A Torre Maura non ci sono immigrati che hanno gettato del cibo nei cassonetti, non abbiamo riscontrato atti di vandalismo o cassonetti bruciati per protesta da parte delle cosiddette «risorse», così come le forze dell’ordine non hanno dovuto tenere sotto controllo persone provenienti da altri paesi perché «pretendono» qualcosa. A Torre Maura sono stati i residenti a bruciare i cassonetti e a gettare a terra il pane destinato anche a dei bambini, colpevoli di appartenere a un etnia diversa dalla loro, costringendo le forze dell’ordine a vigilare affinché la situazione non degenerasse ulteriormente.
«Non siamo razzisti», dicono i residenti, ma di fatto se la prendono contro delle persone per il fatto di essere Rom. Alcuni di loro potrebbero far parte di quelli che risultano essere cittadini italiani da generazioni, ma questo non conta più nulla. I bambini ospitati a Torre Maura sono stati di fatto etichettati, ulteriormente emarginati, accentuando quella ghettizzazione che porterà a rafforzare le divisioni e dell’odio reciproco.
«Non sono razzista, a me non interessa che siano rom, potrebbero pure essere gialli, non mi cambia niente. La verità è che abbiamo già tanti problemi», sostiene uno dei residenti che cerca di smarcarsi dalle accuse di razzismo. Che i cittadini di Torre Maura si sentano abbandonati dalle istituzioni è evidente, istituzioni che dovrebbero evitare a tutti i costi una pericolosa «guerra tra poveri» dove chi protesta più forte o chi compie la nefandezza più ignobile ottiene ciò che vuole.
Se otteniamo risposte e azioni dalle istituzioni gettando il cibo per strada, bruciando cassonetti e costringendo le forze dell’ordine sotto pressione non stiamo dimostrando civiltà e diamo un pessimo esempio.
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