte avete criticato qualcuno, che non sia Foa, perché ha condiviso una bufala o un articolo ricco di disinformazione su un argomento e lo avete accusato di voler fornire una pessima informazione a chi lo segue?

Un tweet dove condivide Infowars

Cito spesso la questione dell’impulsività, da anni parlo di “condivisioni compulsive” che scattano nel momento in cui con quel pollice opponibile, dopo lunghe scrollate nel cellulare, si posa sul tasto “condividi” senza ragionare sui pro e contro. Questo modo di fare agevola la diffusione di bufale e disinformazione, così come le altre situazioni che ha riportato durante l’audizione lo stesso Foa, ossia perché quel contenuto “piace” e per il proprio stato d’animo. Le falsità piacciono quando confermano un’idea e rispondono alle emozioni che si provano di fronte ad un argomento.

Tenendo ancora conto della credibilità e di ciò che si “impara” da chi si ritiene affidabile, la sua risposta in audizione potrebbe essere usata anche da altri che si comportano come lui usando come esempio proprio la giustificazione che ha fornito in audizione dicendo “non ho fatto nulla di male, lo ha spiegato molto bene anche il Presidente della Rai, informati!“.

Un tweet dove condivide con “La risata della buonanotte” un tweet che prende in giro una collega

Detto questo, in merito alla frase “un giornalista esprime le sue opinioni attraverso i suoi articoli“, ricordo quanto riportato nel “Testo unico dei doveri del giornalista” dove all’articolo 2 “Fondamenti deontologici” leggiamo al punto 7:

Articolo 2
Fondamenti deontologici
Il giornalista:

  1. difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti;
  2. rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia;
  3. tutela la dignità del lavoro giornalistico e promuove la solidarietà fra colleghi attivandosi affinché la prestazione di ogni iscritto sia equamente retribuita;
  4. accetta indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali, purché le disposizioni non siano contrarie alla legge professionale, al Contratto nazionale di lavoro e alla deontologia professionale;
  5. non aderisce ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l’articolo 18 della Costituzione né accetta privilegi, favori, incarichi, premi sotto qualsiasi forma (pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, regali, vacanze e viaggi gratuiti) che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità;
  6. rispetta il prestigio e il decoro dell’Ordine e delle sue istituzioni e osserva le norme contenute nel Testo unico;
  7. applica i principi deontologici nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network;
  8. cura l’aggiornamento professionale secondo gli obblighi della formazione continua.

I social non sono un “far west“, vale anche per i giornalisti non solo per i loro articoli e attraverso ogni altro mezzo di comunicazione da loro utilizzati (inclusa la televisione).

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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